Afghanistan, gli atleti paralimpici non partiranno per Tokyo

La notizia arriva dal portavoce del Comitato paralimpico internazionale Craig Spence: “Vista la situazione che c'è nel paese, tutti gli aeroporti sono chiusi e per chi avrebbe dovuto essere qui è impossibile partire”

Afghanistan, gli atleti paralimpici non partiranno per Tokyo

Non partiranno per Tokyo: per i due atleti afgani di taekwondo qualificati, il sogno paralimpico finisce qui. Lo ha fatto sapere il portavoce del Comitato paralimpico internazionale Craig Spence: “Purtroppo il comitato dell'Afghanistan non può più partecipare ai Giochi paralimpici di Tokyo”. Neanche l'invito a Tokyo può allontanarli da un paese devastato dal terrore dopo l'avanzata e la presa di potere dei talebani. “Vista la situazione che c'è nel paese, tutti gli aeroporti sono chiusi e per chi avrebbe dovuto essere qui è impossibile partire”, ha riferito ancora Spence.

Nessun volo, dunque, per Zakia Khudadadi e Hossain Rasouli, che proprio una settimana fa avevano confessato all'Ipc l'emozione dell'attesa fiduciosa nonostante i disordini nel Paese. Aspettative altissime soprattutto per Zakia Khudadadi, non solo dal punto di vista sportivo ma anche per il valore simbolico della sua partecipazione: sarebbe stata infatti la prima donna in assoluto a rappresentare l'Afghanistan alle Paralimpiadi. “Ero elettrizzata quando ho ricevuto la notizia dell'invito a partecipare ai Giochi. Questa è la prima volta che un'atleta donna rappresenterà l'Afghanistan e sono così felice...", aveva raccontato la 23enne. “Ho avuto solo due mesi per prepararmi, senza una struttura adeguata nel mio Paese", ha aggiunti Khudadadi, che ha iniziato a praticare lo sport dopo aver visto la sua connazionale Rohullah Nikpai entrare nella storia olimpica con un bronzo nel taekwondo, prima a Pechino 2008 e poi a Londra 2012. “Ricordo chiaramente di aver visto Nikpai raccogliere medaglie per l'Afghanistan. Mi sono ispirata a lui e ho deciso di dedicarmi allo sport e, per fortuna, anche la mia famiglia mi ha sostenuto”, ha detto Khudadadi, ben consapevole dell'incertezza del futuro che l'attendeva, ma altrettanto determinata a portare avanti il suo sogno: “Voglio solo essere lì con gli altri atleti del mondo e dare il massimo. È un'opportunità per mostrare le mie capacità e sarò orgogliosa di stare al fianco di tutti quegli atleti”.

Kudadadi sarebbe dovuta arrivare a Tokyo oggi, insieme al suo collega 24enne Rasouli, che ha perso il braccio sinistro a causa di una mina. Anche per lui, sarebbe stato “un sogno partecipare ai Giochi di Tokyo: voglio vincere una medaglia per il paese – aveva detto all'Ipc - So che altri atleti di diversi paesi si sono preparati molto bene, ma farò del mio meglio per mettermi in una buona posizione”, ha detto Rasouli, che si allena soprattutto nel suo cortile o sulle colline vicine.

Anche il loro allenatore, Ariana Sadiqui, aspettava con trepidazione la partenza: “I Giochi sono molto importanti per i nostri atleti e per il Movimento Paralimpico in Afghanistan perché sono questi atleti paralimpici i modelli da seguire - aveva dichiarato all'Ipc - La loro presenza a Tokyo incoraggerà e motiverà altre persone con disabilità a prendere parte allo sport paralimpico. Indipendentemente dalla situazione, i nostri atleti stanno andando incredibilmente bene e si stanno preparando, seppur con risorse limitate. A causa della situazione della sicurezza nel nostro paese, della mancanza di finanziamenti e supporto da parte del governo e del Covid-19, non abbiamo potuto portare i nostri atleti Para per eventi di qualificazione. Tuttavia, Hossain e Zakia ora hanno questa opportunità. Credo fermamente che attraverso il Movimento paralimpico e i Giochi paralimpici tutti noi possiamo esprimere e trasmettere un messaggio di convivenza per l'umanità e incoraggiare a mantenere e amare la pace, perché i conflitti e l'odio distruggono l'umanità”. Quei conflitti e quell'odio oggi mandano in frantumi il sogno. 

Chiara Ludovisi

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)