Salmo 63. Dare il primato a Dio, in Gesù, rispetto a tutto quanto ci è chiesto di fare significa credere

Provate a recitare durante la colazione del mattino, insieme ai figli e agli altri membri della famiglia l’incipit del salmo 63.

Salmo 63. Dare il primato a Dio, in Gesù, rispetto a tutto quanto ci è chiesto di fare significa credere

“O Dio, tu sei il mio Dio, dall’aurora io ti cerco, ha sete di te l’anima mia, desidera te la mia carne in terra arida, assetata, senz’acqua” (v. 2). Provate a recitare durante la colazione del mattino, insieme ai figli e agli altri membri della famiglia l’incipit del salmo 63 e immagino che la reazione sia come quella che ho sperimentato: un silenzio di sbigottimento, di chi non riesce proprio ad immedesimarsi. In prima battuta pare di percepire solo una grande distanza esperienziale perché, sì, anche noi oggi, come tutti, possiamo sperimentare la normale sensazione della sete, ma non sappiamo cosa significhi essere così assetati in un deserto da rischiare di morire. Anche se i telegiornali denunciano la gravità della siccità di quest’anno, o ci mostrano le fugaci immagini di luoghi della terra in cui ancora gli uomini e le donne lottano per l’acqua e il cibo, nel nostro emisfero ricco e satollo, questo non tocca la nostra carne così come canta il salmista. Ci deve far riflettere, allora, che da secoli questo salmo venga pregato anche dalla Chiesa e, dalla riforma del Concilio Vaticano II, come salmo delle lodi mattutine della prima settimana, a voler rimarcare l’importanza di un messaggio che va oltre il primo livello di comprensione. La nostra fede si gioca nel purificare il desiderio, nel distinguerlo da tanti bisogni superflui, non smettendo di cercare e ancora cercare un’intimità personale, perfino fisica, sempre maggiore con il Signore. Charles de Foucauld, un uomo che ha vissuto la sua santità proprio sperimentando la dimensione esistenziale del deserto, ebbe a dire che: “è il salmo dei salmi! […] bisogna ripeterlo molto spesso… meditandolo a lungo”. “Tu sei il mio Dio”: già in questa sola espressione si manifesta una fede che non è per sentito dire, che non è un’abitudine o una tradizione acquisita, ma nasce dal rapporto diretto ed intimo con il Signore che è di tutti, ma è anche solo per me ed io per Lui. Una dimensione che il salmo approfondisce attraverso l’immagine del banchetto e del cibo che sfama: “Come saziato dai cibi migliori, con labbra gioiose ti loderà la mia bocca” (v. 6). E come non pensare che questo verso in qualche modo profetizza ciò che noi cristiani oggi possiamo vivere attraverso il sacramento dell’Eucarestia: il nostro Dio, in Gesù prende un corpo e questo corpo nella specie del pane si fa alimento per la nostra vita. Un mistero di cui il salmo 63 si fa via eccezionale per sollecitare il nostro spirito ad avere la sete e la fame senza le quali non saremo mai spinti a cercare Dio fin dall’aurora. Dare il primato a Dio, in Gesù, rispetto a tutto quanto ci è chiesto di fare significa credere, come professa il salmista, che donarsi come Lui si è donato a noi è l’essenziale “poiché il tuo amore vale più della vita” (v. 4). Sembra una frase fra due innamorati, esorbitante, eppure anche qui il verso anticipa il senso della nostra sequela che è proprio donare la vita proprio come ha fatto Gesù sulla croce, sapendo che è perdendola per amore che la troveremo. “Quando nel mio letto di te mi ricordo e penso a te nelle veglie notturne, a te che sei stato il mio aiuto, esulto di gioia all’ombra delle tue ali. A te si stringe l’anima mia: la tua destra mi sostiene” (vv. 7-9). Sembra descritta la giornata del credente che, anche nel momento che dovrebbe essere dedicato al riposo, va con la mente al suo Signore, gli è grato per il sostegno ricevuto e rinfranca la sua fiducia, fino a poter gioire, nel giorno che viene, per la sua protezione e il suo sostegno. Ecco allora che il salmo è davvero una preghiera potente che ci indica in Dio la sorgente di ogni bene e ci induce a saperne condividere l’amore. Chi se non noi, senza stancarci mai di andare alla fonte, possiamo riempire le borracce e dissetare i compagni di strada e dare loro l’acqua che abbiamo scoperto, quella di Gesù, grazie alla quale non avremo più sete?

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Fonte: Sir