“Abbiamo cinque pani e due pesci!”. 31° Capitolo generale delle suore terziarie francescane elisabettine di Padova

A Costabissara, fino al 27 luglio, il 31° Capitolo generale delle suore terziarie francescane elisabettine di Padova dal titolo “Abbiamo cinque pani e due pesci!”. E Gesù disse: “Portatemeli qui”. Fragilità e speranze nelle sue mani”. Rieletta superiora generale, per il secondo mandato, suor Maria Fardin

“Abbiamo cinque pani e due pesci!”. 31° Capitolo generale delle suore terziarie francescane elisabettine di Padova

Questo tema nasce dalla consapevolezza della complessità del nostro quotidiano e della fragilità delle risorse che abbiamo e che siamo di fronte ai bisogni che ci interpellano. L’appuntamento del capitolo generale di un Istituto religioso si svolge ogni sei anni proprio per dar modo a una congregazione di fare una verifica sul suo stile di vita, sulle strutture di governo, sulle opere da portare avanti, sui problemi che essa deve affrontare e sulle persone a cui affidare ruoli di governo. In questo tempo ci siamo abituati a parlare di sinodalità perché ci si sta rendendo conto che se non ci si ascolta e non si cammina insieme, non si arriva da nessuna parte. Il capitolo ha proprio questo stile: è un luogo di ascolto e di fraternità per poter decidere e camminare insieme.

Una prima fase del capitolo, iniziato il 7 luglio, è stata dedicata alla preghiera e alla reciproca conoscenza fra le 48 suore capitolari provenienti, non solo dall’Italia ma anche dalla altre parti del mondo dove si trovano comunità elisabettine: Egitto, Kenya e America Latina. L’obiettivo principale della prima fase del Capitolo è conoscere, attraverso la relazione della superiora generale “uscente” e della economa, lo stato dell’Istituto. Conoscere il passato e il presente per guardare al futuro, in ascolto di noi e di quanto chiede la realtà odierna. Si è fatto anche un primo passo per individuare le piste di impegno per tutta la Famiglia elisabettina nei prossimi sei anni.

Certamente il momento, anche emotivamente più forte, è quello in cui viene chiesto alle capitolari di scegliere la superiora generale per il nuovo sessennio. Questo momento viene sempre preceduto da una veglia di preghiera per chiedere al Signore la luce necessaria che porti alla scelta più opportuna. La mattinata di lunedì 17 luglio è iniziata quindi con la preghiera e la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, il vescovo della diocesi in cui è nata nel 1828 la Famiglia elisabettina. È seguita la votazione nella sala capitolare che ha portato alla elezione, per il secondo mandato, di suor Maria Fardin. Nel pomeriggio è stata eletta la vicaria generale, suor Chiara Dalla Costa. Nella giornata successiva le altre consigliere, suor Paola Cover, suor Teresa Wanjiru Kimondo, suor Liviana Fornasier. Si è conclusa la giornata con la preghiera di ringraziamento al Signore e alle sorelle che hanno accolto con il loro sì la richiesta di far parte del nuovo consiglio generale.

Un segno forte ha caratterizzato questo momento: erano state preparate quattro ciotole con la terra portata dalle quattro circoscrizioni che compongono la Famiglia elisabettina: la terra dell’Egitto, la terra del Kenya, la terra dell’America Latina e la terra dell’Italia. Ogni terra fa pensare alle gioie e alle fatiche delle persone che la abitano, alla complessità e ai bisogni di quel territorio, alle opere necessarie per dare concretezza al Vangelo e al Carisma. Al nuovo Consiglio è stata consegnata un’unica ciotola dove i diversi terreni sono diventati una terra sola a indicare quanto stiamo sperimentando e costruendo in questa esperienza capitolare. Si fa sempre più forte fra noi il desiderio di creare le condizioni per una unità fra culture, lingue e appartenenze diverse, riconoscendo in questa diversità un valore che diventa ricchezza per tutte. Siamo consapevoli di aver affidato a queste sorelle un compito non facile nel mondo di oggi che ha subito un “cambiamento d’epoca”…come lo definisce anche Papa Francesco. A loro va tutta la nostra gratitudine per aver risposto “sì” a questa nuova chiamata.

Possano sentirsi sostenute dalla forza della fraternità e dalla preghiera di tutte le elisabettine, ma anche dalle parole che la fondatrice, la Beata Elisabetta Vendramini, rivolgeva alle sue figlie esortandole ad “abbandonarsi alle mani di Dio e a porre tutta la fiducia in Lui”. E ora, fino al 27 luglio, continuiamo a lavorare mettendo insieme proposte e pensieri su quanto riteniamo importante affrontare nei prossimi sei anni.

Suor Claudia Berton

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