Pio X, l’abbraccio di Padova. Tanti fedeli in Cattedrale

Chissà quante volte il giovane Giuseppe Melchiorre Sarto avrà varcato la soglia della Cattedrale di Padova. In fondo, era solo a due passi dal luogo dove, dal 1850 al 1858, si è formato come uomo e come presbitero: il Seminario Vescovile. A 120 anni dalla sua elezione a papa, con il nome di Pio X, in Cattedrale ci è tornato. Proprio al centro... Lì, lunedì 16 e martedì 17 ottobre, in molti hanno reso omaggio al santo, le cui reliquie hanno compiuto una peregrinatio corporis nelle tre Diocesi venete in cui ha vissuto e si è speso: Treviso, dov’è nato nel 1835 – a Riese – e dove ha esercitato parte del suo ministero sacerdotale prima di diventare vescovo di Mantova; Padova, dove è stato alunno del Seminario; Venezia, che ha guidato come patriarca dal 1893 al 1903.

Pio X, l’abbraccio di Padova. Tanti fedeli in Cattedrale

«Una vita normale, come la nostra»
Ha voluto sottolineare questo, il vescovo Claudio, nell’omelia della messa che ha presieduto lunedì 16 alle 19 in Cattedrale – con numerosi concelebranti, tra cui il vescovo emerito Antonio Mattiazzo – a cui è seguito un gesto “di accoglienza” alle spoglie di san Pio X. «Il Signore, giorno dopo giorno, ha preso uno di noi – Giuseppe Sarto – per farne un segno per il mondo e per la Chiesa. Tutto ha avuto inizio con una vita... normale. È stato costituito segno e strumento della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. Una perché unita al Signore Gesù e noi a lui, ma non perché noi facciamo passi verso di lui: è il Signore che ci tiene uniti per la sua grazia». Giuseppe Sarto è stato segno e strumento della Chiesa santa. «Ne conosciamo soprattutto i limiti, ne sentiamo il “rumore”... Non è santa per le nostre qualità e i nostri meriti, ma perché appartiene a Dio. Siamo suoi. Il nostro battesimo è all’origine della nostra appartenenza. Giuseppe è stato segno anche della Chiesa cattolica, che è vivente e mandata in ogni luogo e in ogni tempo. Ed è apostolica, cioè nasce dal mandato del Signore agli apostoli. Giuseppe Sarto ha vissuto tutto ciò. Nella sua vita è entrata la mano del Signore e l’ha trasformata in una storia di relazione del Signore con la Chiesa».

Ispirati da san Pio X
Prendendo spunto dalla preghiera di colletta, pronunciata nella messa di lunedì 16, alle 7.30 – «O Dio, che per difendere la fede cattolica e unificare ogni cosa nel Cristo hai animato del tuo Spirito di sapienza e di fortezza il papa san Pio X...» – mons. Raffaele Gobbi, rettore del Seminario di Padova, ha richiamato l’attenzione su due aspetti: difendere la fede e unificare ogni cosa nel Cristo. «Onorare questo santo, onorare il suo percorso di formazione e di spiritualità che lo lega alla nostra Diocesi non dovrebbe farci indulgere a una sorta di nostalgia, quasi che quella espressione “difendere la fede” ci faccia sentire minacciati da tutto e da tutti. Cosa significa difendere la fede? Il Signore non ha certo bisogno di noi per difendere quello che egli dona incessantemente alla sua Chiesa e al mondo intero. Quel difendere, più che farci gettare uno sguardo sospettoso e preoccupato al di fuori di noi, io lo sento come un grande monito a guardarsi dentro, a quel campo di battaglia che è l’essere figlio e figlia di Dio. Lì va difesa la bellezza della fede, la forza della speranza. Lì voglio difendere il dono che mi viene fatto. Quel “difendere la fede cattolica” è quindi uno stimolo incessante a non dare mai per scontate le grazie del Signore e a farle risplendere di quella luce di cui già loro brillano». Anche quel “unificare ogni cosa nel Cristo” – sempre in riferimento alla colletta della messa di lunedì 16 in Cattedrale, celebrata con la stessa liturgia della memoria di san Pio X – è “destinato” a ciascuno di noi «anche se non c’entra con le nostre capacità e competenze, perché non siamo noi con le nostre forze umane che mandiamo avanti il Regno di Dio. Dio non ha necessità di milizie per conquistare ogni cosa. Più che altro quel Cristo che è presente in ogni persona è la cifra della presenza del Signore nel tempo. Ispirati dall’esempio di san Pio X siamo chiamati a diventare accorti e attenti per riconoscere che Cristo c’è in ogni situazione, anche lì dove non sembra. Tocca a ciascuno di noi riconoscerlo e onorarlo e portarlo allo scoperto. Il mondo non è lontano da Cristo, noi ci percepiamo così, ci giudichiamo così. Ogni cosa è già in Cristo».

Trasformato dal Vangelo
«Due aspetti di Giuseppe Sarto mi colpiscono – ha sottolineato il vescovo Claudio nell’omelia della messa di martedì 17, memoria di sant’Ignazio di Antiochia, nella messa delle 7.30 – Quand’era a Padova, come alunno del Seminario, era apprezzato e stimato da superiori e compagni. Dice la sua coerenza di fronte a tutti. Era così nel suo cuore. Il secondo aspetto: nel suo testamento spirituale ha scritto che “è nato povero, è vissuto da povero ed è morto povero”. Sicuramente ha avuto a che fare con varie “tracce” di potere, ma ha dichiarato di essere morto povero. Fuori e dentro – questione che emerge dal Vangelo di oggi (cfr. Lc 11,37-41) – si è rivelato autentico. Non è sufficiente, come si legge nel Vangelo di Luca, pulire “l’esterno del bicchiere”. Questo è un grande insegnamento morale per noi. È un incoraggiamento a educare ciò che abbiamo nel cuore, dove passano sentimenti buoni e meno buoni... che spesso diventano parole, sguardi, chiacchiere». E ha concluso: «Chiediamo il dono della trasparenza. Che il Signore ci aiuti a essere limpidi e testimoni – come san Pio X e sant’Ignazio di Antiochia, che ha parlato della potenza del Vangelo dando una testimonianza estrema – perché il Vangelo che vogliamo annunciare sia vero nei confronti delle persone».

Peregrinatio corporis a Treviso, Padova e Venezia
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Nella sua Diocesi di origine, quella di Treviso, san Pio X è stato accolto con grande affetto (dal 6 al 15 ottobre). Numerose le persone che gli hanno reso omaggio anche a Padova, il 16 e 17 ottobre, dove per otto anni è stato alunno del Seminario vescovile. Ora la peregrinatio corporis sta continuando nella Diocesi di Venezia (fino a domenica 22 ottobre), di cui è stato patriarca dal 1893 al 1903.

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