Riapre il manicomio di Roma Capitale? La denuncia della Consulta per la salute mentale

Nell'ex ospedale psichiatrico Santa Maria della Pietà, inaugura una struttura residenziale per disturbi del comportamento alimentare, nel Padiglione degli “Agitati uomini”. La Consulta: “Non è consentito il reimpiego degli ex Ospedali Psichiatrici per attività connesse ai Servizi per la salute mentale e quindi non può essere accettato riaprire alla residenzialità psichiatrica i padiglioni dismessi”

Riapre il manicomio di Roma Capitale? La denuncia della Consulta per la salute mentale

Non si chiamerà manicomio, ma potrebbe somigliargli molto: l'ex Ospedale psichiatrico di Roma ha riaperto, ieri, il suo Padiglione 14, un tempo riservato agli “Agitati uomini” e ora destinato a struttura residenziale per disturbi del comportamento alimentare. Un'operazione, questa, che non piace affatto alla Consulta regionale per la salute mentale, che “ha deciso all’unanimità di rendere pubblico il proprio dissenso, sconcerto e dolore. Colpisce e ferisce, oltre la evidente violazione di legge, la scelta della data di inaugurazione proprio a ridosso della ricorrenza del 13 maggio 1978, giorno in cui l’approvazione della legge 180 ha reso orgogliosamente l’Italia l’unica nazione al mondo senza manicomi. Almeno fino a ieri”.

Denuncia, la Consulta, la violazione delle normative nazionali relative al riuso delle aree e degli edifici degli ex ospedali psichiatrici: “Non è consentito il reimpiego delle aree e degli edifici degli ex Ospedali Psichiatrici per attività connesse ai Servizi per la salute mentale – ricorda Daniela Pezzi, presidente della Consulta - e quindi non può essere accettato riaprire alla residenzialità psichiatrica i padiglioni dismessi”. Sulla base delle norme nazionali (ultima la Legge 23 dicembre 2000, n.388), infatti, “i beni mobili e immobili degli Ospedali Psichiatrici (OP) dismessi possono essere utilizzati per attività di carattere sanitario, purché diverse dalla prestazione di Servizi per la salute mentale o dalla degenza o ospitalità di pazienti dimessi o di nuovi casi, ovvero possono essere destinati dall’Azienda Unità Sanitaria Locale (AUSL) competente alla produzione di reddito, attraverso la vendita, anche parziale, degli stessi con diritto di prelazione per gli enti pubblici o la locazione. I redditi prodotti sono utilizzati per l’attuazione di quanto previsto dal Progetto Obiettivo Nazionale 'Promozione e tutela della salute mentale', per interventi nel settore psichiatrico, e dai relativi Progetti regionali di attuazione'. Gli stessi contenuti – osserva ancora Pezzi - sono stati ribaditi anche dal Consiglio di Stato (sentenza n.1422 del 2003), che ha confermato per gli ex Ospedali Psichiatrici un utilizzo reddituale escludendo l’uso psichiatrico”.

Al tempo stesso, la Consulta riconosce la necessità e “l’urgenza che su tutto il territorio regionale si attivino i Servizi per i disturbi del comportamento alimentare”, visto che “la mancanza di servizi residenziali dedicati ha determinato nel tempo il ricorso a ricoveri fuori Regione, a discontinuità nelle cure e a forme di 'turismo sanitario' penalizzanti per pazienti e famiglie, con un aumento considerevole dei costi complessivi sostenuti dall’Amministrazione regionale”. Nessun veto quindi, da parte della Consulta, all’apertura di una struttura residenziale per disturbi del comportamento alimentare, quanto mai necessaria”, ma “il luogo scelto, il Padiglione 14 del Comprensorio di S. Maria della Pietà, è improprio, illegale e vietato”.

L'inserimento lavorativo “sfrattato” dal Padiglione

La Consulta chiede quindi al governatore Zingaretti, all'assessore D’Amato e al direttore generale della Asl Roma 1 Tanese “che si provveda tempestivamente al trasferimento in una sede appropriata, anche valutando quelle suggerite ma rimaste inascoltate, coniugando così rispetto delle norme ed esigenze cliniche”. Al sindaco Gualtieri, la Consulta ricorda che “è suo compito tutelare i diritti di cittadinanza di tutti, specialmente dei più deboli a cui viene di fatto negato sempre più spesso l’accesso al mondo del lavoro”. E proprio a questo scopo era utilizzato e doveva continuare a essere utilizzato quel Padiglione 41, che “ospitava da anni l’esperienza di Impresa sociale (tipografia e falegnameria) con l’inserimento lavorativo di pazienti in carico al Dipartimento di salute mentale della ASL Roma 1, ma che è stato chiuso repentinamente nel maggio 2021. Da allora – ricorda la Consulta - si attende che Tanese indichi un’altra sistemazione per il riavvio delle attività lavorative. L’iniziativa assunta ieri ha già generato contrasti nell’associazionismo attivo in salute mentale, tra chi tutela l’utenza adulta e chi quella degli adolescenti: non si sentiva proprio il bisogno di porre su una linea di conflittualità i diritti sacrosanti di ognuno, dei più vulnerabili, di chi fatica ogni giorno a trovare la forza per recuperare salute e qualità di vita. Nella ricorrenza della legge di riforma, come risposta di cura ai bisogni vecchi e nuovi, nel Lazio si riaprono i padiglioni del manicomio di Roma Capitale e si continua a morire in Spdc (reparti psichiatrici all'interno degli ospedali, ndr), legati ad un letto. L’ultima morte che attende risposta è di cinque giorni fa”.

Chiara Ludovisi

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)