La Nazionale amputati, per una settimana di casa a Camporovere

La Nazionale amputati è stata in ritiro in parrocchia dal 16 al 20 agosto prima di partire per la Polonia dove a settembre disputerà un torneo europeo di sei nazioni. È una sfida nata quattro anni fa dal sogno di un 14enne nato senza una gamba. Da allora Francesco Messori ha incontrato Messi e guidato la squadra ai mondiali del Messico nel 2014. 

La Nazionale amputati, per una settimana di casa a Camporovere

«Vorremmo farti conoscere un ragazzo nato con una gamba più corta dell’altra e che gioca nella Nazionale italiana calcio amputati», dicono a don Federico Fabris, parroco di Camporovere, a pochi chilometri da Asiago, durante la presentazione del libro Niente è impossibile.
Non un libro qualsiasi, quello scritto da don Federico assieme ad altri quattro preti, ma la testimonianza della determinazione di Michele, un ragazzo morto a 17 anni di tumore.

È qui che conosce la storia del 18enne Emanuele Padoan, da tre anni nella Nazionale amputati che, agli inizi di settembre, parteciperà a un torneo in Polonia.
Ma la squadra non ha una sede fissa dove allenarsi, così il prete, che si definisce appassionato di calcio da prima della nascita, lancia la proposta: «Vi ospito io in parrocchia».
Detto fatto, dal 16 al 20 agosto le stampelle azzurre sono state in ritiro sull’altopiano d’Asiago: un modo per far conoscere alla comunità i calciatori, ognuno con una storia differente, dal 14enne al veterano che di anni ne ha 48.
Non c’è limite di età, ma solo tanta costanza e forza di volontà per allenare, durante l’anno e individualmente, il fisico e gli arti superiori a reggere le stampelle.

Tra loro c’è anche Emanuele

«Fino a 12 anni ho giocato in porta, con una protesi alla gamba, assieme a calciatori normodotati, ma non potevo continuare perché non sono consentite partite miste». Poi, durante un’operazione ha conosciuto una signora che gli ha parlato della squadra: nel 2013 entra ufficialmente in Nazionale, l’anno dopo vola, assieme al team, in Messico per disputare il Mondiale, segna una rete contro i padroni di casa, prima di perdere ai calci di rigore, agli ottavi, contro Haiti.
Con 13 reti – ci tiene a sottolinearlo – è il più prolifico del gruppo.

Piede sinistro, proprio come Francesco Messori, suo coetaneo e amico, capitano e fondatore della Nazionale.
Dal desiderio e dal sogno di quello che quattro anni fa era un 14enne nato senza una gamba, tutto questo ora è reale: «Volevo dimostrare a me stesso cosa potessi fare giocando alla pari, così ho creato un gruppo su Facebook dove pian piano ho conosciuto ragazzi nella mia stessa situazione e appassionati di calcio».

Francesco, sfida su sfida, si è tolto soddisfazioni con l’incoscienza di chi solo fra qualche anno si renderà conto dell’impresa: ha incontrato il suo mito, Messi, mancino come lui, si è tatuato l’autografo ed è stato il primo italiano a tenere un discorso alla Masia, vivaio del Barcellona dove si insegnano prima i valori della vita e poi dello sport. 

Ed è lo stesso messaggio di don Federico: «Oggi tanti ragazzi abbandonando lo sport perché obbligati dai genitori a essere solo vincenti. Emanuele e gli altri hanno una gamba sola e la sfruttano al meglio. Sono contrari alla rassegnazione: dovremmo seguire il loro esempio nelle nostre vite».

LA NAZIONALE Sostenuta dal Csi, è attesa in Polonia per un torneo a sei

La Nazionale calcio amputati è nata ufficialmente l’8 dicembre 2012 su idea di Francesco, allora 14enne, assieme al Centro sportivo italiano che supporta il progetto pagando viaggi e organizzando eventi per diffondere il movimento.
In Italia ci sono solo venti calciatori e la squadra non è riconosciuta dalla Federazione italiana gioco calcio: un paradosso perché la Uefa, organo amministrativo del calcio europeo, ha voluto la Nazionale a Milano per un’amichevole contro la Francia, sotto al castello Sforzesco, prima della finale di Champions League dello scorso maggio.
Nel calcio tra amputati si gioca “sette contro sette” in due tempi da 25 minuti e la Turchia è il paese dove la disciplina è più evoluta: esistono due campionati, i calciatori sono professionisti e hanno uno stipendio.
Anche in Inghilterra esistono squadre di club, mentre in Spagna e in Francia la situazione è simile all’Italia.
A settembre, in Polonia, si disputa un torneo a sei squadre (Italia, Francia, Polonia, Inghilterra, Russia e Spagna) che dall’anno prossimo sarà ufficialmente l’Europeo di calcio amputati.

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