Suor Giovanna Sguazza al termine del servizio alla Mandria. "Ricominciare sempre"

Per la religiosa la permanenza al centro della Mandria è stata un'esperienza profonda di umanità, ma anche di collaborazione proficua con la Caritas diocesana e le istituzioni. 

Suor Giovanna Sguazza al termine del servizio alla Mandria. "Ricominciare sempre"

È stata 16 anni in Sudan, dove ha visto scoppiare la guerra ma ha anche sperimentato la fede, la semplicità e il sostegno della gente. È stata 17 anni negli Stati Uniti, tra Richmond, Philadelphia, Baltimora, Chicago, in una società aperta, capace di accogliere e generare interazione tra le persone nel dialogo.

Negli ultimi tre anni suor Giovanna Sguazza, missionaria comboniana, ha accompagnato le donne nel Centro Mondo Amico, nella sua prima vera e propria esperienza in Italia. «Le suore comboniane – racconta – si sono occupate del Centro fin dal 2004. Io sono qui dal novembre 2015. Per me è stata un’esperienza stupenda, vissuta nel dialogo e nella collaborazione con la Caritas di Padova, i servizi sociali e i volontari. Abbiamo dato l’opportunità a molte donne di iniziare a costruirsi una vita dignitosa in Italia, in un incontro nella quotidianità».

Quattro erano le suore impegnate, di cui due a tempo pieno nel Centro Mondo Amico: «Avevamo organizzato una scuola d’italiano e diversi laboratori per imparare l’arte del vivere, dall’igiene e la cura delle persone fino all’arte culinaria».

C’è un passo del Vangelo che secondo suor Giovanna riassume bene l’impegno degli ultimi anni: «Mi riferisco alle parole del Signore alla ragazzina: “Talita kum”, alzati e riprendi il cammino. La convivenza è una sfida che ha avuto un esito positivo: ci ha permesso di conoscere le diverse culture e di costruire una famiglia globale contro la tentazione delle ragazze di fare gruppetti a seconda della propria etnia».

Oggi però si apre una nuova fase per il Centro Mondo Amico: «Caritas diocesana, con la quale abbiamo gestito molto bene le accoglienze e dialoghi iniziali, ci ha chiesto un cambio di gestione. L’idea è passare a gruppi più piccoli, per cui le ospiti avranno più responsabilità nel gestire la propria vita e così imparare meglio ad affrontare la vita che le attenderà al di fuori di qui. Anche economicamente, strutture più piccole hanno un peso decisamente minore. Noi comboniane, dopo 14 anni, anche per ristrettezze di personale e suore, abbiamo pensato di chiudere questa fase. Siamo nate con l’Africa nel cuore, abbiamo pensato che oggi sia meglio, quando ci sono religiose a disposizione, poterle inviare dove ci sono meno possibilità di trovare un aiuto».

Terminato questo capitolo, tra qualche mese suor Giovanna partirà di nuovo: «Andrò a Betania, in Terra Santa, nella nostra provincia medio-orientale. Lì starò nella comunità e nel centro di spiritualità dove si accolgono i pellegrini. Papa Francesco, nell’Evangelii Gaudium, spiega che la missione è essere, più che fare. Per me è arrivato il momento di vivere questo aspetto, di essere in questa terra che è nel cuore di tutti, di pregare e di stare con le persone». 

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