13 giugno. Le celebrazioni del Giugno antoniano raggiungono il loro culmine. Il programma

Le celebrazioni religiose del Giugno Antoniano raggiungono il loro culmine il 13 giugno, festa del Santo, al termine della tradizionale Tredicina che si ispira anch’essa al tema generale. Undici le celebrazioni eucaristiche, dalle 6, ogni ora. Alle 11 quella presieduta dal vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla. Poi alle 12.15, alle 15.30, alle 17 con il vicario provinciale dei frati minori conventuali padre Roberto Brandinelli. Le ultime alle 19 e alle 21.

13 giugno. Le celebrazioni del Giugno antoniano raggiungono il loro culmine. Il programma

Le celebrazioni religiose del Giugno antoniano raggiungono il loro culmine il 13 giugno, festa del Santo. «L’elemento molto attuale a favore di Antonio – racconta padre Oliviero Svanera, rettore della Basilica – è la sua capacità di testimoniare la cattolicità. In lui si riconoscono diverse religioni e nazionalità: i buddisti, i tibetani, lo Sri Lanka, la Thailandia, l’Africa, il Brasile. Questa devozione la dice lunga sulla sua capacità di unire culture, religioni, nazionalità diverse. Ci si riconosce attorno al Santo a prescindere. Come quando si guarda affascinati un quadro di immensa bellezza e diventa difficile spiegare il motivo dello stupore. Così è sant’Antonio. Affascina ed è difficile spiegare il motivo, rimane nell’imperscrutabile. La figura del Santo fa trasparire la vicinanza con il mistero di Cristo, fa percepire la sua presenza e il suo vissuto che forse altri santi non manifestano in maniera così forte».

La Basilica è aperta dall’alba fino a notte. Undici le celebrazioni eucaristiche, dalle 6, ogni ora. Alle 11 quella presieduta dal vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla. Poi alle 12.15, alle 15.30, alle 17 con il vicario provinciale dei frati minori conventuali padre Roberto Brandinelli e poi la tradizionale processione per le vie della città con le reliquie e la statua del Santo. Le ultime celebrazioni alle 19 e alle 21.

«Nelle parole di Antonio a favore di malati e derelitti – continua il rettore – si percepisce la stessa intensità della predicazione sferzante di Gesù. Questo è il suo carisma. Diverso rispetto a quello di Francesco che parla molto attraverso il suo stile di vita, ma forse non coinvolge emotivamente come il Santo di Padova. Il devoto tocca, scrive, piange, vive un’esperienza evangelica molto forte, come l’emorroissa che si prostra davanti a Gesù. I devoti fanno un’esperienza di Gesù andando dinnanzi alla tomba di Antonio, sentono in lui Gesù guaritore, vicino alle persone. Diventa un cammino di fede e sant’Antonio ne è il mediatore, incarnazione viva di Gesù».

Il 13 giugno la devozione e la riconoscenza raggiungono il punto supremo che si esprime nel bisogno di un contatto concreto con il Santo, con la sua tomba, un gesto di fiducia e affidamento, nella preghiera silenziosa del cuore. È un Antonio vicino alle persone: ha il Bambino in braccio e con l’altra mano distribuisce il pane. «Questa rappresentazione – conclude padre Oliviero – lo avvicina alla Madonna, colei che ci porta a Gesù. Ha una dimensione di tenerezza, indulgenza, misericordia. Non solo, il pane che offre è l’aspetto di prossimità verso il povero, il carcerato, l’emarginato, si compromette a favore delle persone oppresse, è attento ai diritti civili e al dialogo. Questo è ciò che affascina e tocca i cuori, commuove e lo fa sentire come un altro Gesù a cui chiedere intercessione».

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)