Morte Frizzi, malaria in Venezuela, incendio Siberia, Papa su sicurezza, Yemen, politica, poliziotto-eroe in Francia

Il riepilogo delle principali notizie del giorno dall'agenzia Sir.

Morte Frizzi, malaria in Venezuela, incendio Siberia, Papa su sicurezza, Yemen, politica, poliziotto-eroe in Francia

Fabrizio Frizzi: p. Epifani (Cei e “A Sua Immagine”), “persona e professionista garbato, testimonial di tanti eventi benefici”

“Fabrizio Frizzi aveva uno stile di conduzione familiare, affidabile, che comunicava serenità e garbo. Una cifra della sua personalità e professionalità”. Con queste parole padre Gianni Epifani ha commentato al Sir la morte del conduttore Rai, avvenuta nella notte all’Ospedale Sant’Andrea di Roma, a seguito di un’emorragia cerebrale. “Di Fabrizio Frizzi – prosegue padre Epifani, responsabile del programma “A Sua Immagine” e della Santa Messa in tv, ma anche membro dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei – è bello ricordare come nella sua attività di conduttore abbia saputo trattare anche tematiche delicate, complesse, come la malattia, con grande rispetto e garbo. Questo lo ha dimostrato soprattutto nei tanti speciali di Telethon, con la capacità di accostarsi a chi soffre in maniera luminosa e positiva”. Padre Epifani ricorda inoltre l’esperienza di Fabrizio Frizzi per l’Unitalsi a Lourdes: “Frizzi non è stato solo un testimonial per l’Unitalsi, un’immagine di un volto dello spettacolo per una buona causa. Ha accompagnato con convinzione e partecipazione molti malati nei viaggi a Lourdes, trasmettendo rispetto e misericordia”.

Venezuela: missionari Cesena-Sarsina, “la malaria ha mietuto già decine di vittime. Situazione drammatica, non ci sono medicine”

È la malaria “l’ultima sofferenza che ha mietuto già decine e decine di vittime” in Venezuela. A raccontarlo sono due sacerdoti missionari fidei donum, don Derno Giorgetti e don Giorgio Bissoni, originari della diocesi di Cesena-Sarsina e attivi nella missione nella diocesi di Carupano e nella parrocchia di Playa Grande. Di questa emergenza “Playa Grande ne è il centro”. “Ogni famiglia – spiegano i due sacerdoti in una testimonianza pubblicata sul sito web del ‘Corriere cesenate’ – si trova a gestire due o tre ammalati. Una situazione drammatica perché non ci sono medicine”.

Siberia, incendio al centro commerciale: patriarca Kirill, “preghiere per tutte le vittime innocenti”

“Sua Santità il patriarca Kirill soffre insieme ai parenti e amici di coloro che sono morti nell’incendio a Kemerovo e rivolge le sue preghiere per tutte le vittime innocenti. Il Patriarca prega per il recupero dei feriti e invia la sua benedizione su tutti coloro che prestano aiuto, medici, soccorritori, volontari e anche coloro che partecipano indirettamente all’assistenza alle vittime”. Lo ha riferito sul sito del patriarcato di Mosca il portavoce del Patriarca, Alexander Volkov, riguardo all’incendio che nella notte tra sabato e domenica 26 marzo ha devastato il Zimnyaya Vishnya, ciliegia d’inverno, un centro commerciale di quattro piani a Kemerovo, in Siberia. Il bilancio della tragedia è di almeno 64 vittime e decine di feriti. “Oggi, mentre i cuori di tutti sentono profondo dolore per la tragedia del 25 marzo a Kemerovo, vorrei esprimere le mie condoglianze a coloro che hanno perso parenti e amici”, ha scritto stamane anche l’arcivescovo di Mosca Paolo Pezzi: “Chiedo a tutti i nostri credenti di unirsi a me nella preghiera per il riposo dei morti, per la guarigione delle vittime, per la consolazione e il sostegno dei parenti e amici, per l’aiuto di Dio a tutti coloro che sono responsabili affinché non si ripeta una simile terribile disgrazia”.

Papa Francesco: a Ispettorato polizia presso Vaticano, “vi sacrificate per custodire me e la gente”, per evitare che “un pazzo faccia una strage”

“Custodire”. È il verbo utilizzato dal Papa durante l’udienza concessa oggi all’Ispettorato di polizia presso il Vaticano, che ha concluso parlando a braccio. “A me fa un po’ tristezza quando esco e voi siete lì a lavorare”, ha esordito Francesco nella sua coda fuori testo. “Ma questa gente deve essere a casa sua, con i suoi!”, ha esclamato il Papa, che poco prima aveva salutato le famiglie e i figli dei poliziotti, dicendo: “È tanto importante la famiglia”. “Lavorate per custodire la gente, per custodire me: non so come ringraziarvi, voi siete dei custodi”, l’elogio di Francesco. “Questa gente si sacrifica per custodire, custodire il Papa ma anche custodire la gente, perché non ci sia qualche pazzo che faccia una strage e rovini tante famiglie”, ha commentato Francesco, che ha ripetuto più volte il verbo “custodire” per sintetizzare la missione delle Forze di polizia. “Io ho pensato al custodire di Giuseppe”, ha proseguito Francesco a proposito del dono scelto per i presenti: “Io vorrei in questa Pasqua donarvi quest’immagine di san Giuseppe, il custode di Gesù, perché voi la portiate con voi, decidendo dove metterla. È un dono dal cuore, vorrei esprimere con questo la mia gratitudine”.

