Papà, arrivederci nel Signore. È scomparso Modesto Donato, malato di sclerosi multipla per 22 anni, accudito dalla moglie e dal figlio

Storia d’amore e malattia. Il 26 aprile, all’età di 52 anni, è scomparso Modesto Donato. Di lui – malato di sclerosi multipla per 22 anni – si sono presi cura la moglie Silvia e il figlio Alberto. «Anche se non me lo sono mai goduto, ho sentito sempre un grande legame con lui»

Papà, arrivederci nel Signore. È scomparso Modesto Donato, malato di sclerosi multipla per 22 anni, accudito dalla moglie e dal figlio

«Si può essere testimoni dell’ amore di Dio, declinando anche quello coniugale e paterno pure da una carrozzina e da un letto dove si è immobilizzati e sentire questo amore ricambiato concretamente dalla persona con cui hai condiviso il matrimonio, dalla creatura che questo connubio ha generato, dalla stessa comunità cristiana». Sono alcune parole della commossa omelia funebre pronunciata dal parroco di Terrassa Padova, don Romolo Morello, durante le esequie di Modesto Donato, deceduto a 52 anni lo scorso 26 aprile, una storia di malattia e di amore durata 22 anni.

Modesto era affetto dalla sclerosi multipla, malattia progressiva e invalidante “lunga” vent’anni, durante i quali la moglie Silvia e il figlio Alberto si sono presi cura con amore del marito e papà, ma restando al tempo stessa aperti alla comunità. Alberto, infatti, ha studiato e si è diplomato all’ istituto superiore Mattei di Conselve, ma nel tempo libero, oltre a seguire il papà, man mano che lui cresceva e che la malattia di cui il padre era affetto progrediva, ha imparato, da autodidatta a suonare l’organo, servizio che svolge con puntualità oltre che a Terrassa e nel santuario della Beata Vergine della Misericordia, anche nel Duomo di Conselve. Il giovane è anche un punto di riferimento per l’animazione dei ragazzi di Azione cattolica in parrocchia e segue con passione anche le vicende amministrative locali: si era infatti candidato alle ultime elezioni comunali come consigliere.

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«Non è facile vivere una realtà familiare nella quale tuo padre ha un malattia invalidante, alla quale si è affiancata anche una patologia per la mamma Silvia, che, grazie a Dio, al momento pare essere sotto controllo» sottolinea Alberto.

Quella della famiglia Donato può ben essere definita una storia di sofferenza, ma anche di amore e di fede di cui parla volentieri il giovane, ricordando il papà Modesto. «In gioventù era stato muratore, poi era stato assunto da una nota ditta di Candiana che produce arredo da giardino in plastica – racconta commosso Alberto – Io ho 22 anni e quando sono nato, mio padre ha iniziato ad avere le prime avvisaglie della malattia, tanto che ha potuto lavorare fino al 2005, perché poi non si ricordava più la strada per tornare a casa e faceva fatica a deambulare. Finché ha potuto si è speso per il prossimo: era infatti donatore di sangue, con il gruppo sanguigno 0, particolarmente raro».

Una malattia progressiva, la sclerosi, che ha costretto Modesto Donato dapprima all’uso della carrozzina nel 2007 e dal 2017 all’infermità totale. Una situazione difficile che Silvia e Alberto hanno scelto di gestire a casa: «Non è facile avere un congiunto con la peg (sonda che permette di nutrirsi), il catetere fisso e da un po’ di tempo anche il tracheostoma – spiega Alberto – Lo abbiamo fatto con amore, rinunciando a tutto, pur di non fare mancare il nostro affetto a papà. Anche se non me lo sono mai goduto, come tanti miei amici con i loro padri, ho sentito sempre un grande legame di sangue con il babbo. Nei momenti di sconforto, che non sono mancati, ho trovato grande sollievo nella fede, così quando mi sentivo giù andavo in chiesa e tornavo a casa rasserenato».

Gli amici della parrocchia di Terrassa Padovana sono sempre stati vicini ad Alberto, che sottolinea questo fatto: «Hanno capito la situazione non facile che viveva la mia famiglia e, nonostante non potessi quasi mai partecipare, mi hanno sempre coinvolto nelle diverse iniziative e mi sono sempre sentito accolto».

E proprio nell’impegno in comunità Alberto ha trovato forza e alimento per seguire il papà specialmente nell’ultimo tratto della sua esistenza terrena: «Fare l’animatore al grest, essere un punto di riferimento per i ragazzi e le loro famiglie, è davvero gratificante, così come animare le liturgie» spiega ancora Alberto Donato, che forse è maturato rapidamente come uomo e come cristiano, proprio grazie alla situazione familiare. Nel saluto a Modesto, letto durante le esequie, mamma Silvia, con toni semplici e sempre sereni si è rivolta al marito chiamandolo “Amore mio” e ringraziandolo per esserle stato vicino. Alberto da parte sua ha ribadito: «Sono contento di esserti stato vicino e di essermi preso cura di te insieme alla mamma, perché c’è più gioia nel dare che nel ricevere . Ti dico ciao, papà, perché è una parola che non ha in sé l’amarezza avvelenata di un addio, ma la serena certezza di un arrivederci nel Signore».

Alla famiglia l’abbraccio della comunità cristiana

Alberto e mamma Silvia hanno sentito, durante le esequie, l’abbraccio di tutta la comunità cristiana di Terrassa Padovana, ma non solo. A testimoniarlo anche la presenza, oltre al parroco don Romolo Morello, dell’arciprete di Conselve don Claudio Zuin, del vicario don Nicolò Rocelli e del superiore della comunità canossiana padre Tadeo Timada.

Sclerosi multipla, malattia cronica progressiva

Modesto Donato ha sofferto di una malattia cronica progressiva – la sclerosi multipla – che colpisce il sistema nervoso centrale (cervello, nervi ottici e midollo spinale), caratterizzata dalla distruzione della guaina mielinica che isola le fibre nervose all’interno del sistema nervoso centrale. La mielina è una sostanza composta da acidi grassi che riveste i nervi, similmente a quanto avviene nel rivestimento dei fili elettrici e questa sostanza consente la trasmissione rapida e coordinata degli impulsi dal cervello alle altre parti del corpo (e viceversa). Sono la velocità e l’efficienza con le quali questi impulsi nervosi sono condotti che consentono l’esecuzione di movimenti armonici, rapidi e coordinati con poco sforzo conscio. Quando le fibre nervose perdono parte della mielina che le riveste, gli impulsi inviati non vengono più trasmessi correttamente, creando delle lesioni o placche.

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