Giornata missionaria mondiale. Ognuno è “terra di missione”. Scrive il direttore dell'Ufficio missionario don Raffaele Coccato

Giornata missionaria mondiale. “Di me sarete testimoni” è lo slogan scelto da papa Francesco per richiamarci a vivere il quotidiano, inviati da Gesù nel mondo, «in chiave di missione»

Giornata missionaria mondiale. Ognuno è “terra di missione”. Scrive il direttore dell'Ufficio missionario don Raffaele Coccato

In questi giorni ho incontrato alcuni dei giovani che l’estate scorsa hanno viaggiato in vari luoghi del pianeta, nelle nostre missioni diocesane e non solo: Brasile, Thailandia, Etiopia, Kenya, Uganda Cile, Albania, Palestina, Israele. In tutti ho visto quella luce negli occhi riflesso di un cuore ricco di esperienze intense e desiderio di mettere a frutto quanto sperimentato. Provo a immaginare cosa può significare per loro celebrare la Giornata missionaria mondiale quest’anno, rispetto al passato: è fare esperienza. Non solo viaggiando, ma ancor di più nella nostra vita quotidiana. Vivere sulla nostra pelle la missione non è così scontato anche se ce lo ripetiamo continuamente. «Di me sarete testimoni» (At 1,8) è il tema scelto da papa Francesco per la Giornata missionaria mondiale 2022 e nel suo messaggio scrive: «Ai discepoli è chiesto di vivere la loro vita personale in chiave di missione: sono inviati da Gesù al mondo non solo per fare la missione, ma anche e soprattutto per vivere la missione a loro affidata; non solo per dare testimonianza, ma anche e soprattutto per essere testimoni di Cristo». Anche il card. Luis Antonio Tagle, nel suo intervento durante la veglia di preghiera missionaria di sabato 8 ottobre non ci ha parlato, in forza del suo ruolo e responsabilità a livello ecclesiale, di cosa “fa’’ la Chiesa universale sul piano dell’evangelizzazione, ma ci ha riportato in modo squisito e fraterno al centro vitale della missione: il nostro rapporto con Gesù. E come ogni nostro gesto, anche quello che può apparire insignificante, può mettere in azione la forza del Vangelo. Così pure padre Pierluigi Maccalli in quella stessa serata (a due anni esatti dalla sua liberazione) ci ha fatto toccare con mano il Vangelo non solo vissuto sulla sua pelle, ma diventato la sua stessa pelle, la sua stessa carne. E insieme a loro Elisabetta Corà ci ha offerto un orizzonte tangibile di come si può rispondere alla vocazione missionaria in modo ordinario, semplice, naturale nell’esperienza da giovane laica fidei donum nella Prefettura di Robe in Etiopia insieme ai nostri sacerdoti. E ancora nel suo messaggio papa Francesco scrive: «Rimane sempre valida l’osservazione di san Paolo VI: “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni» (Evangelii nuntiandi, 41)”». Da sempre testimoni ed esperienze del mondo missionario toccano in profondità ciascuno di noi e le nostre comunità, ci fanno vibrare e sognare, e di conseguenza spesso innescano miriadi di attività e proposte di solidarietà, conoscenza, condivisone, denuncia, promozione e di stili di vita ispirati ai vissuti e allo spirito missionari. Ma allo stesso tempo sentiamo sempre più che la missione è qui e ora e giustamente ci affanniamo a cercare vie, modi, strategie programmi soluzioni per annunciare il Vangelo rischiando di dimenticare di essere noi stessi nel nostro cuore “terra di missione”: «La prima motivazione per evangelizzare è l’amore di Gesù che abbiamo ricevuto, l’esperienza di essere salvati da Lui che ci spinge ad amarlo sempre di più» (Evangelii gaudium, 264). «Esortando i discepoli a essere i suoi testimoni – scrive papa Francesco – il Signore risorto annuncia dove essi sono inviati: “A Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra (At 1,8)”». Emerge ben chiaro qui il carattere universale della missione dei discepoli. Si mette in risalto il movimento geografico “centrifugo”, quasi a cerchi concentrici, da Gerusalemme, considerata dalla tradizione giudaica come centro del mondo, alla Giudea e alla Samaria, e fino “all’estremità della terra”. Ringraziamo Dio che la nostra Chiesa di Padova da più di sessant’anni vive questa grazia del Vangelo nei vari angoli del mondo in cui siamo coinvolti, sia direttamente come Chiesa diocesana sia con i numerosi membri delle congregazioni religiose e altre realtà associative. Tutti loro sono segno di quel lievito missionario nascosto che fa lievitare tutta la pasta del nostro essere Chiesa, famiglia dei figli di Dio; sono quel movimento del respiro senza del quale ci mancherebbe l’ossigeno. Giornata missionaria mondiale, una meraviglia: far parlare le nostre vite incarnando quella Parola sconfinata del Signore Gesù nelle nostre vite.

don Raffaele Coccato
direttore dell’Ufficio Missionario Diocesano

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