Presentato dal Gruppo di stati contro la corruzione (Greco) il rapporto sull’Italia.

Il rapporto, alla luce delle sedici raccomandazioni avanzate dal Greco nel secondo rapporto, valuta che otto raccomandazioni adottate dalle autorità italiane sono state implementate o affrontate in modo soddisfacente, altre sette sono state “parzialmente implementate” e una per niente.

Presentato dal Gruppo di stati contro la corruzione (Greco) il rapporto sull’Italia.

Il Gruppo di stati contro la corruzione (Greco) del Consiglio d’Europa ha pubblicato lo scorso 29 giugno l’”Addendum” al secondo rapporto di conformità sull’Italia, relativamente alle incriminazioni per corruzione e alla trasparenza del finanziamento dei partiti politici.

Il rapporto, alla luce delle sedici raccomandazioni avanzate dal Greco nel secondo rapporto, valuta che otto raccomandazioni adottate dalle autorità italiane sono state implementate o affrontate in modo soddisfacente, altre sette sono state “parzialmente implementate” e una per niente.

Quanto alle incriminazioni si legge nel rapporto che «sono state adottate misure per criminalizzare la corruzione nel settore privato», ma «il Greco si rammarica che l’ammissibilità del procedimento sia possibile solo a seguito di una denuncia individuale, a meno che il fatto non generi distorsioni della concorrenza nell’acquisizione di beni e servizi».

Sono valutate promettenti, ma non ancora adottate, le proposte legislative attualmente all’esame del governo sulla dimensione internazionale dei reati di corruzione nel settore pubblico.

Restano “alcune carenze” riguardo alla criminalizzazione del traffico di influenze. Limitante anche il fatto che la ratifica del Protocollo addizionale alla Convenzione penale sulla corruzione sia in sospeso.
Il Greco invita inoltre l’Italia a riconsiderare le proprie “riserve” formulate sulla Convenzione di diritto penale sulla corruzione.

Apprezzate le riforme italiane per affrontare il “tallone d’Achille” della giustizia italiana, la scadenza dei termini di prescrizione.

Quanto al finanziamento dei partiti, bene le riforme del 2013, ma «in un contesto di cambiamento così in evoluzione», occorre fare di più sul fronte della trasparenza e del controllo, che sono “aspetti primari” per la prevenzione della corruzione.

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Fonte: Sir