Una “nuova etica” in sanità

Più o meno negli stessi giorni in cui è stata annunciata la ripresa in commissione Affari sociali della Camera della discussione del testo sul testamento biologico, in Vaticano veniva presentata la nuova Carta degli operatori pastorali della sanità. Un vademecum che aggiorna il precedente del 1995 e viene riproposto all’attenzione del pubblico con l'obiettivo di coinvolgere nella riflessione non solo il personale medico ma amministratori, legislatori, biologi, farmacisti chiamati a ridefinire i contorni dell'agire medico in un periodo segnato da grandi novità e importanti interrogativi.

Una “nuova etica” in sanità

A illustrarlo è stato chiamato il prof. Antonio Spagnolo, direttore dell’Istituto di bioetica della facoltà di medicina e chirurgia “A. Gemelli”, il quale ha fatto notare che rispetto all’edizione precedente la Carta contiene diverse novità.
Anzitutto non si rivolge solo a medici, infermieri e ausiliari, ma anche ad amministratori, legislatori, biologi, farmacisti. In secondo luogo introduce il concetto di “giustizia sanitaria” e lancia il messaggio che le strategie sanitarie devono essere economicamente ed eticamente sostenibili. Destinatari del messaggio sono ovviamente gli industriali, ma anche i politici, chiamati a ispirarsi nel loro lavoro a«una visione di solidarietà e giustizia».

Altre novità della Carta riguardano i problemi di inizio vita e di fine vita.
In riferimento ai primi si tiene conto dei dati più recenti della ricerca scientifica e dei progressi della tecnica, come ad esempio il congelamento del tessuto ovarico, ritenuto una«risposta eticamente sostenibile nel caso di terapie oncologiche che possono alterare la fertilità della donna». Confermata la posizione di sempre per quanto riguarda l’aborto, vengono inseriti nuovi articoli in riferimento a riduzione embrionale, intercezione, contragestazione, feti anencefalici, gravidanze ectopiche, tutela del diritto alla vita.

Per quanto concerne il fine vita, in particolare l’eutanasia, si ribadisce che anche se richiesta “in piena coscienza” dal soggetto interessato nessun operatore sanitario può farsi “tutore esecutivo di un diritto inesistente”. Ne consegue logicamente che eventuali legalizzazioni dell'eutanasia cessano di essere una vera legge civile moralmente obbligante per la coscienza.

Nella Carta non mancano novità relative ai due temi più discussi nel dibattito ripreso in questi giorni sul testamento biologico: l’inclusione di nutrizione e idratazione all’interno dei “trattamenti sanitari” e il “vincolo” per il medico di attenersi alle cosiddette disposizioni anticipate di trattamento (dat) indicate dal paziente.
Si osserva al riguardo che nutrizione e idratazione, anche se«artificialmente somministrate», sono da includere tra le cure di base dovute al morente solo«quando non risultino troppo gravose o di alcun beneficio». La loro somministrazione pertanto è obbligatoria, ma solo nella misura in cui e fino a quando dimostrino di raggiungere la loro finalità propria, che consiste nel procurare l'idratazione e il nutrimento del paziente.
Si conferma inoltre«la eticità della sedazione palliativa profonda nelle fasi prossime al momento della morte, attuata secondo corretti protocolli etici e sottoposta a un continuo monitoraggio».

In riferimento al testamento biologico, vale a dire l’espressione in anticipo da parte del paziente delle sue volontà circa i trattamenti ai quali desidererebbe o no essere sottoposto nel caso in cui, nel decorso della sua malattia o a causa di traumi improvvisi, non fosse più in grado di esprimere il proprio consenso, la Carta afferma che deve essere sempre rispettata la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente, ma il medico non è un “mero esecutore”, conserva il diritto e il dovere di sottrarsi a volontà discordi dalla propria coscienza.
Si evidenzia infine il ruolo della consulenza di etica clinica che può aiutare a individuare conflittualità e dubbi etici che singoli operatori sanitari, pazienti e familiari possono sperimentare nella pratica clinica, facilitandone così la risoluzione con scelte diagnostico-terapeutiche condivise al letto del malato nella cornice valoriale propria della medicina e dell’etica.

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