Don Luigi Turato, fidei donum in Brasile. «Chiamato a cercare percorsi per vivere la fede nell’esperienza comunitaria»

Dopo oltre dieci anni di missione – prima a Duque de Caxias e ora a Caracaraì – è in procinto di rientrare

Don Luigi Turato, fidei donum in Brasile. «Chiamato a cercare percorsi per vivere la fede nell’esperienza comunitaria»

Per un fidei donum che parte, presto un altro rientrerà. Don Luigi Turato, da oltre dieci anni in Brasile – prima a Duque de Caxias e da cinque anni a Caracaraì, in Roraima – vede ormai avvicinarsi il momento del ritorno a casa. Prima un “dono della fede” inviato. Ora, un dono della missione che torna alla Chiesa di Padova. Tante le novità dell’ultimo periodo nella missione brasiliana: dall’apertura, grazie alla collaborazione con Treviso e Vicenza, di un presidio nel confine tra Brasile e Venezuela fino alla conferma, da parte del nuovo vescovo don Evaristo Spengler, di don Lucio Nicoletto come vicario generale dell’immensa diocesi amazzonica di Roraima. È al Sud di questo stato (e Diocesi), in direzione Manaus, che opera don Luigi insieme a don Mario Gamba e don Benedetto Zampieri. «Abbiamo da poco celebrato, il 24 settembre a Caracaraì, la festa di Nossa Senhora do Livramento, Nostra Signora della Liberazione, istituita 105 anni fa dopo una grazia ricevuta – racconta don Luigi – È una festa che raduna moltissime persone, anche da lontano, unite da una forte fede popolare. In tanti vengono a “pagare la promessa” dopo aver affrontato situazioni difficili: c’è il sapore di una pietà devozionale di cui sentivo parlare i miei genitori». La missione ad gentes a Caracaraì è davvero declinata al plurale: le genti, infatti, sono molto diverse. Ci sono gli indigeni dell’Amazzonia, i coloni venuti trent’anni fa a lavorare la terra soprattutto dal Nordest del Brasile, le nuove ondate migratorie interne, i venezuelani che continuano ad arrivare e i popoli stabiliti lungo il fiume. «Il mio essere ad gentes – spiega don Luigi – è molto diverso ormai rispetto agli inizi. Prima cercavo di capire tanto e in fretta, oggi ho capito che è più importante stare con le persone, costruire legami, darsi il giusto tempo». Tra un po’ il rientro: «L’esperienza missionaria mi ha aiutato a non dare mai per scontata la vita di fede di nessuno, ma ad avere rispetto per tutti. Sento la chiamata a cercare con creatività nuovi percorsi che possano aiutare le persone a vivere il loro cammino di fede dentro un’esperienza comunitaria, anche a Padova».

Andrea Canton

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