Una prospettiva nuova

Sui migranti occorre cambiare prospettiva per avere atteggiamenti e comportamenti più consoni al Vangelo. È questo, in ultima analisi, ciò che suggeriscono i vescovi del Triveneto in occasione della centesima Giornata mondiale dei Migrantes. Lo hanno fatto nel corso della conferenza stampa tenuta a Cavallino, nella Casa Maria Assunta dove, come è ormai consuetudine, i vescovi si ritrovano a inizio gennaio per una “due giorni” di aggiornamento pastorale.

Una prospettiva nuova

La celebrazione della Giornata mondiale interessa da vicino il Triveneto perché, come ha spiegato il vescovo di Belluno mons. Giuseppe Andrich, la Cei ha scelto il Veneto come luogo per la celebrazione ufficiale: domenica 19 gennaio alle ore 11, nella chiesa del Sacro Cuore di via Aleardi di Mestre, il Patriarca di Venezia con altri confratelli vescovi celebreranno la liturgia eucaristica alla quale parteciperanno moltissimi immigrati. La celebrazione, come ha spiegato don Dino Pistolato, sarà trasmessa in diretta su Rai Uno ed esprimerà il carattere multiculturale non solo per i colori dei costumi tipici dei partecipanti, ma anche per le preghiere e i canti che saranno eseguiti in più lingue.
Una prospettiva più ampia è, dunque, il suggerimento dei vescovi, che parte da lontano e che trova il suo punto di riferimento in Papa Sarto, del quale ricorre il centesimo anniversario della morte. «È stato Papa Sarto – ha ricordato mons. Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia e Presidente della Conferenza episcopale triveneta – a plasmare la giornata mondiale del migrante e del rifugiato politico. Una sensibilità verso i migranti che Pio X ha sviluppato nel suo impegno pastorale come parroco a Tombolo, a Salzano, come vescovo di Mantova, come Patriarca di Venezia e, infine, come successore di Pietro. Per la Chiesa del Triveneto, e del Veneto in particolare, la solidarietà è una storia che continua. E' a partire da questo prospettiva che sulla questione dei migrantes ne dovrebbe derivare uno sguardo meno contingente». 
Ma un'altra prospettiva dalla quale guardare alla questione della migrazione è quella Europea. Mons. Andrich l'ha chiamata in causa in modo diretto. «L'Europa non può escludere il “mare nostrum”, non può ignorare il dramma umano che si consuma in quelle acque». Ricordando i vari messaggi che hanno accompagnato le giornate mondiali dei migranti, mons. Andrich ha richiamato in modo particolare quello di Paolo VI del 1968, dal titolo: “Per la Chiesa non ci sono frontiere”: «Non è un caso se la Cei ha scelto il Veneto come luogo per la celebrazione della Giornata mondiale dei migranti. Questa è una terra che ha alle spalle un percorso molto lungo di emigrazione. Allora impariamo dalla memoria viva ad avere una atteggiamento di accoglienza più coerente con il Vangelo».  
Ma nonostante questa lunga storia alle spalle, la questione dell'immigrazione che si affaccia alla ribalta della cronaca porta con sé un carico di polemiche. Mons. Adriano Tessarollo, vescovo di Chioggia, ha invitato soprattutto i mezzi di informazione a dare una visione più conforme alla realtà. «Se guardiamo alla dimensione planetaria – ha sottolineato – i flussi migratori che interessano l'Italia hanno numeri contenuti. A livello europeo noi siamo settimi e veniamo dopo l'Austria. Dobbiamo creare una cultura che concepisca la mobilità come un fatto naturale. Certo, non possiamo essere lasciati soli ad affrontare la questione della migrazione». Lampedusa e la visita carica di significato fatta dal Papa a quell'isola e a quei cittadini è stata più volte citata. «Proprio pensando ai lampedusani – ha ripreso il patriarca di Venezia – prende ancora più forza l'insistenza del Santo Padre nel ricordarci che al centro di tutto c'è sempre la persona con la sua dignità. Occorre dare concretezza al salto di qualità che il Papa ci chiede quando ci invita ad abbandonare la cultura dello scarto per dar vita alla cultura dell'accoglienza». 
Il Patriarca, con garbo come è nel suo stile, ha aggiunto un severo monito alla politica. «Il mare nostrum non può essere solo un mare presidiato, ma anche un mare accogliente, e l'accoglienza non può che significare integrazione. Occorre perciò che la politica compia scelte precise in questa direzione e investa adeguate risorse. Nessuno si nasconde che il tema può costituire un problema. Ma è proprio questo il terreno sul quale la politica dimostra la sua capacità: abbandonando lo sguardo del contingente deve saper trasformare un problema in una sfida». 

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