"Spaccapietre": a Venezia il cinema racconta il lavoro che uccide o fa male

Il nuovo film dei fratelli Gianluca e Massimiliano De Serio arriva al festival di Venezia, unico italiano in concorso alle Giornate degli Autori. La storia di un padre, che perde il lavoro che lo ha reso invalido, e di un figlio, rimasti soli dopo che Angela, madre e moglie adorata, è morta lavorando la terra

"Spaccapietre": a Venezia il cinema racconta il lavoro che uccide o fa male

Il lavoro che fa male, il lavoro che uccide, il lavoro che lascia soli. E' il lavoro, quello duro e crudele, raccontato in “Spaccapietre”, il nuovo film dei fratelli Gianluca e Massimiliano De Serio, presentato lunedì al Lido di Venezia, unico film italiano in concorso alle Giornate degli Autori. Distribuito da La Sarraz Distribuzione, dal 7 settembre è anche in sala.

Al centro della storia, Giuseppe e Antò, il padre e il figlio: il primo spaccapietre, disoccupato dopo un grave incidente sul lavoro; il secondo sogna di fare l'archeologo e fantastica sull’occhio vitreo del padre, come se fosse il segno di un superpotere.

Giuseppe e Antò sono rimasti soli: è stato sempre il lavoro a portarsi via Angela, madre e moglie adorata, morta per un malore mentre era nei campi. Senza più una casa, costretto a chiedere lavoro e asilo in una tendopoli insieme ad altri braccianti stagionali, Giuseppe ha ancora la forza di stringere a sé Antò, la sera, e giocare a raccontarsi una storia. In questa storia irromperà Rosa, una donna incontrata nei campi che le sopraffazioni del “padrone” non hanno corrotto, e la cui umanità sarà per entrambi rifugio, forza e ribellione.

“In Spaccapietre – spiegano i registi - arte e biografia personale si intrecciano inseparabilmente. La vicenda al centro del film prende spunto da un fatto di cronaca di qualche estate fa, la morte sul lavoro della bracciante pugliese Paola Clemente, e dall’assurda coincidenza con la morte di nostra nonna paterna, deceduta lavorando negli stessi campi nel 1958. E, come il padre di Giuseppe nel film, anche nostro nonno paterno, prima di partire per Torino negli anni ‘60, faceva lo 'spaccapietre'. Il film è innanzitutto il tentativo di riappropriarci di un’anima, quella di nostra nonna mai conosciuta, attraverso la storia e il corpo di un’altra donna. Ma è anche un film d'amore paterno in cui affiorano puri i temi della morte, della violenza, della paura, dell'amore, della vendetta”.

Nel cast Salvatore Esposito, Samuele Carrino, Licia Lanera, Antonella Carone, Giuseppe Loconsole, Vito Signorile.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)