La febbre? Tutta colpa del termometro

«Dobbiamo essere pronti» è il principio della politica delle mani avanti. Come dire: se la febbre sale è colpa del termometro.

La febbre? Tutta colpa del termometro

L'economia è un brutto affare, spesso e volentieri anche gli esperti perdono la bussola finendo per non capirci più nulla.

Non è una scienza esatta, l'economia, ma un insieme di tali e tante variabili che spesso e volentieri richiedono studi approfonditi e comode sintesi per essere in qualche modo riassunti, letti e interpretati.

Spread, rating, pil e compagnia sono degli strumenti per non perdere l'orientamento nel grande mare dei numeri, un po' come i fari per i naviganti. Li vedi, stanno lì, ma spetta a te che stai navigando trarre le conclusioni migliori per la tua rotta, non certo a quelle luci intermittenti.

Immaginiamo, a volte la fantasia aiuta, un bambino ammalato. Come sappiamo che è ammalato? La fronte scotta, ha i brividi e disdegna la cioccolata. Brutto affare.

La mamma, come tutte le mamme di questo mondo, prende il termometro e misura la temperatura: 39,5°.

Ora immaginate che la madre venga attraversata da un dubbio, prendere il telefono e chiedere un consulto al dottore o spezzare il termometro intimando al figlio d'esser forte, di resistere.

Prima che qualcuno chiami il pronto intervento, analizziamo i due comportamenti. Prudenza, forse eccessiva, e rifiuto della realtà sono entrambe reazioni naturali ed in una certa misura comprensibili.

L'economia funziona più o meno allo stesso modo: il bambino Paese può soffrire di una brutta influenza, ammalarsi e patire una moltitudine di sintomi dalle molteplici diagnosi; dall'altra parte c'è la mamma Politica che di fronte a questo malessere si interroga, interpreta i sintomi e agisce.

«Io ho ancora un dubbio, ve lo posso dire così? Siamo al 19 di agosto, non per mettere le mani avanti ma siccome so come gira il mondo. Questo governo è partito da due mesi e mezzo, è partito facendo cose giuste, l’apprezzamento degli italiani è ai massimi storici, nessun governo aveva questo sostegno. Noi siamo contenti ma c’è qualcuno che è meno contento, perché se l’Italia dimostra che un governo che non dipende dai soliti, dai banchieri, dai finanzieri, dai poteri forti fa quel che deve fare e la gente è contenta, quelli sono terrorizzati perché dicono "se lo fanno gli italiani allora lo fanno anche i francesi, lo fanno i tedeschi, lo fanno gli olandesi, lo fanno i portoghesi…". Quindi cercheranno in ogni maniera di stroncare l’esperimento italiano con il debito pubblico, e lo spread, e il declassamento delle agenzie di rating, e i richiami e le penalità».

Matteo Salvini, ripreso dall'agenzia Dire

Prendersela con lo spread o con il rating se l'economia va male è come incolpare il termometro se la febbre sale, una forma di negazione della realtà come un'altra: la febbre continuerà a salire e l'economia ad arrancare.

Certo, gli strumenti non sono sempre affidabili e non tutti i medici sono competenti — sic! — ma proprio per questo l'economia moderna si basa su una mole di indicatori, analisi e modelli sterminati tali da ridurre di molto il margine d'errore.

Non si giustificano, insomma, le diagnosi economiche sempre frutto di un'interpretazione opinabile, ma si deve spezzare una lancia in favore della virtù dei dati su cui tali diagnosi si basano.

La febbre è febbre, la crisi è crisi e i cavoli sono amari in un caso come nell'altro.

«Noi oggi siamo qua, contenti, convinti e orgogliosi, io e noi non molliamo di un millimetro però appena inizieranno a bastonare ci sarà bisogno di voi, della vostra reazione, quindi dobbiamo essere pronti».

Matteo Salvini, ripreso dall'agenzia Dire

È una storia già vista, una melodia già suonata in passato fra l'oro alla patria e le recenti intemerate di Erdogan. «Se avete dollari, euro o oro sotto il cuscino, cambiateli in lire turche. È una battaglia nazionale. — ha dichiarato solo qualche giorno fa il presidente turco, assediato da una crisi senza precedenti — Non dimenticate questo: se loro hanno i dollari, noi abbiamo la nostra gente, il nostro diritto, il nostro Allah.».

Quando inizieranno a bastonare, chi avremo noi dalla nostra parte?

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Fonte: Dire - www.dire.it