Sacro Cuore. Festa della Comunità, festa del “riciclo”

Una sagra, sì, ma composta di “giorni sacri”. Per la comunità del Sacro Cuore in Padova si avvicinano i giorni della festa della comunità, in programma dal 15 al 19 settembre in onore della Beata Vergine Maria Addolorata, co-patrona della parrocchia.

Sacro Cuore. Festa della Comunità, festa del “riciclo”

«Il nome è sempre quello di “sagra” – spiega il parroco, don Daniele Marangon – ma in questi anni stiamo lavorando per tornare alle radici della definizione, di sagra appunto come “giorni sacri”». Una festa incentrata sulla sacralità della preghiera ma anche sulla sacralità dell’incontro: «È un punto fondamentale – aggiunge il parroco – è bellissimo vedere tanti volontari che donano il proprio tempo per radunare la comunità. La sagra diventa occasione per alcuni di rinsaldare amicizie, per altri di riscoprire o rivedere persone con cui da tempo si erano persi i contatti, o per riguardare negli occhi persone con cui da molto tempo, per varie ragioni, non ci si guardava più negli occhi». L’incontro “sacro”, insomma, come segno di una chiesa in uscita che spalanca le sue porte per incontrare e invitare dentro. La sagra viene anticipata tradizionalmente dalla Festa della Speranza, in programma domenica 10 settembre con la messa alle 17, seguita da un rinfresco. Spiega don Daniele: «In questa festa vogliamo incontrare gli anziani e i malati, chi è rinchiuso in casa, grazie anche all’impegno di Caritas e San Vincenzo che aiutano nei trasporti. Nella messa c’è inoltre l’unzione dei malati: è segno di una comunità che desidera incontrarli e fa tutto il possibile per fare festa anche con loro». Giovedì 14 settembre, giorno dell’Esaltazione della Santa Croce, la messa alle 18.30 con i volontari della sagra e l’adorazione eucaristica. Venerdì 15, giorno dell’Addolorata, alle 18.30 la messa e l’affidamento a Maria. La sagra vera e propria si svolge da venerdì 15 a martedì 19: punto centrale della festa il mercatino dell’usato, che attraverso il riciclo, cerca di valorizzare oggetti che apparentemente non servono più per sostenere le persone che vivono forme di povertà emergenti, come già avvenuto con i fondi di sostegno nell’epoca Covid.

Andrea Canton

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