Don Giuseppe Alberti vescovo. La grande riconoscenza per Padova. «Essere vescovo, possibile solo in una dimensione di fede»

Pubblichiamo il testo letto da don Giuseppe Alberti in episcopio a Padova giovedì 21 settembre

Don Giuseppe Alberti vescovo. La grande riconoscenza per Padova. «Essere vescovo, possibile solo in una dimensione di fede»

Un grazie per la vostra presenza. Un grazie al vescovo Claudio, anche per il supporto di questi giorni che mi hanno visto catapultato dentro una situazione dagli orizzonti completamente nuovi in modo imprevisto e destabilizzante. Ho la sensazione di essere stato preso in contropiede da Dio: «I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le mie vie non sono le vostre vie», tanto per tornare al grande Isaia (Is 55, 8). Riconosco sinceramente che ho ricevuto con grande sorpresa e non poco turbamento la richiesta del Santo Padre di nominarmi pastore della Chiesa particolare che vive in Oppido Mamertina-Palmi. Assumere oggigiorno la responsabilità di essere vescovo di una chiesa locale, anche se Paolo lo definisce un «nobile lavoro» (cfr 1 Tim. 3,1) è possibile solo dentro una dimensione di fede: non si basa sulle predisposizioni personali o sulle capacità umane che restano sempre limitate e insufficienti di fronte a un così grande compito. Ho sempre cercato di dire «sì» agli inviti del Signore: nel diventare prete, di andare in missione, di cambiare parrocchia ma questa chiamata, lo devo ammettere, mi è costata in modo particolare. Sappiamo tutti che il nuovo, ciò che non si conosce, è fonte di incertezza e di timore, di inquietudine e di tante domande: ma perché proprio a me? Non avevi altri, Signore? E poi in una realtà così diversa e lontana, di cui non so quasi nulla. Ma proprio in questi giorni le parole di Gesù a Pietro mi hanno rincuorato: «Non temere» (Lc 5, 10), come a dire: non guardare alla tua inadeguatezza ma fidati di me. E allora «sulla tua parola» (Lc 5,5) ho accolto questa ulteriore chiamata mettendo ancora una volta la mia vita nelle mani di Dio. [...] Diamo uno sguardo alla comunità diocesana che mi attende: una diocesi della Calabria che si affaccia sul mar Tirreno e che ha 175 mila abitanti, un centinaio di preti, diversi diaconi e alcuni seminaristi. Mi avvicino in punta di piedi, cosciente che il Signore è arrivato in quelle terre prima di me e che la sua Sposa ha già molti figli nelle comunità cristiane della diocesi. Questo mi fa sentire meno solo nel compito che mi è stato affidato e se ho accolto questa nuova chiamata è perché sono convinto che le risposte saranno il frutto di un dialogo fraterno, di una ricerca comune, e prima ancora di una fedeltà a un dono condiviso ricevuto che ci farà fare un pezzo di strada insieme. Sono certo che il Signore, come ad Emmaus, camminerà con noi e noi cercheremo, insieme, di farlo con Lui. La prima sinodalità è con il Signore e quindi sarà possibile e vera anche tra noi. [...] Sento che ho un debito grande di riconoscenza verso la Chiesa di Padova che mi ha visto nascere e crescere nella fede e che da 33 anni sto servendo come presbitero. Proprio questa estate stavo meditando sulle tante opportunità che mi sono state offerte [...]. Penso alla possibilità di entrare nella vita della parrocchia (a Montagnana) con l’entusiasmo del giovane prete; ad accogliere la sfida educativa nell’accompagnare i giovani del liceo del Seminario minore verso una scelta di vita definitiva; l’invito a lasciare tutto per anni di missione stimolanti e indimenticabili; il ritorno in Diocesi cercando di tessere cammini condivisi di fede e di crescita nelle comunità cristiane dell’unità pastorale di Villafranca Padovana e nel vicariato di Limena; l’ultima obbedienza a Solesino che dopo dieci mesi di preparazione al decollo pastorale mi vede fermare l’aereo in pista per cambio di destinazione. In questo momento il mio pensiero va ai vescovi con cui ho collaborato, al vescovo Claudio, al vescovo Antonio, ai sacerdoti e laici con cui ho condiviso tanti percorsi di crescita umana e cristiana, a collaboratori e amici che mi hanno insegnato il gusto del lavoro generoso, la fedeltà a Dio e ai fratelli, la gioia di comunicare e condividere il tesoro più prezioso della mia vita: il Signore Gesù. È molto di più ciò che ho ricevuto di quanto sono riuscito a dare ma sento che il Signore continua a chiedere. Un riferimento doveroso lo sento di fare anche alla mia famiglia a cui ho anticipato ieri la novità, chiedendo comprensione e offrendo sostegno. Il mio cuore è sulla soglia tra il “già” e il “non ancora” in questo spartiacque della mia vita: lascio una sponda con riconoscenza e un pizzico di nostalgia, ma intravvedo già l’altra nell’inedito che mi attende. In questo passaggio chiedo umilmente la vostra preghiera perché la mia presenza di pastore non manchi di amorevolezza e di comprensione, di luce e di sapienza, di forza d’animo e fede nel Signore. Nella nuova diocesi di Oppido Mamertina-Palmi ho il desiderio di donare e la fiducia di trovare, con i presbiteri e i diaconi, con le persone di vita consacrata e i laici impegnati, una cura vicendevole, una collaborazione leale e generosa, una condivisione concreta di «gioie e speranze, tristezze e angosce» a favore delle persone e delle comunità, anche di chi vive ormai ai margini della vita di fede ma appartiene alla nostra umanità, specialmente quella più povera e marginale. Sogno una chiesa ministeriale in cui tutti, vescovo compreso, guidati dallo Spirito, sono al servizio dei fratelli per il bene comune (cfr. 1 Cor. 12.7). Da parte mia c’è la disponibilità di mettermi in un atteggiamento di diaconia episcopale, come “discepolo” che è chiamato a imparare, nell’ascolto condiviso che aiuta a «discernere insieme la volontà di Dio, ciò che è buono, a Lui gradito e perfetto» (Rm 12, 2), al servizio della fede di tutti, alimentando la speranza, vivendo la fraternità evangelica nella “carità pastorale”. In questo nuovo capitolo del libro della mia vita, invoco l’intercessione dei santi patroni della nostra amata Diocesi di Padova, ma oggi chiedo fiduciosamente anche la vostra, in un clima di fraterna amicizia e di sostegno reciproco. Cari fratelli e sorelle in Cristo, il Signore ci benedica in questi nostri passi, ci faccia vedere il suo volto e ci dia pace.

+ Giuseppe
Vescovo Eletto di Oppido Mamertina-Palmi

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)