Con le mani sporche di gesso. Ranjit Disale, l’insegnante indiano di scuola elementare che ha vinto il Global teacher prize

Chi pensa più al gesso nella scuola di oggi? Eppure il richiamo di Disale ha una straordinaria capacità evocativa, rimanda alla scuola “di un tempo”, umile e poco attrezzata.

Con le mani sporche di gesso. Ranjit Disale, l’insegnante indiano di scuola elementare che ha vinto il Global teacher prize

“Gli insegnanti sono i veri creatori del cambiamento che stanno cambiando la vita dei loro studenti con un misto di gesso e sfide (a mixture of chalk and challenges)”.
Parola di Ranjit Disale, l’insegnante indiano di scuola elementare che ha vinto il Global teacher prize, il premio più prestigioso per i docenti di tutto il mondo. Un riconoscimento per l’attività svolta e un sostanzioso compenso in denaro: ben un milione di dollari, da investire in progetti didattici.

Prima di dire qualunque altra cosa sul premio e su Disale vale la pena di sottolineare una curiosità contenuta nella frase con cui si apre questo pezzo. Che gli insegnanti siano creatori di cambiamento, che siano motori dello sviluppo e parte fondamentale per il futuro di una società che abbia consapevolezza della centralità dell’educazione è, tutto sommato, una considerazione quasi dovuta. Nel senso che almeno a parole ne sono convinti tutti, a cominciare da quei governanti e politici che poi non si fanno comunque scrupolo a tagliare i fondi per l’istruzione nei loro Paesi (e anche l’Italia ne sa qualcosa). Ma la curiosità sta nel richiamo al “gesso”, a quel pezzettino di materiale bianco che si usa – sempre meno – per scrivere sulle lavagne, quelle nere, di grafite, così abituali per la scuola di qualche decennio fa e ora sostituite dalle Lim, dai proiettori, dai pc e chi più ne ha più ne metta.

Chi pensa più al gesso nella scuola di oggi? Eppure il richiamo di Disale ha una straordinaria capacità evocativa, rimanda alla scuola “di un tempo”, umile e poco attrezzata e immediatamente ricorda che la vera forza della scuola sta non tanto negli sviluppi tecnologici – che vanno bene, certamente, se usati in contesti e con metodologie adeguate – quanto nella capacità antica – come il gesso – e indistruttibile, di “fare lezione”, di incontrare gli allievi e metterli in moto, avviare le loro capacità, valorizzare l’attenzione, l’interesse, le emozioni… Insomma, la scuola si può alimentare di mille mezzi, antichi e nuovi, ma il suo cuore batte sempre nella relazione tra docente e allievi.

Al gesso, Disale accosta la parola “sfide”. E ancora centra l’obiettivo: è una sfida, la più grande, quella di far crescere i più giovani. Attraverso la matematica, l’Italiano, le Scienze e tutte le varie materie del curricolo che la scuola propone. Conoscenze, saperi che restano morti se non c’è l’azione geniale di un docente capace, professionista vero, che fa scattare la scintilla dell’apprendimento.
Detto questo, Disale ha fatto qualcosa di più che ricordare con una frase semplice il cuore della scuola. Ha infatti deciso di condividere il premio vinto con gli altri insegnanti nominati per il premio. Gli insegnanti – ha spiegato – “credono sempre nel dare e nel condividere”, riassumendo in due parole un mondo di esperienza. E ha aggiunto di essere per questo “molto lieto di annunciare che condividerò il 50% del premio in denaro equamente tra i miei colleghi top 10 finalisti per sostenere il loro incredibile lavoro. Credo che insieme possiamo cambiare questo mondo perché la condivisione sta crescendo”.

Che lezione. Da vero insegnante “campione del mondo”, che si è sporcato a lungo le mani di gesso nelle aule disastrate a disposizione delle bambine indiane e che adesso lo passa di mano ai colleghi internazionali.

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Fonte: Sir