Gioventù violenta. Cresce la preoccupazione per la diffusione di comportamenti aggressivi e violenti tra giovani e giovanissimi

La diffusione dei comportamenti devianti risulta essere trasversale agli ambienti e alle classi sociali

Gioventù violenta. Cresce la preoccupazione per la diffusione di comportamenti aggressivi e violenti tra giovani e giovanissimi

Nelle pagine di cronaca nera gli episodi che coinvolgono giovani e adolescenti diventano sempre più numerosi: nella notte tra il 26 e il 27 aprile scorso a Monreale (Pa) un alterco tra ventenni è sfociato in tragedia; qualche giorno prima, ad Abbiategrasso (Mi), quattro ragazzi tra i 18 e i 27 anni hanno accoltellato un 21enne; i primi di marzo a Como, si è consumata una maxi rissa tra adolescenti scatenata da un banale litigio. L’elenco, purtroppo, è piuttosto lungo e contiene anche fatti accaduti all’interno di luoghi prima considerati “sicuri”, come le mura scolastiche.

Dunque, cresce la preoccupazione per la diffusione di comportamenti aggressivi e violenti tra giovani e giovanissimi e i dati diffusi all’inizio di quest’anno dal Viminale non sono certo confortanti. A quanto pare, infatti, negli ultimi dodici anni si è registrato un aumento dei minori arrestati o denunciati del 15 per cento: dai 28.196 del 2010 ai 32.522 del 2022. I reati più frequenti sono furto, rapina ed estorsione (39,4%), seguiti da lesioni dolose e minacce (16%). Secondo il rapporto ESPAD® Italia 2023, quasi il 40% degli studenti tra i 15 e i 19 anni ha partecipato a zuffe o risse, con un incremento di sette punti percentuali rispetto al 2019. Inoltre, il 12% ha preso parte a episodi di violenza di gruppo.

Negli ultimi cinque anni, poi, si è osservata una riduzione delle differenze di genere nei comportamenti violenti. Ad esempio, tra le ragazze, il danneggiamento di oggetti è aumentato dal 2,3% nel 2018 al 3,9% nel 2023, e gli atti di violenza fisica gravi sono passati dall’1,9% al 4% .

Tra le città più interessate dalla criminalità giovanile troviamo Milano (con quasi 7mila reati denunciati ogni 100mila abitanti nel 2022 e denunce in crescita del 3,5% nel primo semestre 2023). Sul podio figura anche Roma. Nella Capitale, in particolare, le denunce sono in crescita del 5% rispetto al 2019 e i furti con destrezza non raggiungevano questi livelli, oltre 26 mila nel 2022, da anni. Anche Napoli, Bologna, Firenze, Torino, Imperia, Livorno, Rimini e Prato registrano una consistente crescita di reati minorili.

Le informazioni raccolte evidenziano il ruolo a volte strumentale dei social network nell’ambito della criminalità giovanile: spesso questi media diventano amplificatori di azioni riprovevoli che sul web assumono il profilo di “imprese”, o vengono utilizzati per “reclutare” giovani delinquenti, o ancora radicalizzare ed esaltare comportamenti illeciti.

Ma quali sono le cause di queste derive e devianze comportamentali?
Qualcuno parla di “generazione abbandonata”, immersa in una sconfortante “solitudine educativa”. Più che in passato, i nostri ragazzi sono esposti a cattivi maestri e pessimi esempi di impunità. Alcuni personaggi del mondo dei social, o anche dell’intrattenimento giovanile (musica, spettacolo, ecc.) ostentano con nonchalance pugnali (e a volte perfino revolver) come fossero accessori di un outfit di tendenza.

In una recente intervista al Sir Daniela Chieffo, professore associato e direttore dell’Unità Operativa di Psicologia clinica presso l’Università Cattolica Fondazione Policlinico Agostino Gemelli, ha spiegato che “la violenza è in aumento, anche perché questi comportamenti ottengono sui media una notevole visibilità. Spesso sono gli stessi giovani a filmare e postare aggressioni nei confronti di soggetti più fragili: alla base c’è una ricerca di consenso rispetto a comportamenti devianti e abusanti. Per alcuni di loro, purtroppo, la violenza diventa un antidoto alla noia. I ragazzi di oggi tendono a ‘fagocitare’ sensazioni e ad ‘andare veloci’, sono spaventati dal ‘vuoto’ e non sanno gestirlo”. Ma non solo: “Ha un grosso peso in queste situazioni il consumo di droghe, anch’esso in crescita. Si parte dall’assunzione delle cosiddette sostanze leggere, in particolare la cannabis, per affrontare le criticità e gli abbassamenti della tensione del vivere. Per questa generazione il centro di tutte le esperienze è il ‘corpo’”. La professoressa ha, inoltre, aggiunto che “alla base degli episodi di violenza c’è poi una certa tendenza sub-culturale che propone un linguaggio aggressivo e dai contenuti fuorvianti. In alcune serie tv o brani musicali troviamo una narrazione che quasi ‘normalizza’ la violenza e l’abuso di sostanze, si tratta di stimoli che confondono adolescenti privi di punti di riferimento e che al contempo svuotano di valore e senso la vita umana”.

La diffusione dei comportamenti devianti risulta essere, inoltre, trasversale agli ambienti e alle classi sociali. Il tratto comune, però, è spesso la “presenza-assenza” della famiglia. Un ragazzo non ascoltato diventa violento e rabbioso, accumula frustrazione e tende a scaricarla su chi è debole per una sorta di “effetto rispecchiamento”.

In questa emergenza educativa sono sempre più urgenti percorsi di prevenzione, spazi di ascolto e di approfondimento su argomenti come l’empatia, la cultura sociale, la solidarietà e la prevenzione alle dipendenze.

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Fonte: Sir