“@dolescenti online”: vigilare e condividere

Un dossier della rivista "Etica e professioni" della fondazione Lanza interpella la consapevolezza degli adulti sugli effetti che ha nei ragazzi l’uso intensivo dello smartphone e della rete. Senza demonizzarli, ma individuando strategie per ridurre i rischi legati al loro utilizzo.

“@dolescenti online”: vigilare e condividere

I dati sono noti, al punto che si rischia perfino di perdere di vista la loro significanza
«Secondo un’indagine sui ragazzi di terza media della Società italiana di pediatria relativa al 2014 – esordisce Claudia Zarabara, esperta di social media marketing e docente all’università di Padova, nel presentare in questi giorni ad Abano il dossier “@dolescenti online” – il 93 per cento degli adolescenti, nati intorno al 2000-01, si collega a internet dallo smartphone. WhatsApp, che è vietato ai minori di 16 anni, viene usato da otto ragazzi su dieci; Facebook, vietato agli under 13, è usato dal 75 per cento del campione. Perfino il gioco d’azzardo online, vietato ai minorenni, è stato provato dal 13 per cento degli interpellati. Mentre “solo” il 36 per cento dei nati nel 1996-98 ha ricevuto lo smartphone prima di finire le medie, tra i nati del 2002-04 la quota sale al 95 per cento. La stessa indagine rileva la percentuale dei comportamenti a rischio: il 15 per cento dichiara di aver postato “selfie” provocanti e il 48 per cento afferma di avere amici e compagni che l’hanno fatto. Una percentuale variabile tra l’11 e il 25 per cento confessa di aver dato dati sensibili (telefono, foto, scuola...) a sconosciuti. Cresce poi l’abitudine a navigare nelle ore serali e notturne: il 56,6 per cento lo fa dopo cena e il 40 prosegue fino a tardi. E internet è “il primo pensiero” al risveglio».

Dietro i numeri di questo uso crescente e spesso sregolato della rete, per chiacchierare, condividere, cercare, chiedere e dare informazioni, pubblicare foto, si creano nuovi parametri di misura del proprio appeal e quindi della propria autostima.
Sapere di quanti social sei – continua l’esperta – quanti follower hai, quanti fan hai, se pubblichi cose “interessanti”, significa misurare quanto sei popolare o, al contrario, se sei uno “sfigato digitale”.
Tutto questo non deve indurre gli adulti a demonizzare i social, ma non bisogna neanche dimenticare che i ragazzi a 13 anni sono solo all’inizio della loro vita sociale e, anche se paiono grandi esperti in tecnologia, dal punto di vista delle esperienze reali sono ancora degli sprovveduti.
Hanno a disposizione strumenti potentissimi per entrare in contatto col mondo, ma con modesta attrezzatura di vita.

«Essere inseriti nei social non è esente da rischi. La “personal reputation” è spesso sottovalutata dalle persone in rete che poi magari, quando è il momento di inserirsi nel mondo del lavoro, si trovano davanti a selezionatori che li valutano anche digitando il loro nome su Google. Occorre quindi saper proteggere i propri dati, la propria privacy. E non violare quella degli altri sapendo distinguere cosa è pubblico e privato, imparando se è possibile pubblicare le foto di compagni e insegnanti. Non bisogna pubblicare dati troppo personali, dichiarare cose false, pubblicare contenuti inappropriati, dare il proprio “mipiace” a pagine inappropriate, fomentare o subire il cyberbullismo, accettare amicizie da sconosciuti, divulgare gossip e notizie non vere o che possono ledere qualcuno».

Genitori, istruzioni per l'uso
Per essere ai fianco dei ragazzi nell’uso giudizioso del social i genitori sono chiamati a saper usare per primi questi strumenti, in modo da saperli consigliare definendo delle regole di buon senso su cosa pubblicare, sul tempo da trascorrere on line e altro. Gianfranco Volpi, funzionario di polizia autore del saggio Via le mani dai bambini, che ha firmato l’ultimo intervento del dossier “@dolescenti online” sottolinea quanto, per agire da genitori senza imporre una sorveglianza troppo invasiva, sia importante «una partecipazione amica a tutela e custodia» che condivida con i figli, attraverso semplici domande, uno “spazio-tempo” relazionale, dialoghi sui nuovi aggiornamenti, sul filmato guardato di Youtube, sulla nuova amicizia allacciata su Facebook.
In questo modo si diventa interlocutori affidabili, informati e credibili anche quando li metteremo in guardia su siti e situazioni fuorvianti.

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