Covid e minori: in Italia rischio aumento della dispersione scolastica, già al 13,5%

Nel nuovo Rapporto di Save the Children anche i rischi connessi alla chiusura delle scuole e all’aumento della povertà educativa. In Italia 1 studente su 8 non ha un laptop e più di 2 minori su 5 (42%) vivono in case prive di spazi adeguati per studiare. Nel mondo a causa del Covid, 9,7 milioni di minori rischiano di non tornare più a scuola

Covid e minori: in Italia rischio aumento della dispersione scolastica, già al 13,5%

Rischi per la salute e per la vita dei bambini, ai quali si aggiungono quelli legati alla chiusura delle scuole e all’aumento della povertà educativa e delle diseguaglianze già esistenti prima della pandemia. A partire proprio dal nostro Paese, dove i lunghi mesi di lockdown e la necessità di far ricorso alla didattica a distanza hanno messo in luce il divario nell’accesso a internet e alle nuove tecnologie per i ragazzi che vivono nelle periferie più svantaggiate. E’ la situazione evidenziata dal Rapporto di Save the Children dal titolo ”Proteggiamo i bambini. Whatever it takes”, sull’impatto della pandemia sui bambini e sugli adolescenti.

Il Rapporto ricorda infatti che in Italia 1 studente su 8 non ha un laptop e più di 2 minori su 5 (42%) vivono in case prive di spazi adeguati per studiare. “Fattori che rischiano di aggravare ulteriormente il tasso di dispersione scolastica, che in Italia, negli ultimi cinque anni, è oscillato tra il 14% e il 15%, ben al di sopra del target Ue che prevedeva la riduzione di tale indice almeno al 10% entro il 2020 e rispetto al quale si è fissato un target nazionale al 14%”.

“Anche in Italia, la pandemia rischia fortemente di alimentare quel circolo vizioso della povertà educativa che già soffoca il futuro di tanti bambini e tante bambine, soprattutto nelle aree più svantaggiate del nostro Paese - afferma Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children -. Le periferie educative del nostro Paese vanno trasformate in luoghi dove i più piccoli possano avere finalmente accesso a quelle opportunità indispensabili per costruirsi il futuro che sognano. È fondamentale mettere in campo ogni sforzo perché il futuro dei bambini venga tutelato già dai primissimi anni di vita, grazie alla creazione di una rete nazionale di servizi educativi per i bambini 0-2 anni, con l’obiettivo ambizioso, ma possibile, di garantire un servizio educativo 0-6 anni per tutti entro il 2027. Dopo il lockdown e le conseguenze del Covid ancora vive nel nostro Paese e nella nostra società, anche l’Italia è chiamata a ripartire proprio dai bambini, perché è da loro che passa il futuro di tutti”.

Nel mondo, dove 1 giovane su 3 non ha accesso al digitale e alle nuove tecnologie, a causa del Covid, 9,7 milioni di bambini e adolescenti rischiano di non tornare mai più a scuola, con conseguenze disastrose sulla loro vita e sul loro futuro, in particolare per bambine e ragazze. Il 63% delle bambine e delle ragazze coinvolte in una recente indagine di Save the Children in 37 Paesi al mondo si dicono costrette, in seguito alla pandemia, a passare molto più tempo in casa ad occuparsi delle faccende domestiche (contro il 43% dei maschi) e per 1 su 5 il lavoro casalingo rappresenta un ostacolo insormontabile per poter continuare a studiare e andare a scuola (a fronte del 10% tra i maschi).

Bambine e ragazze che devono rinunciare alla propria infanzia e che diventano grandi troppo presto. Solo nel 2020, sottolinea infatti l’Organizzazione, quasi 500 mila ragazze in più nel mondo potrebbero essere costrette al matrimonio forzato, prima di compiere i 18 anni di età e spesso con uomini molto più grandi di loro, per effetto delle conseguenze economiche della pandemia. E a queste si potrebbero aggiungere 1 milione in più di gravidanze precoci, che rappresentano la principale causa di morte per le ragazze tra i 15 e i 19 anni in tutto il mondo.

Se una adolescente su 10 a livello globale, inoltre, era già vittima di stupro o violenza sessuale da parte del proprio marito o ragazzo prima del Covid-19, il coronavirus ha portato ad un aumento di questi casi e, per effetto della pandemia, si prevedono 2 milioni di casi di mutilazione genitale femminile in più nei prossimi 10 anni, soprattutto tra chi non ne ha ancora compiuti 14. 

Volgendo lo sguardo al nostro Paese, il rapporto di Save the Children registra un aumento dei casi di violenza domestica durante il lockdown, con un incremento del 73% delle chiamate da parte di donne al numero antiviolenza 1522. Delle richieste di aiuto ricevute, 1 su 3 era da parte di vittime con figli che, nel 64% dei casi hanno assistito alla violenza o l’hanno subita essi stessi. Violenze in casa, in molti casi proprio ai danni dei più piccoli, che nel resto del mondo, è la stima contenuta nel rapporto, potrebbero aumentare di 15 milioni ogni tre mesi di lockdown.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)