IV Domenica del Tempo Ordinario *Domenica 28 gennaio 2024

Marco 1,21-28

IV Domenica del Tempo Ordinario *Domenica 28 gennaio 2024

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafarnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

Se è vero, da un lato, che Dio non ci molla, dall’altro è ancora più vero che Dio non vuole far pesare la sua presenza alla nostra libertà personale. È un’attenzione che Dio ha fin dai tempi d’Israele, quando a ogni sua apparizione sul Sinai, il monte tremava di paura insieme a tutto il popolo che diceva tra sé: «Che io non oda più la voce del Signore, mio Dio, e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia» (Dt 18,16). È una difficoltà che spesso proviamo anche noi nel fare il bene. Quante volte, infatti, il nostro bene umilia chi lo riceve! O perché lo facciamo con un paternalismo bolso, o peggio riducendolo a un assistenzialismo puramente burocratico, come anche a un volontarismo semplicemente catechistico. 

Meglio fare un passo indietro, dice Dio a Mosè. E così la parola incandescente di Dio passa al profeta, un uomo tolto dagli uomini che parla come gli uomini. Con le parole di Dio, però. Come parlerebbe Dio! Senza ridurne il voltaggio, senza fraintenderle, senza tradurle a interesse personale. Farlo sarebbe tradire il messaggio, approntando deviazioni solo opportunistiche. «Gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò – dice Dio – Ma il profeta, che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire» (18,18.20). Così! Duro, ma chiaro Dio!

Ed eccolo, il profeta di Dio: Gesù! Indossa la parola di Dio da capo a piedi, parla di Dio sempre e ovunque. Ne parla, però, con parole di uomini e così viene naturale a tutti ascoltarlo! Sia, quando squaderna il mistero del Regno dei cieli, sia quando racconta di pecore che scappano dall’ovile, di semi di senapa che crescono come alberi, di case costruite sulla sabbia, di monete che per un attimo di distrazione non si trovano più o di figli che chissà perché scappano di casa. Parabole che noi beviamo ad occhi chiusi! «Stupiti del suo insegnamento: egli, infatti, insegnava loro come uno che ha autorità» (Mc 1,22). Autorità! Una parola che in bocca di Gesù, «non come succede con gli scribi», non sa di comandamenti e di imposizioni esterne, ma sveglia in chi l’ascolta un’irrefrenabile voglia di crescere, di far chiarezza, di indossare veramente la propria esistenza. 

«Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? 

Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!» (1,24). Cos’è? Un insulto? Una lode? È «un uomo posseduto da uno spirito impuro» (1,23) che grida. Lo conoscono tutti a Cafarnao. È da una vita che si mescola a tutto, nelle strade, per le piazze. Anche in sinagoga, soprattutto di sabato nella preghiera comune. Ma… è solo oggi che grida!  E grida contro Gesù! Che sarà mai? «È il grande drago, il serpente antico, colui che è chiamato diavolo e il Satana e che seduce tutta la terra abitata» (Ap 12,9). Le inventa tutte il male, pur di avere gli uomini. Mescola le carte, ne scambia i colori in modo che tutto sia uguale a tutto e niente abbia più valore. 

«Taci! Esci da lui!» gli ordina Gesù «severamente» (1,25)! «Sia vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno» (Mt 5,37). È questo che dobbiamo fare? Anche se il diavolo dice la verità, proclama la santità della tua persona ed è il primo a riconoscerti? Soprattutto allora! Il diavolo è ipocrita, menzognero: all’occorrenza sa anche pregare! A tentare Gesù nel deserto non ha avuto dubbi nel citare i salmi e di portarlo sul pinnacolo più alto del Tempio. Il brutto è che gli uomini della sinagoga, soprattutto i sacerdoti del tempio lo lasciano fare. O non se ne accorgono oppure peggio ne approfittano per guadagnare notorietà! 

«Taci! Esci da lui!» gli ordina Gesù. E lo fa «severamente» (Ivi). Non accetta nessun dialogo con il male, nessun compromesso! Vattene, Satana! Non è mai carità confondere la verità. «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12). E allora: «Sia la luce! E la luce fu» (Gen 1,3)! E le tenebre, che si addensano intorno e dentro quell’uomo «posseduto dallo spirito impuro», se ne devono andare, subito, «straziandolo e gridando forte» (Mc 1,26). Talmente la menzogna s’era innervata nella carne di quell’uomo. 

È così! Il bene, quando si libera a forza dal male, ci lascia a pelle viva. Ci rovescia l’anima! Dentro e fuori, a noi e a chi ci guarda! Se, infatti, prima tutti «erano stupiti» (1,22) per le parole di Gesù, adesso sono «presi da timore» (1,27), talmente le sue parole vanno in profondità, scoprono i diavoli più nascosti e fanno pulizia fin dentro le pieghe più riposte: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!» (Ivi)

Cosa dobbiamo fare? Scappare ancora una volta come facevano gli ebrei alle manifestazioni di Dio? No! Piuttosto «accostiamoci a lui per rendergli grazie – ci esorta il salmo responsoriale – È lui il nostro Dio e noi il popolo del suo pascolo, il gregge che egli conduce» (Sal 94,2.7). «Fratelli – aggiunge Paolo – io vorrei che foste senza preoccupazioni. Lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni» (1Cor 7,32.35). Che c’è di più bello? «Si rifugiano gli uomini all’ombra delle tue ali – recita opportunamente un salmo nella sinagoga – si saziano dell’abbondanza della tua casa: tu li disseti al torrente delle tue delizie. È in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce» (Sal 36,8-10). «Cristo, mia dolce rovina» conclude a garanzia di tutto David Maria Turoldo. 

frate Silenzio

Sorella allodola

Con Dio anche l’ombra più nascosta canta la sua luce!

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