Rsa blindate, la testimonianza di una figlia: “Le visite sono un calvario”

La mamma ha avuto inctus nel 2020 e, dopo il coma, è stata ricoverata in Rsa, perché il marito 82enne non può prendersi cura di lei. “Un incubo nell'incubo, possiamo vederla una volta a settimana. Una prigione a pagamento”

Rsa blindate, la testimonianza di una figlia: “Le visite sono un calvario”

“Un incubo nell'incubo, possiamo vederla una volta a settimana e siamo sorvegliati come delinquenti, anche se siamo tutti vaccinati. Una prigione a pagamento”: sono le parole disperate di una figlia, che racconta così al comitato dei famigliari Orsan, il “calvario” delle visite nella Rsa in cui sua mamma vive da qualche mese. “Vi scrivo con il cuore in mano come per aggrapparmi all'ultima scialuppa durante ad un naufragio. Come una lettera in una bottiglia gettata nel mare! Non so se qualcuno leggerà  queste mie poche righe ma la disperazione è  tale che non so più  a chi rivolgermi! Ho scritto numerosi messaggi al governato della Regione Liguria Toti, poiché  mia madre è  ricoverata in una Rsa”.

Un ricovero recente, reso necessario dopo l'ictus che ha avuto pesanti conseguenze sulla donna : “Il 12 dicembre 2020 mi ha augurato la buonanotte mentre faceva i tortellini per Natale e non si è  più  risvegliata! Ha avuto un ictus devastante, che la resa invalida al 100%! Mi avevano detto che sarebbe morta che sarebbe rimasta un vegetale, ma la sua forza e la sua voglia di vivere l'hanno riportata in un qualche modo tra noi”, racconta la figlia. Il ricovero però è stata una scelta obbligata: “Purtroppo al momento è  impossibile assisterla a casa : mio padre ha 82 anni e lentamente sta accettando l'idea che sua moglie, quella indistruttibile, quella più forte, non sarà più la stessa, ma ancora non se la sente di riportarla a casa e gestire badanti, fisioterapisti ecc. Così l'abbiamo inserita in una Rsa di Lavagna ed è iniziato un incubo nell'incubo: i famigliari possono visitarla una volta a settimana, non più  di due per volta. Sebbene io mi sia vaccinata da tempo e sia mia madre che le mie figlie adolescenti abbiano ricevuto doppia dose, le visite diventano un calvario: siamo sorvegliate come delinquenti. Se per caso tocco anche solo un piede di mia madre, vengo minacciata'. Ma mia madre ha un grosso deficit cognitivo, avrebbe bisogno del contatto umano più di qualunque terapia farmacologia. Non ci è permesso assolutamente di portarla fuori dall'istituto. neppure a fare una passeggiata in solitudine o prendere un gelato all'aperto. Io sono disperata, mia madre è  rinchiusa in questa prigione a pagamento da mesi. Nessuna elasticità  da parte dei dirigenti, eppure io so che la nuova normativa mi consentirebbe di lenirle un po' il dolore e la solitudine. Non so davvero più che fare”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)