Exit poll: M5s vola, Centrodestra sotto le aspettative. Male il Centrosinistra

Prime indicazioni: la parte del leone la fa il Movimento 5 stelle, vicino a un 30 per cento che impressiona, anche se non gli garantisce i numeri per governare. Crolla il Pd.

Exit poll: M5s vola, Centrodestra sotto le aspettative. Male il Centrosinistra

Secondo i primi exit poll, la parte del leone la fa il Movimento 5 stelle, vicino a un 30 per cento che impressiona, anche se non gli garantisce i numeri per governare. Non c'è in realtà una vera e propria maggioranza tra le forze che si sono presentate alle elezioni. Se la situazione si confermasse questa, risulterebbe determinate l'azione del Capo dello stato e le trattative post voto

Ecco i primi dati. Si tratta di exit poll realizzato da Piepoli per Rai, che ha intercettato 80 mila elettori fuori dai seggi chiedendo loro come ha votato. 

Forza Italia 13 – 16 per cento
Lega 13 – 16 per cento
Fratelli d’Italia 4 – 6 per cento
Noi con l’Italia Udc 1 – 3 per cento

PD 20,5 – 23,5 per cento
+Europa 2 – 4 per cento
Insieme 0 – 2 per cento
Civica Popolare 0 – 2 per cento
SVP 0 – 2 per cento

Movimento 5 Stelle 29 – 32 per cento

Leu 3-4,5 per cento

A questi dati si aggiungono gli instant poll realizzati da Swg per La7.
IN questo caso sono stati 5 mila gli elettori interpellati. I risultati non si discostano di molto.

Forza Italia 13,5 – 15,5 per cento
Lega 12,3 – 14,3 per cento
Fratelli d’Italia 4,4 – 5,4 per cento
Noi con l’Italia Udc 1,8 – 2,4 per cento

PD 21 – 23 per cento
+Europa 2,6 – 3,4 per cento
Insieme 0,5 – 1,1 per cento
Civica Popolare 0,4 – 1,0 per cento

Movimento 5 Stelle 28,6 – 30,6 per cento

Leu 5,2-6,2 per cento

Potere al popolo 1,4 - 2,0

Casapound 0,3 - 0,7

Popolo della famiglia 0,1-0,5.

L'analisi

Andando ad analizzare questi primi numeri - ripetendo che si tratta di dati da prendere con le pinze - appare evidente come il Movimento 5 stelle, se la situazione rimanesse questa, sarebbero il pilastro della legilastura. Occorrerà in ogni caso fare i conti con gli uomini di Di Maio, anche se non è scontato che l'incarico a formare il governo venga conferito al giovane vicepresidente della Camera.
Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia nel governo virtuale presentato venerdì a Roma, è apparso raggiante appena dopo la pubblicazione di questi dati e ha parlati di risultato straordinario, ma anche storico. In effetti il divario tra la prima forza in Parlamento e la seconda, il Partito Democratico, è di ben dieci punti. A questo punto non ci sono maggioranze possibili senza M5s. Per la prima volta M5s potrebbe stringere alleanze per governare. A meno che non prevalga la linea dura e quindi si ritorni al voto a breve.

Alcuni osservatori indicano l'elezione dei presidenti di Camera e Senato, in programma per il 23 marzo, come momento verità per comprendere quale sorte toccherà a questa legislatura numero 18. Ma non va dimenticato che cinque anni fa, in virtù anche dei nomi in campo, i "grillini" votarono Grasso e Boldrini, salvo poi riservare al presidente incaricato Pierluigi Bersani un trattamento tutt'altro che amichevole durante le consultazioni e in diretta streaming.

Il Centrodestra oscilla fra il 30 e il 38 per cento. Due risultati molto differenti tra loro, ma in ogni caso la coalizione rischia di spaccarsi di fronte alla possibiltà di entrare a palazzo Chigi a fianco di altre forze politiche. Lo scenario è complesso, ma se da un lato l'"inciucione" Forza Italia-Partito democratico non basterebbe per governare, l'accordo populista euroscettico tra M5s e Lega, con la coppia Di Maio-Salvini al timone del Paese, sarebbe una possibilità concreta.

Ma prima di tirare le somme occorre attendere, oltre alle proiezioni, anche i risultati dell'uninominale, che al Sud pare figurare un cappotto a favore di M5s.

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