La parola del buon vicinato. Gentilezza, la sfida che attende ciascuno. Le parole di don Vito Di Rienzo

«Quale saggezza puoi trovare che sia più grande della gentilezza?» (Jean Jacques Rousseau).

La parola del buon vicinato. Gentilezza, la sfida che attende ciascuno. Le parole di don Vito Di Rienzo

Quando ho scoperto che in alcune aziende si stanno avviando percorsi sulla gentilezza fra colleghi sono rimasto qualche istante in silenzio. Ho provato invidia? Gelosia? Forse, ho pensato, mi stanno portando via il lavoro? Un po’ di confusione fra i pensieri e poi si è fatto spazio un «che bello»! Sapere che il mondo “produttivo”, che insieme alla diffusione delle “macchine” ci ha indotti a relazioni funzionali, si sta ri-orientando mettendo al centro la persona è proprio importante e allora mi nasce spontaneo un... «insieme ce la faremo».

Gentilezza non significa buonismo, lassismo o mancanza di regole o doveri; ci sono ruoli, ci sono responsabilità, ciascuno ha dei doveri, ma tutto questo si può realizzare preservando le relazioni con chi ci sta accanto, a misura d’uomo, con gentilezza. Tutto si può affrontare per far progredire la vita, senza autoritarismi e tentativi di approfittarsene.

Alla base c’è il valore inestimabile della persona che si vive e si mostra nelle relazioni autentiche e assertive che si costruiscono in tutti i momenti attraverso la disponibilità, l’ascolto, la comunicazione aperta, l’attenzione verso chi incontriamo, confermando che la sua presenza è importante. Pochi riescono a comprendere che il disagio provato nel sentirsi esclusi è il medesimo provocato dall’esclusione stessa; quando una persona non si sente accolta ma si sente “utilizzata” smette di esistere e inizia a funzionare. Possiamo giustificare i nostri modi come vogliamo, ma ricordiamoci che ciò che gli altri leggono è più importante di ciò che abbiamo scritto, ciò che viene sentito è più importante di ciò che è stato detto, ciò che viene capito è più importante di ciò che si intendeva dire.

Tutto questo ci porta a rimettere al centro le nostre relazioni e in queste la comunicazione che si vive. Ci sono parole che si prendono cura delle relazioni e rispettano sentimenti ed emozioni. Ci sono modalità di ascolto vero, sincero, che pongono l’altro nella condizione di sentirsi accolto senza essere giudicato o interpretato. Abbiamo bisogno di ritrovare uno spazio e un tempo per ascoltare noi stessi in profondità, per poi essere capaci di ascoltare l’altro rimanendo sempre noi stessi.

Tante volte si rischia di pensare che la gentilezza sia perdere tempo in “inutili fronzoli”, ma in realtà ci si mette lo stesso tempo sia a essere gentili che a essere scortesi, cambia solo il risultato.

La maggior sfida che nei prossimi anni attende l’uomo non sarà nelle grandi conquiste tecnologiche, ma nel realizzare la gentilezza dell’esistere e noi, tutti, siamo chiamati a questa sfida. Insieme ce la faremo.

don Vito Di Rienzo
assistente diocesano dell’acr e studente di pedagogia

Accogliamo noi stessi e gli altri con attenzione
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Un invito per tutti: diventare soggetti disponibili ad accogliere gli altri e noi stessi con attenzione e gentilezza. Lo rivolgono Lorenzo Canuti e Anna Maria Palma nel libro La gentilezza che cambia le relazioni. Linfe vitali per arrivare al cuore (edizioni Franco Angeli). «Soggetti – si legge nell’introduzione di Maurizio Vanzini – che, proprio per la loro fallacia, ma anche per la loro creatività ed individualità, rendono l’esperienza della relazione momento di crescita reciproca straordinario, unico e insostituibile».

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