Veneto, richieste aumentate del 27% agli empori della solidarietà: fondi in arrivo

Approvata la delibera che fissa  criteri e termini per le progettualità e mette a disposizione 900 mila euro complessivi. In regione 26 strutture, a fine 2020 avevano raccolto più di 67 mila quintali di eccedenze. Dalla regione negli ultimi tre anni finanziamenti per quasi 2,4 milioni

Veneto, richieste aumentate del 27% agli empori della solidarietà: fondi in arrivo

Gli empori della solidarietà del Veneto potranno contare complessivamente su 900 mila euro, per le attività che avranno inizio dal prossimo 1 settembre.  E’ quanto stanziato dalla Giunta regionale, su proposta dell’assessore ai Servizi sociali, Manuela Lanzarin, che ha approvato la delibera che fissa i criteri per la presentazione delle progettualità e mette a disposizione i fondi.

“Già dal 2011, con una specifica legge regionale si è inteso valorizzare la redistribuzione delle eccedenze alimentari come uno degli interventi per combattere la povertà e il disagio sociale – sottolinea l’assessore Lanzarin in una nota -.  Di seguito, con apposito programma è stata prevista la realizzazione degli Empori della Solidarietà, gestiti dagli enti del terzo settore, dove le persone in difficoltà possono reperire beni di prima necessità, anche con progetti personalizzati. A tutt’oggi, in tutta la regione ne esistono 26, distribuiti in 21 ambiti territoriali, segno evidente del sempre maggiore interesse che viene posto nei confronti delle tematiche legate allo spreco alimentare, al lavoro di rete e di welfare generativo. Negli ultimi tre anni, gli empori sono stati sostenuti dalla regione con finanziamenti per un totale di quasi 2.400.000 euro”.

I 26 empori sono dislocati in 6 province (10 a Verona, 6 a Venezia, 4 a Treviso, 2 a Vicenza, 2 a Rovigo, 2 a Padova). Scoperte le zone di Belluno, Feltre, Bassano del Grappa, Arzignano e Padova. A fine 2020 sono stati quasi più di 1.000 i partenariati attivati e più di 67.506 quintali di eccedenze raccolte dagli Empori regionali, costituendo dei punti di riferimento per le famiglie che potranno accedere a beni alimentari e beni di prima necessità senza oneri.

“A causa dell'aumentata richiesta di aiuto da parte delle famiglie come conseguenza degli effetti della pandemia, si prevede l'allargamento della rete dell’offerta – prosegue l’assessore -. Dalle rilevazioni risulta un aumento degli accesi al servizio dall’inizio della pandemia con un valore di +27% rispetto ai mesi precedenti. I dati dell’Istat, poi, segnalano un peggioramento della situazione economica delle famiglie, con un aggravamento in particolare a nord dove, nel 2020, è segnalato un incremento dello stato di povertà assoluta pari a +7,6%, a fronte del 5,8% del 2019. I soggetti maggiormente esposti al fenomeno sono le famiglie più numerose, quelle con più figli minori, quelle di stranieri o con almeno un componente straniero, i nuclei che pagano un affitto e, in misura minore, quelli che hanno un mutuo da pagare”.

“I dati evidenziano l’importanza di garantire questo specifico servizio, fondamentale a favore di famiglie in grave stato di marginalità ma anche per le persone caratterizzate da particolari fragilità sociali – conclude l’assessore Lanzarin -. Anche in questo momento storico caratterizzato dall'emergenza sociale determinata dalla pandemia, la rete degli Empori della Solidarietà ha dimostrato di sapersi adattare alle situazioni e ai nuovi bisogni emergenti nel territorio diventando, sempre di più, anche un luogo di relazione e per l'intercettazione di nuove vulnerabilità”.

A tutti gli Empori esistenti ed ai soggetti che intendessero realizzare nuove progettualità viene chiesto di elaborare e presentare, entro 20 giorni dalla data di pubblicazione del provvedimento sul BUR (30 luglio), un documento che descriva il progetto secondo gli elementi indicati e comprensiva del piano finanziario. Quest’ultimo, per i nuovi empori, dovrà prevedere un contributo regionale massimo di 18.000 euro.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)