C'è una missionarietà che si addice anche alle coppie e alle famiglie

Anche la famiglia, come la comunità parrocchiale, può rischiare di adagiarsi su binari consueti.

C'è una missionarietà che si addice anche alle coppie e alle famiglie

La santità è anche parresia ovvero audacia, slancio evangelizzatore, fervore. Il Signore invita continuamente a non avere paura, a non fermarci mai nell’annuncio di Gesù Risorto, proprio come successe agli apostoli riuniti nel Cenacolo che avevano la tentazione di rimanere chiusi per la paura di affrontare coloro che avevano crocifisso il loro maestro. Il beato Paolo VI nominava proprio la carenza di parresia come uno degli ostacoli principali all’evangelizzazione. “Abbiamo bisogno della spinta dello Spirito per non essere paralizzati dalla paura e dal calcolo, per non abituarci a camminare soltanto entro confini sicuri” (GE 133). Anche la famiglia, come la comunità parrocchiale, può rischiare di adagiarsi su binari consueti in cui non si sente più il richiamo a crescere interiormente e a sapersi donare agli altri senza trattenere per sé il tesoro della fede. “Come il profeta Giona, sempre portiamo latente in noi la tentazione di fuggire in un luogo sicuro che può avere molti nomi: individualismo, spiritualismo, chiusura in piccoli mondi, dipendenza, sistemazione, ripetizione di schemi prefissati, dogmatismo, nostalgia, pessimismo, rifugio nelle norme” (GE 134). Attraverso questo elenco di ostacoli possiamo farci un esame di coscienza. Quando rinunciamo ad una cena o ad un incontro per pigrizia e stanchezza e sappiamo che quelle persone che ci invitavano avevano proprio bisogno di una presenza amica.

Quando teniamo ben distinti i contatti della parrocchia da quelli delle scuole dei figli, relegando il nostro essere credenti ad un fatto così privato che quasi non vogliamo si sappia. Quando siamo ligi nei precetti e non ci permetteremmo mai di perdere una Messa, ma non sappiamo guardare in faccia il povero che sulla soglia della chiesa ci chiede aiuto. Mille sono le situazioni in cui manchiamo di zelo e spesso possono ricondursi alla mancanza di fiducia che lo Spirito Santo può aprire le nostre porte e i nostri cuori se solo noi lo invochiamo. “Dio è sempre novità, che ci spinge continuamente a ripartire e a cambiare posto per andare oltre il conosciuto, verso le periferie e le frontiere” (GE 135) Ma cosa può significare per una famiglia “normale” cambiare continuamente posto? Se c’è qualcosa che dà sicurezza è la casa e la sua stabilità.

Può essere questo invito a muoversi riferito anche alle famiglie cristiane con figli o è solo la proposta per missionari religiosi e religiose? No, c’è una missionarietà che si addice anche alle coppie e alle famiglie. Ci è richiesto di lasciare uscire il Signore dalle nostre case e bussare nelle case altrui, far sì che Gesù non sia prigioniero della nostra autoreferenzialità ma sia libero di uscire di villaggio in villaggio come faceva durante la sua vita terrena. È una santa inquietudine quella che ci è richiesta, che non ci lasci in pace anche dopo una giornata di lavoro, di studio e di impegni… è come se il nostro divano del salotto non possa diventare il punto di arrivo della giornata, ma solo un’oasi, una pausa, un ristoro sapendo che c’è sempre altro che si può fare, altre persone che si possono incontrare, altre strade, altri mondi.

Giovanni M. Capetta

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Fonte: Sir