Dopo il Covid-19, molte Rsa rischiano di chiudere

I costi per fronteggiare l'epidemia e le mancate entrate per il blocco dei ricoveri hanno messo in crisi i bilanci delle case di riposo. L'appello di Uneba a Governo e Parlamento: ci vogliono interventi a sostegno del settore per salvare l'assistenza ai più fragili e i posti di lavoro

Dopo il Covid-19, molte Rsa rischiano di chiudere

Molte Rsa rischiano “di cadere loro stesse vittime del Covid19” e “di dover chiudere o ridimensionare le attività al servizio dei più fragili, con inevitabili conseguenze sui posti di lavoro”. L'Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale (Uneba), alla quale aderiscono oltre mille enti che gestiscono case di riposo e altre strutture residenziali, lancia l'allarme: dal nord al sud d'Italia “arrivano testimonianze di difficoltà già presenti e di forte incertezza sul futuro, con molti enti non profit che prevedono di chiudere l'anno in passivo. Alcune regioni già prevedono situazioni drammatiche. Presto potrebbero arrivare le prime dichiarazioni di stato di crisi aziendale”.

Le cause di questa crisi sono principalmente tre: l'aumento dei costi durante l'emergenza Covid-19 per l'acquisto di mascherine, tute, guanti e per la cura stessa degli anziani colpiti dal virus, il calo delle entrate perché i nuovi ricoveri nelle Rsa sono bloccati e, infine, il mancato pagamento da parte dei Comuni per servizi, quali i centri diurni, che sono stati sospesi per fermare il contagio.

Uneba lancia un appello a Governo e Parlamento affinché “intervengano a sostegno del settore” per il semplice motivo che si tratterebbe di un intervento “a sostegno di anziani non autosufficienti, a persone con disabilità, minori senza sostegno famigliare, persone con dipendenze, sofferenti psichici”. “E perché non intervenire significa indebolire l'Italia di fronte al Covid19 o ad altre epidemie”. A sostegno del suo appello, Uneba cita il “Rapporto 2020 sul coordinamento della finanza pubblica” della Corte dei Conti del 28 maggio scorso, in cui si legge che “una adeguata rete di assistenza sul territorio non è solo una questione di civiltà a fronte delle difficoltà del singolo e delle persone con disabilità e cronicità, ma rappresenta l’unico strumento di difesa per affrontare e contenere con rapidità fenomeni come quello che stiamo combattendo. L’insufficienza delle risorse destinate al territorio ha reso più tardivo e ha fatto trovare disarmato il primo fronte che doveva potersi opporre al dilagare della malattia e che si è trovato esso stesso coinvolto nelle difficoltà della popolazione, pagando un prezzo in termini di vite molto alto”.

Uneba chiede che le pubbliche amministrazioni corrispondano agli enti gestori dei servizi residenziali sociosanitari o assistenziali quanto avevano messo a bilancio di corrispondere loro prima dello scoppio della pandemia. Si tratta, in sostanza, di estendere alle strutture residenziali quanto l'articolo 48 della legge 27 del 24 aprile 2020 (conversione in legge del decreto Cura Italia) garantisce alle attività sociosanitarie e socioassistenziali nei centri diurni per anziani e persone con disabilità. (dp)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)