In gloria dei Voucher: Coldiretti e i 25 mila lavoratori persi nelle vigne

Dall'agricoltura ai lavori domestici, l'assenza dei voucher si fa sentire. Alcune cifre.

In gloria dei Voucher: Coldiretti e i 25 mila lavoratori persi nelle vigne

Fra un filare e l'altro, ci siamo persi 25 mila lavoratori.
A dare l'allarme è Coldiretti, che analizza i dati relativi agli impiegati durante l'ultima vendemmia resi noti dalla Cgia di Mestre, e lo fa senza mezzi termini dicendo che «la riforma è stata un vero flop in agricoltura».

«Con l’abrogazione della disciplina del voucher il sistema agricolo – continua la Coldiretti – è stato doppiamente penalizzato in quanto, se da una parte non si riscontravano nel settore indizi di abnorme e fraudolento utilizzo da dover correggere, dall'altra certamente l’intero percorso di emersione intrapreso dal 2008 a oggi è irrimediabilmente andato perduto. Un danno pesante per il vino dove a partire dalla data del 19 agosto 2008, prevista dalla circolare Inps per il rilascio dei primi buoni, è iniziata, sotto il pressing della Coldiretti, per la prima volta in Italia, la raccolta dell’uva attraverso voucher con l’obiettivo di ridurre burocrazia nei vigneti e dare una possibilità di integrazione del reddito a studenti e pensionati».

Rincara la dose anche il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo, che tira in ballo la politica nazionale ancora latitante sul tema. «Il nuovo Parlamento e il Governo hanno il dovere di ripensare ad uno strumento per il settore che semplifichi la burocrazia per l’impresa, sia agile e flessibile rispondendo soprattutto ad un criterio di tempestiva disponibilità all’impiego e dall’altra generi opportunità di integrazione al reddito per giovani studenti, pensionati e cassa integrati».

Quello per i voucher è stato un innamoramento immediato se si pensa che dai 535 mila buoni staccati nel primo anno si è arrivati alla soglia degli 1,8 milioni al momento dell'abrogazione. Numeri importanti, su cui il calo del 2% riscontrato solo nell'ultimo anno in agricoltura pesa come un'amara sconfitta.

I dati di un fenomeno in continua crescita

In Italia sono oltre mezzo milione i lavoratori occasionali, impiegati soprattutto nei cosiddetti servizi alla persona — domestici, baby sitter, badanti e via elencando — ma anche nell'alberghiero e nella ristorazione.
Numeri importanti, aumentati di oltre il 20% in un decennio, con la maggiore incidenza dei cosiddetti "over", i lavoratori con più di 65 anni.

Qualcosa non funziona, però, con i cosiddetti "nuovi voucher" e la colpa pare essere della burocrazia.
Se una volta bastava andare dal tabaccaio per acquistare i buoni, ora la procedura è più macchinosa e prevede, fra le altre cose, la doppia verifica e registrazione al sito dell'Inps e il pagamento certificato il 15 del mese successivo alla prestazione; un sistema macchinoso che s'è abbattuto come una mannaia sulle collaborazioni domestiche e in campagna.

Da un eccesso di semplicità a un eccesso di complessità, senza di fatto trovare una soluzione alcuna alle esigenze di semplicità e chiarezza di famiglie e imprese, e senza tutelare i lavoratori spesso e volentieri ricaduti nel baratro del lavoro nero.

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