Casa Filippo Franceschi. "Vogliamo che sia una leva formativa e di accoglienza"

Casa Filippo Franceschi è oggetto di una ristrutturazione per renderla bella, sicura, accessibile. Riaprirà nel 2024, centenario del vescovo a cui è intitolata

Casa Filippo Franceschi. "Vogliamo che sia una leva formativa e di accoglienza"

«Sarà bello, l’anno prossimo che ricorre il centenario dalla nascita del vescovo Filippo Franceschi, poter riaprire – e vivere – la casa che, a Camporovere, porta il suo nome». Francesco Simoni, presidente diocesano di Azione cattolica, guarda all’estate 2024, quando, conclusi i lavori di ristrutturazione in corso, la casa – storicamente gestita dall’associazione – tornerà ad accogliere ragazzi, giovani, adulti, famiglie... «Ci teniamo che sia curata e bella – continua Simoni – ma anche sicura e accessibile a tutti. A questo proposito verrà installato un ascensore per raggiungere i piani superiori. Sono stati poi eseguiti lavori al cappotto termico ed è stato installato l’impianto fotovoltaico, grazie alla possibilità di accedere al super bonus, iter che è stato molto travagliato visto il continuo cambio della normativa. Abbiamo quindi posto attenzione alla sostenibilità energetica della casa, alla sua sicurezza e alla bellezza degli spazi. Questo perché la casa è un bene e un dono su cui investire e da mettere a disposizione dell’associazione e di tutta la Diocesi. Ad esempio, una delle prime esperienze che si terrà nella casa, a lavori concluso, sarà un momento di incontro della Fraternità tra famiglie adottive e affidatarie dell’ufficio di Pastorale della famiglia». È stato possibile avviare questa ristrutturazione perché si sono chiariti i rapporti tra l’ente Diocesi, il Mad-Movimento apostolico diocesano (è stato chiuso da poco, ma per molti anni ha “custodito” beni e immobili diocesani) e l’Azione cattolica rispetto alle case utilizzate per i campiscuola, quindi anche casa Filippo Franceschi. «C’è stato un lungo cammino di confronto, non senza fatiche, guidato da don Lorenzo Celi, che non era ancora vicario per i beni temporali, insieme a Vanna Ceretta (economa diocesana), don Gabriele Pipinato (allora vicario per i beni temporali) e Nicola Visentini, presidente del Mad. Con loro ci siamo interfacciati io e Antonio Berto, amministratore dell’Ac di Padova. È stato percorso lungo che ha visto anche la raccolta di molte testimonianze, ascoltate con attenzione. Questo nella primavera del 2022 ha portato alla definizione della questione con un arbitrato e una decisione paterna del vescovo: ha stabilito che i beni restassero in capo alla Diocesi, ma sulla casa di Camporovere venisse costituito un usufrutto trentennale – ciò avverrà nei prossimi mesi – a favore dell’Ac di Padova. Il vescovo ha inoltre disposto che venga costituito un fondo di 1 milione mezzo di euro, da parte della Diocesi, a disposizione dell’associazione a favore della casa di Camporovere. Sia per la ristrutturazione, sia per altri progetti formativi che verranno elaborati anche insieme ad altre realtà diocesane». Questo orizzonte ha permesso di scegliere quale futuro dare a casa Filippo Franceschi: «Vogliamo che sia all’altezza, nei prossimi decenni, delle persone che vorranno utilizzarla. Vuol dire farla crescere e metterla sempre più a frutto nelle sue potenzialità formative, per questo si andrà anche a sistemare la sala grande perché possa essere utilizzata da gruppi di persone con esigenze diverse. Investiamo sulla casa, ne facciamo una leva formativa e di accoglienza forte: è un bel frutto di un cammino che non è stato semplice, ma permette su ferite sanate di avviare uno nuovo, oggi già in corso. E mentre la ristrutturazione ci impegna davvero molto, guardiamo con un bel sorriso al cammino futuro».

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)