"La logica della natura". Cosmo, lingua dell’amore nel libro di mons. Mattiazzo

Era emozionante puntare un telescopio (prestatomi da un amico) a cui avevo collegato una fotocamera per ottenere la mia prima fotografia della Luna e dopo tanta pazienza e tanto freddo finalmente la foto c’era ed era pure bella per essere quella di un principiante.

"La logica della natura". Cosmo, lingua dell’amore nel libro di mons. Mattiazzo

L’astronomia era la meta dello studio, ma sotto le braci della curiosità si celavano altre domande che trovavano risposta solo parziale nella ricerca scientifica. C’era un senso in tutta questa magnificenza che il cosmo squaderna sotto gli occhi di un osservatore non superficiale o tutto era frutto di caso? La scienza, fosse la fisica, l’astrofisica, la biologia, la chimica non dava una risposta che fosse in grado di tagliare la testa al toro, e ciò perché il sapere scientifico, come ogni sapere umano, è sempre in divenire e mai come in questo caso la verità è sempre un passo più avanti di dove si è appena giunti. Per questo motivo la ricerca non ha fine e non lascia riposo a chi da essa e dall’amore della verità si fa catturare. Tanti anni di letture, di incontri, di conferenze non placavano ma aumentavano la curiosità che tuttora non è placata ma che trova di tanto in tanto una piacevole sosta, che consente un breve riposo per digerire dopo aver ruminato quanto fino a qui acquisto. Di solito ciò accade o per l’incontro con qualche personaggio significativo che sembra indicare strade nuove e appetibili o per la lettura di qualche libro che ci prova a rispondere in modo sistematico a quell’antico dilemma sulla compatibilità tra sapere della scienza e sapere della fede, attraverso lo strumento della filosofia e della teologia. E stavolta la sosta avviene perché c’è stato l’incontro con un personaggio (da lungo conosciuto, ma che si riscopre continuamente nella sua voglia di sapere, di cercare, di rispondere, di annunciare e di testimoniare) che ha messo nero su bianco le idee che in proposito aveva da lungo ruminato. Non uno qualsiasi: Antonio Mattiazzo, vescovo emerito di Padova. Ebbene sì, proprio lui ha posto mano alla penna digitale e ha prodotto 150 pagine, per i tipi delle Edizioni Messaggero Padova, nelle quali con la forza e la chiarezza espositiva che gli sono connaturali, percorre lo scibile umano, non tralasciando la mistica o la teologia fondamentale, nel tentativo di fare vedere che sì, è doveroso porsi domande trasversali (che toccano il Big bang ma anche il libro della Genesi, la catena del Dna, ma anche l’uomo come corona della creazione), e che la ragione può trovare utili alleate nella fede e nella teologia per cercare di offrire risposte soddisfacenti. Il lettore, incalzato dal ritmo veloce e denso della riflessione, è sottoposto a un tour de force intelletual-spirituale che gli fa compiere acrobazie mentali tra creazione e creazionismo, finalismo e teleologia, principio antropico e casualità, Logos incarnato e punto omega. Se per Einstein non fu facile accettare l’idea di un cosmo dinamico ed evolutivo, anche il moderno lettore di questo denso trattato sentirà il brivido e la vertigine di sfiorare, senza mai toccarlo, il punto iniziale, laddove tutto sembra sia iniziato. Un astrofisico del secolo scorso afferma che la montagna della conoscenza richiede grande fatica e costanza per essere scalata e quando l’indomito scalatore sta per raggiungere la cima e crede di trovare finalmente la risposta finale, si ritrova di fronte una schiera di teologi che siedono là da secoli! Ma ciò non toglie il desiderio di rifare personalmente questa scalata magari sperando che lassù oltre ai teologi sieda anche qualche scienziato! Perché è vero, la ragione sembra non essere capace da sola, almeno nella sua forma attuale, di cogliere il “pulchrum, sua interezza. Solo se graziata di un dono incommensurabile, ossia «l’amor che move il sole e l’altre stelle», come suggerisce Dante (Paradiso XXXIV), potrà finalmente riposare in una conoscenza che, proprio perché donata, sarà sapienza, ossia sapore e gioioso gusto nel contemplare, vivendo, l’esistente, tutto intero nella sua ricchezza. A questo punto il cosmo tutto sarà davvero e finalmente una delle espressioni che il buon Dio da sempre usa per parlare col suo creato: la lingua dell’amore! Perché alla fine è solo questo che noi desideriamo e bramiamo: amore!

don Alessandro Omizzolo

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