Da Este ad Alano di Piave. Così cambiano le case di riposo parrocchiali

Da ormai cinque anni la gestione del Centro servizi per anziani Santa Tecla di Este è passata dalla parrocchia ad una Fondazione. Un passaggio che sta vivendo in questo periodo anche  il Centro servizi per anziani di Alano di Piave. Cambiamenti voluti e sostenuti dalla Diocesi di Padova perchè in questo modo la parrocchia viene sollevata dalla responsabilità della gestione della struttura, che diventa indipendente con l’obiettivo di permettere ai parroci di dedicare tempo e attenzione alla propria comunità. E la struttura per gli anziani guadagna in efficienza, competenze, qualità, mantenendo però intatto il valore originario, il bene e il meglio per l’ospite e la sua famiglia.

Da Este ad Alano di Piave. Così cambiano le case di riposo parrocchiali

Qualità, competenza, attenzione, professionalità e tempo. Sono questi gli aspetti che spingono sempre più case di risposo a conduzione parrocchiale a evolversi passando a una gestione indipendente, per lo più sotto forma di fondazione. È quello che è successo cinque anni fa al Centro servizi per anziani Santa Tecla di Este ed è quello che sta vivendo in questo periodo il Centro servizi per anziani di Alano di Piave. Cambiamenti voluti e sostenuti dalla Diocesi di Padova: in questo modo la parrocchia viene sollevata dalla responsabilità della gestione della struttura, che diventa indipendente, con l’obiettivo di permettere ai parroci di dedicare più tempo e attenzione alla propria comunità.

«Un cambiamento che rientra “nell’evoluzione della specie” – sottolinea Francesco Facci, direttore della Fondazione Santa Tecla e della neonata Fondazione Sant’Antonio Abate di Alano di Piave – La gestione, cioè, di queste opere parrocchiali, nate come attività della carità con quella attenzione al territorio che la Chiesa ha sempre avuto, oggi necessita di qualcosa in più, in particolare competenze sempre più specifiche perché gli enti terzi, come ad esempio Regione, Ulss, Spisal, richiedono parametri e caratteristiche sempre più precisi. Non solo, anche le famiglie e gli ospiti chiedono una qualità che sia al passo con i tempi. Questa evoluzione è quindi una scelta provvidenziale, intelligente, lungimirante».

Sono passaggi che avvengono gradualmente e soprattutto all’insegna della continuità e della condivisione dei valori. In sostanza la gestione economica della parrocchia diventa indipendente da quella del centro servizi, e viceversa. Ma la struttura resta legata strettamente alla parrocchia, alla comunità, al territorio in cui è nata e in cui è inserita. Permane il principio di sussidiarietà della Chiesa dove il bene di uno diventa il bene di tutti e permane l’attenzione al bene e al meglio per gli ospiti.

«Il mondo è cambiato – spiega Matteo Segafredo, presidente di entrambe le Fondazioni, una lunga esperienza lavorativa in ambito manageriale – la complessità è cresciuta e i parroci non sono più in grado di affrontare la gestione di questi servizi, non ne hanno la preparazione e nemmeno il tempo. Il lavoro di tutto il personale e anche del consiglio di amministrazione è orientato da un’unica domanda fondamentale: come migliorare il servizio, come mettere le persone che lavorano a stretto contatto con gli ospiti in condizione di lavorare bene e di poter poi comunicare questo loro lavoro alle famiglie, che spesso riescono ad accettare il normale decorso della vita, ma altrettanto spesso rifiutano il declino fisico e mentale del proprio familiare».

«Il cambiamento è sicuramente una fatica – conclude Facci – perché è un “fare nuovo” mantenendo però intatto il valore originario, ovvero la ricerca del bene migliore possibile per l’ospite e la sua famiglia e per il personale che vi lavora».

Alano di Piave. Gestione unitaria nel Bellunese con Quero e Fonzaso
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Da 97 anni a servizio degli anziani, Casa Antonio Abate è nata ad Alano di Piave come casa di riposo ma è man mano cresciuta, tanto che oggi ha una residenza per anziani non autosufficienti, la comunità alloggio Casa Nani per anziani con maggiore autonomia e l'ospedale di comunità che accoglie chi, dopo un ricovero, ha ancora bisogno di assistenza sanitaria continuativa.

Dal 1° gennaio il centro servizi per anziani è passato in gestione alla Fondazione Sant'Antonio Abate, costituita dalla parrocchia e dalla Diocesi di Padova. Un progetto condiviso con la comunità di Alano e riconosciuto anche dalla Regione Veneto. «Il progetto di “trasformazione” – spiega il presidente Matteo Segafredo – continua perché l’intento è di portare su questa strada anche le strutture di Quero e Fonzaso, probabilmente già in primavera, per una gestione unitaria dell’area bellunese».

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