Mossano e Creazzo. Un ruolo da dietro le quinte, per mettere gli altri in comunione

Il ministro non è una persona del fare, semmai del tessere relazioni. Tema delicato: il riconoscimento

Mossano e Creazzo. Un ruolo da dietro le quinte, per mettere gli altri in comunione

Nella parrocchia di Ponte di Mossano, dell’unità pastorale di Barbarano, Mossano e Villaga, tre sono le persone che fanno parte del gruppo ministeriale, due uomini e una donna. «Diamo uno sguardo d’insieme nella cura pastorale della parrocchia – dice Graziano Cazzaro, che è nel gruppo ministeriale e anche nell’equipe diocesana – Nelle piccole realtà non è detto che ci sia una persona per ogni ambito. Il nostro compito è condividere con il presbitero dell’unità pastorale la cura della pastorale. Non è un ruolo del fare, ma è uno sguardo, trovare chi può svolgere determinate attività o servizi, tessere relazioni affinché quello che deve essere fatto venga svolto». Nelle nove parrocchie dell’unità pastorale, 8.500 abitanti circa, in sei è presente il gruppo ministeriale. Un compito che dà molte soddisfazioni: «Tra le cose belle – continua Cazzaro – sicuramente la crescita personale di fede e di conoscenza e poi vedere che determinate scelte pastorali vengono realizzate, lasciano un segno».

Il lavoro dell’equipe diocesana si svolge su due aspetti principali: da un lato la formazione, iniziale e permanente, dall’altro il supporto ai gruppi già attivi. «Ci impegna e arricchisce», afferma Donatella Scalco, della parrocchia di Creazzo, unità pastorale di San Nicola, San Marco evangelista e sant’Ulderico che con il marito svolge il servizio nel gruppo ministeriale e anche nell’equipe diocesana. «Il bello del gruppo ministeriale – spiega – è prendersi cura della propria comunità senza l’affanno del fare, ma valorizzando proprio l’aspetto della cura. Siamo le giunture invisibili, si fa l’esperienza del servo inutile che non cerca il proprio utile, non avanza rivendicazioni. Questo richiede un grande sforzo, ma ti permette di respirare una Chiesa nuova». Compito di queste persone è trovare la comunione con tutti, condividere le fatiche e criticità con il parroco e tessere relazioni sane: «Un elemento delicato – conclude Scalco – è il riconoscimento del ruolo: ci vuole pazienza, ma quando avviene la comunità ti chiama, apprezza la tua presenza».

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