Ripartire dagli stracci. Una Venere che è “rinata” due volte. Non solo dalle fiamme, ma anche attraverso i suoi stracci

Un gesto di vicinanza a Michelangelo Pistoletto dopo l’incendio di Napoli, così come scrive Luciana Delle Donne sulla pagina Fb di “Made in carcere”

Ripartire dagli stracci. Una Venere che è “rinata” due volte. Non solo dalle fiamme, ma anche attraverso i suoi stracci

Piazza del Municipio a Napoli è una delle piazze più grandi d’Europa. Con la sua forma semi-rettangolare è posizionata alla fine di via Medina. Attigua al porto e vicina al Maschio Angioino, prende il nome dalla presenza di palazzo San Giacomo, in cui ha sede la municipalità cittadina. 

In questo, che è uno dei luoghi simbolo della città partenopea, meta di migliaia di turisti, a fine giugno, da un mucchio di stracci è uscita Venere.

“La Venere che viene dalla storia della bellezza, rigenera questi stracci, che di colpo diventano opera d’arte e ritornano a vivere”. Così, il 28 giugno scorso, tre giorni dopo il suo 90° compleanno, l’artista biellese Michelangelo Pistoletto descriveva la sua “Venere degli stracci”, che era stata collocata in piazza del Municipio, prima di una serie di opere d’arte installate in città nell’ambito del progetto Napoli contemporanea 2023.

Nella notte tra l’11 e il 12 luglio il fuoco ha avvolto la bellezza, lasciando dietro di sé solo un mucchio di brandelli di vestiti fumanti e lo scheletro di vetroresina che sorreggeva la montagna di abiti usati. “È come se la parte stracciata del mondo avesse dato fuoco a sé stessa – aveva commentato l’artista poche ore dopo il rogo doloso –. Questa è da sempre un’opera viva, fatta di vari elementi. Rappresenta la dualità di due elementi contrastanti: la bellezza senza fine e il degrado continuo. Qui vediamo ora a quali risultati porta l’aggressività umana. L’uomo prima di dare la pace cerca sempre la guerra”.

La “Venere degli stracci” nasce nel 1967, emblema dell’”arte povera”, movimento che respinge l’arte tradizionale a favore dell’impiego di materiali ritenuti anti-artistici e umili. Nella loro ‘povertà’, gli stracci esprimono la volontà di incorporare tutti gli elementi della vita nell’arte. Per la Venere, Pistoletto ha tratto ispirazione dalla “Venere con mela” dello scultore neoclassico danese Bertel Thorvaldsen (1770-1844). 

Un’opera viva, quella di Pistoletto, che nell’unione tra il candore dell’imperitura bellezza di Venere e i vestiti, con il loro carico di storie di uomini e donne che quei tessuti li hanno vissuti fino a logorarli e a trasformarli in stracci, si evolve nel tempo e nello spazio. In oltre mezzo secolo sono state realizzate diverse riproduzioni della “Venere degli stracci”: alla fondazione Pistoletto di Biella, al Museo d’arte contemporanea Donnaregina di Napoli, al Museo d’arte contemporanea del castello di Rivoli, alla Tate Gallery di Liverpool, al Kröller-Müller Museum di Otterlo e l’Hirshhorn Museum allo Sculpture Garden di Washington. 

Alta 7 metri, quella realizzata dall’artista in piazza del Municipio a Napoli, voleva mostrare “come anche in una città come Napoli due elementi come bellezza e miserabilità dell’esistente possano essere, attraverso quest’opera, stimolo di connessione e rigenerazione”. 

Nella notte tra l’11 e il 12 luglio è arrivato il fuoco. E poi il silenzio. Sembrava tutto finito. Fino a qualche giorno fa.

Dal 4 al 6 ottobre la “Venere degli stracci” è ricomparsa a Milano. Rinata dalle sue ceneri, come la mitologica araba fenice. È riapparsa in una nuova variante, in un luogo tutt’altro che casuale: il Salone della Csr e dell’innovazione sociale. Fin da quando ha visto la luce nel 1967, la scultura di Pistoletto è stata associata al concetto di rinascita. E la sua storia recente, fatta di distruzione e rinascita, era in linea con il tema del Salone, “Abitare il cambiamento”. Non solo economia circolare, ma anche una riflessione sul futuro della nostra vita sulla terra. 

Questa, però, non è l’unica particolarità della Venere “milanese”. Una Venere che è “rinata” due volte. Non solo dalle fiamme, ma anche attraverso i suoi stracci. Stracci speciali, raccolti grazie alla collaborazione avviata con l’associazione “Made in carcere”, da sempre partner del Salone, che si occupa di riciclo e di riscatto sociale promuovendo la creazione di manufatti realizzati con materiali e tessuti di scarto, tra cui le eccedenze degli allestimenti del Salone stesso.

Un gesto di vicinanza a Michelangelo Pistoletto dopo l’incendio di Napoli, così come scrive Luciana Delle Donne sulla pagina Fb di “Made in carcere”. “Siamo orgogliosi di aver contribuito concretamente a questa rinascita”, si legge sul post. 

“Made in carcere” nasce come marchio nel 2007, grazie a Luciana Delle Donne, fondatrice della cooperativa sociale senza scopo di lucro “Officina creativa”. Manager di una banca molto importante, a un certo punto Delle Donne decide che aveva avuto molto e che voleva dare qualcosa agli altri. “Made in carcere” prova a diffondere ogni giorno il modello di “economia rigenerativa”, attraverso il quale vengono prodotti manufatti “diversa(mente) utili” come borse e accessori originali e tutti colorati. Prodotti “utili e futili”, confezionati in un regime di libera concorrenza da detenute, alle quali viene offerto un percorso formativo con lo scopo di un definitivo reinserimento nella società lavorativa e civile. Ad essere lavorati è materiale tessile scartato dalle imprese e che altrimenti sarebbe destinato agli inceneritori. 

“I materiali raccolti per la “Venere degli stracci” – si legge su Fb – derivano dal recupero e dalla testimonianza dell’attività svolta nelle carceri di Lecce, Trani, Taranto e Matera, e nelle 20 sartorie sociali attivate in aree periferiche di tutta Italia, a cui Made in carcere dona materiali tessili per la creazione di ‘brand sociali’, affinché replichino il suo modello divenuto apripista anche fuori dai luoghi di detenzione. Quest’opera è sempre stata per noi un grido di allarme sulla società dei consumi e sull’inquinamento, ma anche il simbolo di come la bellezza possa sempre essere rifondata, anche attraverso modelli positivi di economia rigenerativa basati sulla creatività”.

“La Venere è la nostra speranza di rigenerazione”, ha sottolineato in questi giorni Michelangelo Pistoletto. 

Dopo la sua breve permanenza a Milano, la “Venere degli stracci” tornerà a Napoli. In piazza Municipio. Sarà dotata di protezioni speciali. Per lanciare un messaggio di attenzione all’ambiente e alla sostenibilità. Lei con la sua bellezza senza tempo, che si fonde con l’unicità del vissuto di tessuti tornati a vivere dopo essere stati scartati più volte. E per questo ancora più belli. 

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Fonte: Sir