Coronavirus, Arcuri: 55 milioni di mascherine nei magazzini delle regioni

Il commissario per l'emergenza: "Nell'ultima settimana distribuite alle Regioni 36.2 milioni di mascherine". Il prezzo di 0.50 più Iva “è e resterà quello". Presto verranno vendute anche dai tabaccai. Sui test "fatta la nostra parte, al via da ieri"

Coronavirus, Arcuri: 55 milioni di mascherine nei magazzini delle regioni

"Abbiamo distribuito 208 milioni di mascherine da inizio emergenza, è una quantità sufficiente. Le Regioni hanno 55 milioni nei loro magazzini". Lo dice il commissario per l'emergenza coronavirus Domenico Arcuri, in conferenza dalla Protezione Civile.

"Nell'ultima settimana abbiamo distribuito alle Regioni 36.2 milioni di mascherine", afferma Arcuri.

Il prezzo delle mascherine di 0.50 più Iva “è e resterà quello"

"Se le mascherine ci sono nei supermercati e non nelle farmacie vuol dire che c’è un difetto nella rete di approvvigionamento delle seconde" – dichiara Arcusi. - "Non è il commissario a dover rifornire le farmacie, né si è mai impegnato a farlo. Non è lui a dover rifornire associati Confcommercio, Conad, Federdistruzioni e Coop. Il commissario si è impegnato ad integrare, ove possibile, le forniture che queste categorie si riescono a procurare attraverso le loro reti di approvvigionamento".

"Dal primo maggio sono state distribuite ai cittadini 19 milioni di mascherine pagate 50 centesimi più Iva", contnua Arcuri.

"Lavoro tutto il giorno e la notte affinchè gli italiani trovino le mascherine - afferma. - Ora le trovano al supermercato a 50 centesimi più Iva, quindi 61 centesimi, prima non le trovavano".

"Oggi distribuiamo il 40% in più di mascherine di quelle che distribuivamo la settimana precedente", dice il commissario.

"Nei prossimi giorni stipuleremo un accordo con i tabaccai, che hanno ben 50 milioni di punti vendita in Italia, per la vendita di mascherine anche li'", dice Arcuri. 

Arcuri: "Non abbatto la produzione di dispositivi del settore moda"

"Volevo assicurare le imprese del settore della moda. Lungi da me abbattere o ignorare la produzione italiana di dispositivi. Affinché l'Italia diventi finalmente autonomo c’è bisogno che nasca un'offerta nazionale".

Arcuri: "Sui test fatta la nostra parte, al via da ieri"

"Su test sierologici abbiamo fatto il nostro compito in sei giorni: 150mila test per la più massiccia rilevazione campionaria. Era il 26 aprile, fino ad oggi cosa è successo? Si è dialogato con l'Agenzia per la privacy. Sabato scorso è stata emanata la norma e da ieri sono iniziate le operazioni per avviare i test sierologici". Lo dice il commissario per l'emergenza coronavirus Domenico Arcuri.

Sui tamponi, "ieri abbiamo fatto una richiesta pubblica di offerta perché da soli in tamponi non bastano, sono necessari almeno i reagenti di estrazione e i reagenti di amplificazione". 

"Fino a ieri abbiamo distribuitto 4.1 milioni di tamponi e provette, ne abbiamo acquistati altri 5 milioni affinché possa essere incrementato il numero di cittadini, che ci aspettiamo sia crescente, saranno sottoposti a questa analisi", dice il commissario per l'emergenza.

I reagenti "sono un bene scarso nel mondo. In Italia i produttori di reagenti di certe dimensioni sono pochi, e spesso non sono italiani".

"In questo momento negli ospedali italiani c’è un numero di ventilatori 4 volte superiore rispetto ai pazienti in terapia intensiva", affrema Domenico Arcuri. 

Per quanto riguarda la app, il commissario confida che "i tempi dati possano essere rispettati".

"Su alcol e guanti - afferma il commissario - riforniamo di dpi i nostri target: ospedali, forze dell'ordine, servizi pubblici essenziali, tpl e rsa. Non riforniamo i negozi e non potremo mai farlo. Loro hanno i loro fornitori".

Arcuri: "A inizio emergenza secondi per contagi, ora quinti"

"Sulla fase 2 faccio un'osservazione asettica. Quando è iniziata la curva crescente dell'epidemia Italia era il secondo Paese al mondo per contagiati, ieri era il quinto. Forse qualche merito a questo Stato e a questi cittadini va dato".

Arcuri: "Non siamo in ritardo, i numeri ci confortano"

"Non penso che siamo in ritardo, i numeri ci confortano. Dal 4 maggio il numero dei contagi non ha ripreso a salire e da ieri siamo scesi sotto i mille pazienti in terapia intensiva. Sono sicuro che gestiremo la fase 2 come la fase 1". 

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)