Yemen: Save the Children, a tre anni da inizio conflitto 5.000 bambini morti o feriti

“Noi, i bambini dello Yemen, stiamo disperatamente cercando di sopravvivere. Andiamo a letto con il rumore degli aerei da guerra sopra le nostre teste e quello delle armi nelle strade. Quando ci svegliamo, attorno a noi vediamo sempre più distruzione. Siamo innocenti, non siamo parte di questa guerra e non abbiamo fatto nulla di male”. Comincia così l’appello di 17 bambini e ragazzi yemeniti, ai quali Save the Children ha voluto dar voce a tre anni esatti dall’inizio dell’escalation del conflitto in Yemen. I bambini chiedono al mondo e alla comunità internazionale di non dimenticare la guerra brutale che sta devastando il loro Paese e le loro vite. Da marzo 2015, sono più di 5.000 i bambini che hanno perso la vita o che sono rimasti feriti, in media 5 al giorno. Oltre 15.000 gli attacchi aerei registrati dall’avvio delle ostilità, mentre più di 22 milioni di persone, tra cui oltre 11 milioni di minori, hanno bisogno di assistenza umanitaria. Da ottobre 2016, inoltre, sono stati più di 600 i casi di minori, anche di 10 anni di età, reclutati da tutte le parti in conflitto e gravissime sono anche le conseguenze sul diritto all’educazione, con 1,9 milioni di bambini che non possono andare a scuola, esposti al rischio del reclutamento forzato nei gruppi armati o dei matrimoni precoci.

Politica: mons. Savino (Cassano all’Jonio), “formazione, competenza e onestà costituiscono lo ‘zaino’ di fedeltà di chi ha una responsabilità sociale e umana”

Una riflessione riguardante “l’agonia della politica e la resurrezione dell’agire politico”. È stata offerta, oggi, da mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio, in occasione della Pasqua, in un incontro, nella basilica cattedrale, con i sindaci dei 22 Comuni del territorio diocesano e le donne e gli uomini impegnati in politica. Secondo il presule, “la politica è in agonia perché non riesce a rispondere ad alcune istanze di senso, sociali e di giustizia, direi epocali”: il “contrasto tra la globalizzazione e l’aumento delle disuguaglianze economiche”, l’“opposizione tra cosmopolitismo e localismo”, l’“emigrazione delle masse dei poveri”. La prima forma di fedeltà di ogni politico è, ha avvertito il presule, “l’onestà”. “Formazione, competenza, onestà, con una buona dose di umiltà, costituiscono lo ‘zaino’ di fedeltà di chi ha una responsabilità sociale e umana. Questi cinque verbi, uscire da sé, comprendere, prendere su di sé, dare, essere fedeli costituiscono un itinerario possibile e reale per riscattare l’agire politico dall’agonia della politica”, ha concluso mons. Savino.

Francia: il ricordo del poliziotto-eroe. Padre Jean-Baptiste, “non ho potuto sposarlo perché era incosciente”

Il tenente colonnello Arnaud Beltrame, che venerdì 24 marzo si era sostituito all’ostaggio del terrorista nel supermercato di Trèbes in Francia, “era probabilmente animato da passione”, perché “per lui essere un poliziotto significava proteggere. Ma lui sapeva il rischio che correva. E sapeva anche che aveva fatto a Marielle la promessa di sposarla con rito religioso”. È quanto padre Jean-Baptiste, monaco dell’abazia di Lagrasse (Aude), ha raccontato dopo la morte di Arnaud Beltrame. Un racconto pubblicato sul sito della diocesi di Carcassonne. Arnaud era appassionato della polizia, ha sempre avuto una passione per la Francia, la sua grandezza, la sua storia, le sue radici cristiane che ha riscoperto con la sua conversione. “Solo la sua fede può spiegare la follia di questo sacrificio”, ritiene padre Jean-Baptiste. “Sapeva che, anche se la sua vita aveva cominciato ad appartenere a Marielle, era anche di Dio, della Francia, dei suoi fratelli in pericolo di morte. Credo che solo una fede cristiana animata dalla carità possa avergli chiesto questo sacrificio sovrumano”. Jean Baptiste racconta anche delle ultime ore vicino ad Arnaud, il sacramento dell’unzione degli infermi. “Non ho potuto sposarlo, come hanno infelicemente scritto in un articolo, perché era incosciente”.

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Fonte: Sir