Qual è il pensiero della Chiesa sulla questione gender? La risposta della teologa

Nei confronti delle ricerche sul gender, la Chiesa si pone in ascolto e dialogo, ferma restando l’impossibilità, a partire dalla Rivelazione, di accogliere categorie di pensiero che mettano in discussione la differenza e reciprocità maschile-femminile, ritenendola semplicemente esito di condizionamenti socio-culturali e veicolando l’idea che l’identità sarebbe un’opzione individuale e modificabile.

Qual è il pensiero della Chiesa sulla questione gender? La risposta della teologa

La prospettiva della Chiesa si radica nella visione cristiana della creazione: l’uomo e la donna sono stati creati da Dio, a sua immagine e somiglianza, complementari e dotati di una inviolabile dignità. Il sesso biologico appartiene all’identità della persona. L’introduzione di un terzo genere neutro ha conseguenze che intaccano non solo la dignità dell’essere umano, ma anche le sue dimensioni affettive, relazionali, svuotando le basi antropologiche della famiglia. Su questo, parlando ai membri della Pontificia Accademia per la Vita (5 ottobre 2017), papa Francesco affermava: «L’ipotesi recentemente avanzata di riaprire la strada per la dignità della persona neutralizzando radicalmente la differenza sessuale e, quindi, l’intesa dell’uomo e della donna, non è giusta. La manipolazione biologica e psichica della differenza sessuale […] rischia di smantellare la fonte di energia che alimenta l’alleanza dell’uomo e della donna e la rende creativa e feconda». La Chiesa propone una visione integrale e integrata dell’essere umano, in cui la corporeità e la differenza sessuale non sono riducibili solo al dato biologico, ma riguardano tutte le dimensioni della personalità di un individuo. La questione gender lancia tuttavia una sfida ai credenti, quella di una nuova cultura del rapporto tra uomini e donne, libera da prevaricazioni e da dinamiche di potere. Non è cancellare la differenza la soluzione ai problemi che la differenza stessa pone, ma il riconoscimento dell’alterità come dono e come libertà in relazione, per diventare autenticamente se stessi. Questo implica, però, anche una capacità critica di smascherare quei modelli di maschile e femminile che alterano la differenza deformandola in discriminazione.

Marzia Ceschia
Docente di Teologia Spirituale presso la Facoltà Teologica del Triveneto

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