Università popolare, a Padova dal 1903. Da 120 anni produce alta cultura per il “popolo”

Università popolare fondata a Padova nel 1903, offre ancora oggi agli associati attività culturali di vario tipo. Nata per formare la classe operaia, sarà frequentata più dalla piccola e media borghesia con apice negli anni Settanta. Il 15 novembre un concerto celebrativo al Verdi

Università popolare, a Padova dal 1903. Da 120 anni produce alta cultura per il “popolo”

L’articolo 1 dello Statuto – approvato il 18 gennaio 1903 e composto da 12 articoli – così recitava: «Allo scopo di diffondere la moderna cultura scientifica e letteraria nelle varie classi del popolo, è costituita a Padova una Università popolare». È con questo atto che nasceva 120 anni fa l’Università popolare cittadina, istituzione ancora oggi attiva sul territorio. Erano previsti corsi con lezioni frontali di «lettere descrittive, scienze morali e giuridiche, argomenti tecnici, problemi di arte e letteratura, integrando i predetti corsi con conferenze». Nello Statuto fondativo, inoltre, veniva sottolineato che «si esclude qualsiasi propaganda di carattere politico e religioso»; potevano partecipare alle diverse attività i soci, pagando lire 0,25–0,50–1 «secondo le categorie sociali, ma la Commissione esecutiva può anche esonerare dal pagamento i meno abbienti». Lo scopo era quello di formare e aggiornare una società soggetta a un fermento culturale ed economico, quando non c’erano canali “ufficiali” che lo facessero. Del Comitato promotore dell’iniziativa accademica facevano parte Ferruccio Maran, responsabile della Camera del lavoro cittadina, il Comune e l’Università con il rettore e alcuni professori, il provveditore agli Studi, il rappresentante della Deputazione provinciale (organo esecutivo delle province italiane durante il periodo monarchico) e della Società di Incoraggiamento, alcuni onorevoli. Preponderante in questo avvio fu la figura del senatore padovano Achille De Giovanni, dal 1896 al 1899 Magnifico rettore dell’ateneo patavino, che in un incontro avvenuto alcuni giorni prima della nascita dell’istituzione si augurava che «la Camera del lavoro desse tutto il suo appoggio ad una istituzione da cui il popolo e più specialmente la classe operaia, avrebbe tratto ogni possibile vantaggio». Questo intento non si realizzerà mai completamente. Infatti i fruitori dell’Università popolare saranno soprattutto persone della piccola media borghesia desiderosi di formarsi e apprendere nuove conoscenze, in particolare nell’ambito umanistico e scientifico. Non mancheranno di partecipare comunque le «classi operaie» con corsi di addetto alle macchine a vapore, guidatore di mezzi a scoppio e altri. L’università proponeva una formazione professionale che a quel tempo non era istituzionalizzata. Sullo sbilanciamento numerico a favore della borghesia cittadina ha pesato il fatto che, a cavallo del Novecento, la situazione socio-economica della città di Padova e del circondario, era solo parzialmente legata all’industria, motivo per cui la classe operaia non è mai stata numericamente troppo rilevante. L’Università nel tempo è cresciuta: nel 1925 arrivava a contare circa 1.200 iscritti; poco dopo viene inglobata nell’istituto di cultura fascista, quindi per diversi anni non può portare avanti le sue iniziative. Solo intorno al 1946 riparte, mantenendo le sue prerogative iniziali (tra i promotori di questa rinascita c’è Giorgio Erminio Fantelli, padre dell’attuale presidente dell’Università popolare, Pier Luigi Fantelli). Tra gli anni Sessanta e Ottanta questa istituzione è stata la promotrice di dibattiti su tematiche particolarmente sentite nella società italiana e locale: l’aborto, il divorzio, la questione urbanistica. «In quegli anni l’Università popolare è una sorta di coscienza della città» sottolinea Pier Luigi Fantelli. Negli anni Settanta contava più di 1.300 soci. Nel tempo successivo, a partire dagli anni Novanta, l’Università ha visto un ridimensionamento nell’utenza per la nascita di altre realtà che hanno proposto iniziative simili come l’Upel (Università padovana per l’età libera), «una rilevante concorrenza» evidenzia Fantelli.

Oggi è riconosciuta come associazione culturale senza scopo di lucro «apartitica, apolitica», conta più di 300 iscritti con età dai sessant’anni in su, e da circa vent’anni ha sede nel cosiddetto “casello daziario”, edificio situato in Corso Garibaldi 41/1. Continua a proporre attività culturali, «un’educazione permanente» per i suoi associati con corsi di lingue, di cultura letteraria, scientifici, musicali, storici, di alfabetizzazione informatica e altro ancora. Vengono poi organizzate conferenze e viaggi con visite culturali legate alle tematiche trattate durante l’anno. I relatori coinvolti nelle diverse iniziative sono professori dell’Università patavina, «perché ci permette di avere studiosi aggiornati su molteplici tematiche che desideriamo approfondire» conclude il presidente. Il problema degli spazi in cui organizzare gli appuntamenti talvolta sussiste poiché quelli presenti nella sede sono piuttosto limitati, questo porta gli organizzatori ad appoggiarsi a strutture idonee presenti in città. Per festeggiare i 120 anni è stato organizzato un concerto con la partecipazione della Polifonica Vitaliano Lenguazza: sarà il 15 novembre alle ore 21 presso il teatro Verdi di Padova.

Concerto per festeggiare tanti anni di attività
Achille-De-Giovanni

Per i 120 anni dalla fondazione, l’Università popolare organizza un concerto con la partecipazione della Polifonica Vitaliano Lenguazza, l’orchestra goliardica dell’Università padovana. L’appuntamento è per il 15 novembre alle 21 al teatro Verdi di Padova. Il ricavato andrà all’associazione Luca Ometto (fondazioneometto.it). Per i biglietti contattare il numero 049-8755474.

L’associazione

L’Università popolare di Padova è un’associazione culturale senza scopo di lucro che si definisce «apartitica, apolitica». Conta più di 300 iscritti, con età dai sessant’anni in su e da circa vent’anni ha sede nel cosiddetto “casello daziario”, edificio situato in corso Garibaldi 41/1. Nata 120 anni fa – l’atto costitutivo è del 1903 – si prefigge di trasmettere la conoscenza e la cultura per «un’educazione permanente dei suoi associati». Propone corsi di lingue, di cultura letteraria, scientifici, musicali, storici, di informatica e altro ancora. Organizza conferenze, viaggi e visite culturali.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)