Cultura dell’incontro, della pace, della natura. La letteratura brasiliana ai tempi dell’assalto alla democrazia

Come rispondono gli intellettuali brasiliani di fronte a questi assalti alla democrazia?

Cultura dell’incontro, della pace, della natura. La letteratura brasiliana ai tempi dell’assalto alla democrazia

Gli assalti agli edifici istituzionali, le marce che ne ricordano altre del secolo breve, e una democrazia giovane perché è nata dalle ceneri di passaggi di potere agli eserciti che sono ancora calde: trent’anni sono pochi per la storia, eppure quella storia ha visto in Brasile emergere una cultura che ha fatto il Novecento, con il suo incontro tra musica e poesia che ha avuto il 1969 come pietra miliare. Quell’anno nasceva un disco unico per coloro che hanno amato la cultura viva. Il grande poeta Vinicius de Moraes era venuto a Roma per incontrare il padre dell’ermetismo, Giuseppe Ungaretti, che aveva tradotto le sue poesie. Quell’incontro divenne un inno alla vita vera, quella dell’abbraccio nelle differenze, con lo stupendo titolo di “La vita, amico, è l’arte dell’incontro”. Sergio Endrigo, Luis Bacalov, Toquinho ed altri musicisti accompagnarono Vinicius, Ungaretti, la musica di Baden Powell, di Antonio Carlos Jobim, in un lp che comprendeva la voce inconfondibile di Ungaretti che leggeva le poesie di de Moraes in italiano. Un disco che dimostrava come pace, musica e parole fossero le basi di un nuovo modo di concepire il mondo. Anche oggi, quando questa fiducia nella pace sembra messa a rischio dall’assalto alla democrazia. Come rispondono gli intellettuali brasiliani di fronte a questi assalti?
“In Brasile, una parte della letteratura ha sempre tenuto fermo lo sguardo sul popolo, sulle etnie, sui dimenticati, che sono ancora tanti, troppi”, ci dice Vera Lucia de Oliveira, docente di Letteratura Brasiliana all’Università degli Studi di Perugia, nativa dello Stato di San Paolo. Di pace oggi è difficile trovare traccia negli scrittori. In questi quattro anni di Bolsonaro ci sono stati passi indietro sulle conquiste sociali, e regna un senso di frustrazione e di sconfitta. Se mai è presente una narrativa a carattere distopico, come nel caso di Luis Ruffato, Chico Barque de Hollanda. Chico Barque, che è anche tra i più importanti cantanti e compositori brasiliani, affronta alcuni dei traumi nazionali legati sia a fatti recenti che a quelli del passato, come la schiavitù e la persistenza delle discriminazioni di classe nelle fasce sociali più abbienti. Anche Ruffato ha questo tipo di approccio ed è, come Chico Barque, ampiamente tradotto in Italia”. E il “classico” Jorge Amado? “molti lo considerano un po’ datato, ma ha scritto dei capolavori come “Teresa Battista stanca di guerra”, la storia vera di una donna che ha dovuto lottare contro discriminazioni di ogni tipo. E non dimenticherei Graciliano Ramos, che è stato anche attivista politico e che si è battuto per i diritti degli ultimi. Vittima -come molti- della dittatura di Getulio Vargas”.
Il poeta Narlan Matos, anche lui tradotto in Italia (Fili d’aquilone ha edito la sua “La provincia oscura”) si sente spaesato: “Quando ho visto le immagini e sentito le testimonianze degli amici e colleghi mi sono sentito come i poeti romani che assistettero all’invasione della Città Eterna da parte dei barbari. È stato un saccheggio, una distruzione dei sacri templi dell’umanità. E non erano invasori di altri mondi e di altre terre: erano una parte della mia gente!”. E se la letteratura è anche vita -e incontro, come cantava Vinicius de Moraes- quali sono le preferenze di Matos?: “Io farei il nome di Carlos Drummond de Andrade, considerato, non solo da me, il più grande poeta brasiliano del XX secolo, assieme a Ferreira Gullar, un’altra vittima delle dittature, costretto all’esilio per il suo impegno politico”.
E però in Brasile esiste, ne chiediamo conferma a de Oliveira, anche una letteratura dei popoli originari: “Sì, è così: ci sono importanti scrittori indigeni come Ailton Krenak, Daniel Mundurucu, Eliane Potiguara e David Kopenawa, che ci portano verso un modo molto diverso di approccio con la natura. Fanno emergere le situazioni reali di emarginazione e discriminazione dei popoli originari. È un universo, questo, che sta a cuore a papa Francesco, e che ha portato Lula alla creazione di un Ministero dei Popoli Originari, guidato da una indigena, l’attivista Sônia Guajajara e alla scelta di un’altra attivista ambientalista, Marina Silva, alla guida del ministero dell’Ambiente”.
E come guarda al futuro della sua terra uno scrittore? “E’ molto difficile dirlo, conclude Matos, il fanatismo è irrazionale e disperato, anche perché il bolsonarismo è un drago con molte teste e talvolta assume aspetti quasi messianici”.

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Fonte: Sir