Gennaio alla liturgia. Il vescovo Claudio sull’anno liturgico, “architettura” dell’azione pastorale. Dà forma alla Chiesa

Gennaio alla liturgia Il vescovo Claudio sull’anno liturgico, “architettura” dell’azione pastorale. «Crea un fondamento spirituale e cristiano alle relazioni che ci sono in comunità. Ma ci sono possibili derive che meritano la nostra attenzione»

Gennaio alla liturgia. Il vescovo Claudio sull’anno liturgico, “architettura” dell’azione pastorale. Dà forma alla Chiesa

«Pensando all’anno liturgico, mi vengono in mente una serie di esperienze di quando ero parroco»: ha esordito così, il vescovo Claudio, al primo incontro – che si è tenuto sabato scorso a Villa Immacolata – del percorso sull’anno liturgico “ipsa ecclesia” nell’ambito del “Gennaio alla liturgia”. Due, in realtà, i percorsi sull’anno liturgico proposti dall’Ufficio diocesano per la liturgia: uno di taglio teologico, al venerdì a Casa Madonnina (fino al 3 febbraio) e l’altro di taglio pastorale, al sabato a Villa Immacolata (fino al 28 gennaio). Don Claudio – attingendo dal suo vissuto – ha raccontato di quanto sia stato fondamentale costituire un gruppo liturgico, «che ha studiato, ha capito che il suo compito non era “fare cose” ma animare, ha progettato l’intero anno liturgico e non una singola celebrazione. Soprattutto si è dato una priorità: il triduo pasquale. Ci siamo chiesti: che esperienza vogliamo che sia? Come vogliamo prepararlo? L’abbiamo fatto insieme, non il parroco da solo, dedicandoci tempo – a volte è sembrato tanto – ed entusiasmo». È stato importante, poi, distribuire i compiti per animare l’anno liturgico: «Canto e musica, ad esempio, sono fondamentali, non sono un decoro... ma vanno “curati” da tutta la comunità; non possono essere preoccupazione solo degli specialisti. L’assemblea va coinvolta anche con l’aiuto di una voce guida che, con il tempo, lasci spazio ai fedeli. La stessa cura va posta ai lettori, che vanno preparati, e ai ministranti. E pure ai ministri straordinari della comunione: servizio bellissimo che è a cavallo tra liturgia e carità». Tutto questo crea relazioni e l’anno liturgico è possibile solo se la comunità si attiva. «Certo, il parroco ne è il primo responsabile con il consiglio pastorale: insieme si decide, insieme si propone. È tutta la comunità, però, che dà vita all’anno liturgico. Io ho respirato una comunità credente in cui ci si arricchiva reciprocamente. L’anno liturgico crea un fondamento spirituale e cristiano alle nostre relazioni. L’anno liturgico fa la Chiesa. Ma anche la educa! Dà al cristiano e alla comunità, nel tempo, la forma di Cristo». Don Claudio – sottolineando come l’anno liturgico sia il primo “edificio” pastorale della Chiesa – ha evidenziato alcune possibili derive: «Si potrebbe dire: vado a messa quando me la sento, spostando quindi il centro da Gesù a se stessi, a ciò che si prova... Ma anche si potrebbe vivere la Chiesa perché ci sono gli amici oppure ho deciso io. Altra deriva: spostarsi dalla vita di comunità alla devozione privata. Che non è sbagliata, ma non la sostituisce». E ancora: «Abbiamo puntato, come parrocchie, sull’educazione dei piccoli... contenti partecipino alla messa e alle attività fino a 14 anni… Ma va fatto il contrario, preoccupandoci dai 14 anni in su». L’intervento del vescovo Claudio, così come gli altri del “Gennaio alla liturgia” a Villa Immacolata, possono essere riascoltati nel web radio. Info: villaimmacolata.net

Papa Francesco e la sua pedagogia implicita

Contiene un focus su “Le fonti del pensiero di papa Francesco e la sua pedagogia implicita” – realizzato in collaborazione con Iusve-Istituto universitario salesiano di Venezia – l’ultimo numero di Studia patavina, la rivista della Facoltà teologica del Triveneto. «Tutto il pensiero di Bergoglio è un pensiero della riconciliazione. Non un pensiero “irenico”, ottimistico, ingenuamente progressista ma, al contrario, un pensiero drammatico, “tensionante”». Così Massimo Borghesi (Università di Perugia) mette a fuoco un punto specifico e decisivo per comprendere il pensiero bergogliano e le sue conseguenze in prospettiva pedagogica e pastorale. «Bergoglio non è un pedagogista – precisa Andrea Pozzobon, docente Iusve e coordinatore dell’approfondimento – ma il suo pensiero (prima e dopo il 13 marzo 2013) interroga profondamente l’educazione sia implicitamente, attraverso ogni intervento di carattere antropologico, spirituale, sociopolitico, pastorale... sia esplicitamente attraverso il lancio del Patto educativo globale e altri discorsi sull’educazione». Per dare forma coerente agli effetti educativi del pensiero del papa è necessario andare alle fonti, fra le quali spiccano il pensiero di alcuni gesuiti francesi e la figura, centrale, di Romano Guardini; la spiritualità ignaziana; la filosofia sudamericana e in particolare la teologia del popolo. Riprendendo il “la” dato da Borghesi, Pozzobon accentua il fatto che il pensiero bergogliano è «innervato da una dialettica polare che caratterizza un approccio al concreto vivente come spazio da abitare e non da risolvere». In particolare, la polarità persona comunità appare centrale per il discorso educativo nell’articolazione tra persona, famiglia, gruppo, comunità, società: «Tale polarità esprime la radice relazionale e sociale dell’approccio antropologico di papa Francesco, radicato in due misteri-chiave della fede cristiana, la Trinità e l’Incarnazione, e dà ragione alla sua insistenza sulla cultura del dialogo e dell’incontro». Nel focus di Studia patavina intervengono Massimo Borghesi, Laura Vedelago, Elena Piatto, Giuseppe Riggio, Loris Benvenuti e Andrea Conficoni. Per informazioni sulla rivista: fttr.it

Unità dei cristiani: eucaristia a San Leopoldo

Durante tutta la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani – fino al 25 gennaio – nel santuario di San Leopoldo, si celebra l’eucaristia per l’unità dei cristiani alle ore 18.30 dal lunedì al venerdì alle ore 18 il sabato e la domenica.

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