Visita pastorale del vescovo Claudio nel Vicariato di Torre. "Ascoltati e sostenuti"

Vicariato di Torre. Domenica 19 si è conclusa la visita pastorale del vescovo Claudio. La restituzione dei referenti vicariali di catechesi, liturgia e carità e del giovani. «È stata la visita di un padre...»

Visita pastorale del vescovo Claudio nel Vicariato di Torre. "Ascoltati e sostenuti"

Un vescovo che ascolta, con animo sereno, e sa dare risposte non scontate, portando anche la propria esperienza di parroco: questa è la sensazione che emerge a conclusione della visita pastorale del vescovo Claudio nel vicariato di Torre. «Un padre che va a trovare i figli che vivono lontano e non vuole solo ascoltare le cose belle, ma anche le criticità» sottolinea Alessandra Cipolotti, della parrocchia della Madonna della Salute e referente per la catechesi. «Non abbiamo chiesto o fatto proposte specifiche, ma abbiamo “scattato” una fotografia generale della situazione nelle comunità – racconta Umberto Pasquetto, anch’egli della parrocchia della Madonna della Salute e referente vicariale per la liturgia – Non in tutte le parrocchie c’è, ad esempio, un gruppo che segue la liturgia; in alcune ci sono persone che animano i tempi forti, altre invece si lasciano guidare dal parroco e danno un contributo nelle letture o nei canti. Il vescovo ci ha ascoltati con interesse e ci ha spronato ad avere coraggio nel mettere in campo iniziative o esperienze, anche se possono sembrare semplici». Alcune criticità emerse, invece, dai referenti della catechesi: rispetto al cammino di iniziazione cristiana, ad esempio, la trasmissione della fede ai propri figli non sembra più essere una priorità ed è delegata ai catechisti. C’è consapevolezza dell’importanza dei sacramenti o è più un’abitudine? C’è una certa sensibilità spirituale, ma l’impressione alle volte è che le persone siano “sazie” o che venga dato per scontato un percorso personale di fede che in realtà non c’è. «Ci chiediamo se non sia il caso di metterci in ascolto dei bisogni, delle esigenze dei genitori e da lì partire per annunciare il Signore – evidenzia Cipolotti – Se sia possibile, visti i numeri ridotti di ragazzi, catechisti e accompagnatori, riuscire a collaborare per una catechesi condivisa a livello di gruppi di parrocchie. Come accendere poi nelle persone il desiderio di incontrare o ri-incontrare Gesù? Il vescovo ci ha spronati a non perdere il fuoco della fede. Le nostre comunità devono restare punti di riferimento, mantenere la loro identità ed essere generative. L’eucarestia, ha poi sottolineato, resta centrale: attorno a essa si fonda la comunità stessa. Dobbiamo quindi chiederci che tipo di testimoni siamo? Tiepidi, significativi? Siamo comunità che genera ancora fede?». L’identità delle parrocchie è uno dei temi sui quali il vescovo Claudio ha più insistito: parrocchie che lavorano insieme senza estinguersi o fondersi, mantenendo il nucleo essenziale dato da liturgia, carità, catechesi. La fede è un altro tema centrale di questa visita: quella dei giovani, ma anche degli adulti che si mettono a servizio della comunità. La fede come dono da coltivare. «Incontrare il vescovo – racconta Gloria Dainese della parrocchia di Ponte di Brenta, referente per i giovani – è stata un’occasione bella, nuova, toccante per confrontarci fra noi su cosa vuol dire essere fedeli e accompagnare i ragazzi nel percorso di crescita. Abbiamo avviato l’incontro con una attività in cui i ragazzi dovevano trovare un’immagine che identificasse la loro esperienza di fede e per noi educatori una immagine per come stiamo portando avanti la nostra fede. Il vescovo ci ha fatto capire che quando accompagniamo i ragazzi è importante essere noi stessi e ricordarci che anche noi stiamo affrontando un percorso. Essere più partecipi e testimoni, senza aver paura di scavare e andare in profondità. Così, se la domanda “cosa fare se ci sentiamo sopraffatti dalla fede”? ci sembra troppo grande per noi, il vescovo ha ribadito di non aver timore così come se ci rendiamo conto che la nostra fede è sopita, addormentata: è sempre dentro di noi, basta risvegliarla». «Siamo abituati a osservare il nostro territorio, a prenderci cura della nostra realtà – conclude Patrizia Stocco della parrocchia della Madonna della Salute, coordinatrice vicariale in ambito della Caritas – Il vescovo ci ha aiutato ad avere uno sguardo più ampio; incontrarlo infatti ci ha permesso di capire come sta la Diocesi e i cambiamenti cui andremo incontro. Più volte ha sottolineato l’importanza del dono della fede, che va custodito e condiviso. Come Caritas è importante lavorare insieme, a livello vicariale, senza però dimenticare la propria soggettività e lo stile con cui mettersi a servizio, così come una comunità è significativa non tanto per i numeri quanto per lo stile che ha, per la capacità di interpretare le priorità».

Il vicario foraneo: «Ci ha sollecitati all’apertura»

«Nelle messe, celebrate nelle varie parrocchie, il vescovo si è rivolto alle comunità prendendo spunto dalla Parola di
Dio – sottolinea don Giuseppe Tommasin, il vicario foraneo – Ha richiamato con insistenza l’importanza della Veglia pasquale, centrale per la vita di un cristiano e per riscoprire la fede. La comunità, ha aggiunto, deve assumere uno
stile missionario fatto di incontro, apertura verso chi è distante, chi è di altre religioni, chi non frequenta».

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