Denaro, strumento di conversione. Per una santità sana e credibile

Nella fede nulla è di poco conto e nulla è perduto. Denaro, ordine, pulizia, buona amministrazione... sono parole che entrano di diritto nel vocabolario di una santità sana e credibile

Denaro, strumento di conversione. Per una santità sana e credibile

«Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia (Lc 19,5-6).

La conversione è come innamorarsi. La si vive nell’intimo, ma si vede anche fuori. Ha radici che vanno in profondità, ma i suoi frutti si possono raccogliere. Matteo e Francesca hanno cinque figli e una piccola azienda di famiglia che domanda tanti sacrifici, ma dà anche belle soddisfazioni. Mi hanno invitato nella loro casa per consegnarmi una cifra consistente per i poveri e così hanno asciugato in un colpo solo tutti i loro risparmi. Lo hanno fatto con il cuore pieno di gioia per il dono di una famiglia così bella e per un lavoro pieno di soddisfazioni.

Quando chiesi loro cosa li avesse spinti a dare via tutto quello che avevano accumulato con tanta fatica, mi dissero: «Quando si scopre che Dio è Padre non c’è più nulla da temere. Siamo suoi figli, possiamo osare l’abbandono perché Lui avrà cura di noi e questo ci toglie ogni ansia per il futuro. Un po’ alla volta, abbiamo scoperto che anche gli altri sono suoi figli: non più degli estranei, ma nostri fratelli, perciò non potevamo più sopportare che qualcuno soffrisse una vita di miseria mentre noi continuiamo ad accumulare la nostra ricchezza».

Matteo e Francesca non hanno stravolto la loro vita, hanno semplicemente modificato il loro bilancio: ero ammirato dalla semplicità delle loro parole e dalla normalità dei gesti, ma era chiaro che qualcosa di grande era capitato nel loro cuore.

«Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto…» (Lc 19,8).

Nella casa di Francesca e Matteo ho ricevuto la promessa di un bonifico, ma soprattutto la certezza di avere incontrato una fede autentica. Me ne sono andato con gli occhi pieni di lacrime. Forse anche Gesù è uscito dalla casa di Zaccheo commosso dopo aver ascoltato le sue parole «do la metà di quanto possiedo ai poveri»: il donare le sue risorse lo libera, lo rianima, lo fa rinascere.

È qui che avviene la svolta: salire il sicomoro, vedere il maestro, scendere in fretta, sono solo azioni che preparano la conversione sincera che avviene nel condividere. Il denaro è tremendamente capace di mostrare la verità del cuore: come lo usi dice quello che ami, senza nessun inganno. Zaccheo ama i poveri. Francesca e Matteo amano i poveri.

Sicuramente, anche la preghiera di Zaccheo sarà cambiata dopo l’incontro con Gesù, tuttavia su questo non ci è dato di sapere nulla. Conosciamo invece, la trasformazione radicale nel suo modo di gestire i beni che aveva. Per accumulare tutto quel patrimonio, aveva fatto soffrire tante persone mettendole in ginocchio con il peso di tasse ingiuste ed esagerate. Come conseguenza, ha sofferto anche lui il disprezzo dei suoi concittadini: quella sua disonesta ricchezza era diventata motivo di rancore e causa di isolamento, condannando la sua vita a una solitudine angosciante. La sua casa forse era lussuosa, ma evitata da tutti. Solo Gesù vi entra e la abita con gioia, mentre tutti mormoravano «È entrato in casa di un peccatore!».

Oggi per questa casa è venuta la salvezza... (Lc 19,9).

Zaccheo si sente finalmente amato e desidera che ogni cosa della sua vita riprenda a vivere: prima di tutto quella sua ricchezza nata dal sopruso e condannata alla sterilità doveva rinascere, da maledetta diventare benedetta. «Do la metà di quanto possiedo ai poveri»: il suo denaro si trasforma in strumento di giustizia, riscoprendo la propria vocazione che è quella di diventare un dono per tutti. «È venuta la salvezza» e finalmente Zaccheo ritrova la sua umanità, ricrea fraternità con le persone che prima gli erano ostili e così esce da un terribile isolamento. «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta» direbbe un’altra meravigliosa parabola nello stesso Vangelo di Luca (Lc, 16,9).

Zaccheo, prima di sparire dal Vangelo, ci fa un ultimo regalo: una santità accessibile a tutti. Rimane uno di noi: non diventa missionario in terre lontane e nemmeno entra in convento. Ha incontrato Gesù, ma non ha stravolto la sua vita di prima. Non cambia nulla in apparenza, cambia tutto in profondità: continuerà ad abitare la sua casa e a fare l’esattore delle tasse, ma senza angariare più nessuno e senza trascurare i bisognosi. Nemmeno Gesù gli chiede di lasciare tutto e seguirlo: Zaccheo non ha bisogno di cambiare quello che fa perché è già nuovo in quello che è.

Una rivoluzione c’è stata, ma nel suo cuore, una conversione profonda che ha generato un bilancio del tutto inedito che avrà lasciato interdetto il suo commercialista, ma che ha migliorato la vita degli altri e anche la sua.

«Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto» (Lc 19,10).

La storia di Zaccheo ci insegna che il luogo privilegiato per la conversione non è più il tempio, ma è la casa. È la vita. L’economia della salvezza sembra abitare i giorni feriali più di quelli festivi. In questo mese di luglio ricordiamo san Benedetto che raccomandava ai suoi monaci di avere passione per il quotidiano, ammonendoli a considerare la cura dei beni e la buona amministrazione, al pari della preghiera e del servizio ai malati. Ora et labora, insieme: non ce n’è una che viene prima. La Regola di san Benedetto si preoccupa della preghiera come dell’inventario perché anche i più umili utensili per il lavoro possono diventare strumenti di grazia per chi se ne occupa: «tratti gli oggetti e i beni del monastero con la reverenza dovuta ai vasi sacri dell’altare e non tenga nulla in poco conto» (Regola XXXII).

Il Vangelo di Gesù elimina ogni separazione tra sacro e profano, rendendo “piena di grazia” qualsiasi realtà abitiamo. Nella fede nulla è di poco conto e nulla è perduto: denaro, ordine, pulizia, buona amministrazione, inventario sono parole che entrano di diritto non solo nella Regola di Benedetto, ma anche nel vocabolario di una santità sana e credibile, buona per il monastero di Montecassino così come per ogni spiritualità autentica che deve animare le nostre comunità cristiane.

Il libro

Benedetta economia. Benedetto di Norcia e Francesco d’Assisi nella storia economica europea è il testo scritto da Luigino Bruni e Alessandra Smerilli, nella nuova edizione rivista e ampliata del 2020, con la prefazione di Stefano Zamagni per le edizioni Città Nuova, collana Idee/ economia. La domanda di fondo del testo è: nella nostra società di mercato, disincantata e anoressica di ideali e di spiritualità, quale posto hanno la gratuità, le “vocazioni”, le motivazioni intrinseche? Risposte che arrivano rivisitando i percorsi di san Benedetto e san Francesco.

“Economia e Vangelo”, pausa nel mese di agosto

Per proseguire il dialogo sui temi dell’economia c’è la possibilità di inviare riflessioni o porre questioni a don Gabriele Pipinato e a Vanna Ceretta utilizzando l’apposito indirizzo email economiaevangelo@diocesipadova.it

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)