Un dono di Dio. Gesù è vivo, afferma il Papa, “cammina accanto a noi, accoglie le nostre fragilità”

Mai accontentarsi e mai fermarsi alla prima risposta: una seconda, o una terza sono sempre disponibili basta lasciarsi interrogare e riflettere.

Un dono di Dio. Gesù è vivo, afferma il Papa, “cammina accanto a noi, accoglie le nostre fragilità”

Nella patria di Gengis Khan tra i millecinquecento battezzati, una delle più piccole comunità di cattolici, e una missione iniziata solo una trentina di anni fa. È il viaggio di Papa Francesco che si svolgerà dal 31 agosto al 4 settembre. “Visita tanto desiderata – dice il vescovo di Roma nelle parole che pronuncia dopo la preghiera dell’Angelus – che sarà occasione per abbracciare una Chiesa piccola nei numeri, ma vivace nella fede e grande nella carità”. Il viaggio sarà anche l’appuntamento per un incontro interreligioso in una terra dove la maggioranza dei credenti, il 53 per cento, è di fede buddhista.
Angelus nella domenica in cui Matteo ci propone, nel suo Vangelo, la domanda che Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, pone ai suoi discepoli, ovvero cosa dice il popolo di lui, “e voi chi dite che io sia”. Per la gente che Gesù incontrava nel suo cammino, era un profeta come Mosè, Elia, o come Giovanni Battista. Ma Gesù non è un “personaggio del passato”, non è “un bel ricordo di un tempo che fu”. Per questo la domanda ai suoi discepoli chiedendo chi sono per voi adesso: Gesù, dice Francesco, “non vuole essere un protagonista della storia, ma vuole essere protagonista del tuo oggi, del mio oggi; non un profeta lontano: Gesù vuole essere il Dio vicino”.
Matteo, nella sua pagina evangelica, ci fa conoscere la domanda e le risposte, di Pietro “tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”, e di Gesù che all’apostolo risponde: “tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli. Tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”. È la prima volta che Gesù parla della Chiesa, della missione affidata a Pietro e ai suoi successori, cioè di servire l’unità dell’unica Chiesa aperta a tutte le nazioni, a tutte le culture e a tutti i popoli.
La risposta di Pietro ci dice anche che Gesù “non è un personaggio del passato, ma il Cristo, cioè il Messia, l’atteso; non un eroe defunto, ma il Figlio di Dio vivente, fatto uomo e venuto a condividere le gioie e le fatiche del nostro cammino”. È il Dio del presente non un ricordo del passato, afferma ancora Francesco; “se fosse solo un personaggio storico, imitarlo oggi sarebbe impossibile: ci troveremmo davanti al grande fossato del tempo e soprattutto di fronte al suo modello, che è come una montagna altissima e irraggiungibile; vogliosi di scalarla, ma privi della capacità e dei mezzi necessari”. Gesù è vivo, afferma il Papa, “cammina accanto a noi, accoglie le nostre fragilità, condivide i nostri sforzi e appoggia sulle nostre spalle deboli il suo braccio saldo e gentile”.
La risposta di Pietro è importante anche perché, come leggiamo in Matteo, si tratta di un dono ricevuto dall’altro; infatti, il Signore lo chiama Beato “perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli”.
Un dono che presuppone la volontà di lasciarsi interrogare, di essere sempre in un atteggiamento di ricerca; di non accontentarsi delle proprie certezze né di quanto pensano gli altri, oggi potremmo dire anche dei tanti sondaggi d’opinione, e delle tante chat che ci suggeriscono risposte facili a domande complesse.
Mai accontentarsi, dunque, e mai fermarsi alla prima risposta: una seconda, o una terza sono sempre disponibili basta lasciarsi interrogare e riflettere.
C’è un altro aspetto nella risposta di Gesù che possiamo sottolineare. Quando si rivolge all’apostolo lo chiama Simone, figlio di Giona. È il tema della conversione: Pietro può dare quella risposta perché non più Simone il pescatore chiamato sulle rive del mare di Galilea, segnato dai limiti della povertà umana, ma Cefa, ovvero pietra. E anche in questo caso si tratta di un dono di Dio.
La domanda posta ai discepoli Francesco la propone ai fedeli all’Angelus e chiede: è “un grande personaggio, un punto di riferimento, un modello irraggiungibile? Oppure è il Figlio di Dio che cammina al mio fianco, che può portarmi fino alla vetta della santità, là dove non riesco a arrivare … è il mio Signore, mi affido a lui nei momenti di difficoltà?”.

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Fonte: Sir