Giornata della biodiversità: la vita ha mille forme, ma le stiamo cancellando

Il 22 maggio è la Giornata mondiale della biodiversità, promossa dalle Nazioni Unite per sensibilizzare governi e opinione pubblica sui pericoli che oggi mettono sempre più a rischio l’incredibile ricchezza di forme in cui la vita si manifesta sul nostro pianeta.

Giornata della biodiversità: la vita ha mille forme, ma le stiamo cancellando

Il 22 maggio ricorre la Giornata mondiale della biodiversità, appuntamento proclamato nel 2000 dall’Onu per ricordare l’adozione della Convenzione sulla diversità biologica (Cdb) durante il Summit della Terra a Rio de Janeiro nel 1992. Il segretariato della Convenzione sulla diversità biologica delle Nazioni Unite ha stabilito per il 2016 l’obiettivo “Diffondere la biodiversità nei diversi settori della società, per sostenere i popoli e i loro mezzi di sostentamento”. Un tema di grande importanza, assolutamente necessario per favorire lo sviluppo di un sistema virtuoso e sostenibile dal punto di vista sociale, economico e politico.

Il tema di quest’anno richiama esplicitamente l’attenzione sulla necessità di incrementare l’integrazione delle tematiche della diversità biologica nelle scelte politiche, in un’ottica di sviluppo dell’economia verde quale strumento indispensabile per la salvaguardia del patrimonio naturale. Una necessità reale perché in Europa il 60 per cento delle specie e il 77 per cento degli habitat sono minacciati dall’innalzamento delle temperature, dall’uso sconsiderato del suolo e delle risorse. Eppure la perdita di biodiversità e il degrado degli ecosistemi incidono molto a livello economico: la perdita annua di servizi ecosistemici viene stimata in circa 50 miliardi di euro ed entro il 2050 si stima che le perdite cumulative, in termini di benessere, potrebbero essere equivalenti al 7 per cento del prodotto interno lordo mondiale.

Nonostante questo negli ultimi 50 anni il 60 per cento degli ecosistemi terrestri si è degradato e l’International union for conservation of nature (Iucn), dopo aver passato in rassegna la presenza delle specie in pericolo segnalate nella sua ”Lista rossa”, nel 2015 ha lanciato un allarme proprio in Europa dichiarando che il maggior numero di animali e piante minacciati nell’Ue si trova nell’area mediterranea dove vivono un gran numero e una grande varietà di specie. L’Italia, dice la Iucn nel suo rapporto, ospita circa 67.500 specie di piante e animali, che rappresentano circa il 43 per cento di quelle descritte in Europa e il 4 per cento di quelle del pianeta. Il 35 per cento delle specie a rischio si trova in Italia e, per alcune specie come libellule, farfalle e coleotteri, le percentuali si aggirano intorno al 60 per cento. I principali rischi per la sopravvivenza derivano dalla perdita, frammentazione e degrado degli habitat, dalla siccità causata dai cambiamento climatici, dall’inquinamento, dall'introduzione di specie aliene, dall’agricoltura e allevamento intensivi, dall’urbanizzazione e dal turismo non sostenibile.

Il comitato italiano dell’Iucn, su iniziativa del ministero dell’ambiente e di Federparchi, ha pubblicato le “Liste rosse” nazionali dedicati ai vertebrati e alla flora. Delle 672 specie di vertebrati valutate, 6 sono estinte in tempi recenti: lo storione, lo storione ladano, il gobbo rugginoso, la gru, la quaglia tridattila, il rinofolo di Blasius. Le specie a rischio estinzione sono 161, di cui 138 terrestri e 23 marine, e tra quelle a rischio ci sono lo squalo volpe, l’anguilla, la trota mediterranea, il grifone, l’aquila di Bonelli e l’orso bruno. Le specie in pericolo sono 49 e tra queste ci sono il delfino comune, il capodoglio, la tartaruga caretta caretta e la gallina prataiola. Secondo i dati delle Nazioni Unite sono circa 34 mila le specie di piante e 5.200 le specie di animali a livello globale che rischiano l’estinzione. Si rompe così un equilibrio che può indebolire la resistenza degli ecosistemi rendendoli più vulnerabili a eventi come il cambiamento climatico, perché una grande biodiversità aumenta le probabilità che almeno alcune specie saranno sufficientemente resistenti da portare avanti importanti compiti come la depurazione dell’acqua e l’impollinazione dei raccolti in un ambiente che cambia.

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