Ius soli, ius sanguinis, ius culturae. Ecco come funziona negli altri paesi europei

La possibilità di riforma della cittadinanza torna nel dibattito politico italiano. Intanto negli altri paesi Ue forme di ius soli temperato sono state già sperimentate. L’Italia guarda al modello tedesco, tra gli ultimi paesi a modificare la normativa c'è il Portogallo

Ius soli, ius sanguinis, ius culturae. Ecco come funziona negli altri paesi europei

Dopo le parole del neo segretario del Partito democratico, Enrico Letta, sulla possibilità di inserire anche nella legislazione italiana una forma di ius soli temperato, si riaccende il dibattito sulla riforma delle cittadinanza. In Italia le acquisizioni di cittadinanza sono regolate dalla legge 91 del 1992 che si basa essenzialmente sullo ius sanguinis: è italiano chi discende da un italiano. Sono previste poi forme di naturalizzazione per residenza (10 anni) e matrimonio. La normativa prevede inoltre anche una forma di ius soli: lo straniero nato e residente in Italia ha diritto, al compimento dei diciotto anni, di fare domanda di cittadinanza italiana (entro un anno e a seguito di dichiarazione di volontà). Ma come funziona negli altri paesi europei?

Il doppio ius soli in Portogallo

Il Portogallo è stato uno degli ultimi paesi europei a modificare la legge sulla cittadinanza, introducendo uno ius soli molto avanzato. Nel luglio 2020, infatti, il Parlamento ha emanato (confermato successivamente dal Presidente della Repubblica) un emendamento che permette ai nuovi nati sul territorio portoghese l’acquisto della cittadinanza per ius soli se uno dei genitori ha vissuto sul territorio portoghese per almeno un anno. Questo cambiamento si introduce in una legislazione che prevede sia lo ius sanguinis (per i figli di portoghesi nati nel paese o all’estero) che lo ius soli per gli apolidi e i nati di terza generazione (figli di stranieri nati in Portogallo), cosiddetto “doppio ius soli”. Inoltre, il Portogallo prevede anche un sistema di Golden Visa per gli investitori stranieri nel paese (la proprietà deve avere un valore di almeno 500.000 euro o, in alternativa, deve creare almeno 10 posti di lavoro in Portogallo). Con questo sistema si può richiedere la cittadinanza dopo cinque anni di residenza.

Il modello tedesco a cui guarda l’Italia 

La legge sulla cittadinanza tedesca (Staatsangehörigkeitsgesetz– StAG) è datata 1913, ma negli ultimi anni ha subito alcune rilevanti riforme. Essa prevede una cittadinanza per nascita, per adozione, per naturalizzazione. Dal 2007 è stata inserita una fattispecie per gli stranieri che abbiano ricevuto il trattamento di cittadino tedesco per un lungo periodo. Può diventare cittadino chi è stato considerato tale dalla pubblica amministrazione per 12 anni. Inoltre, dal 1° gennaio 2000 acquistano la cittadinanza per ius soli i figli degli stranieri nati in Germania purché almeno uno dei genitori vi risieda abitualmente e legalmente da almeno otto anni e abbia il permesso di soggiorno a tempo indeterminato. A questo modello guardava il disegno di legge italiano di riforma approvato alla Camera nel 2015 (e mai approvato definitivamente al Senato). Anche in Italia si pensava di introdurre la possibilità di concedere la cittadinanza alla nascita ai figli dei cittadini stranieri con permesso di soggiorno Ce di lungo periodo (ex Carta di soggiorno). E che prevede, tra i requisiti, la residenza legale di almeno 5 anni, la conoscenza della lingua, un reddito pari all’assegno sociale mensile e la fedina penale pulita. 

Inoltre, l’acquisto della cittadinanza tedesca per residenza prevede almeno otto anni di residenza stabile, legale e con possibilità di interruzione per soggiorno estero di massimo sei mesi. In linea generale, la Germania non ammette la doppia cittadinanza (che viene concessa solo in alcuni casi e previa autorizzazione). E quindi, i bambini che diventano cittadini tedeschi in base allo ius soli temperato acquistano contemporaneamente anche la nazionalità dei genitori stranieri. Dai 18 anni, hanno cinque anni di tempo per dichiarare la loro volontà di mantenere la nazionalità tedesca o quella del Paese d’origine dei genitori. Nel caso in cui scelgano di conservare la nazionalità dei propri genitori o non facciano alcuna dichiarazione ufficiale entro i termini stabiliti, perdono la cittadinanza tedesca.

La cittadinanza in Francia 

In Francia la cittadinanza può essere acquisita in tre modi diversi: per filiazione (ius sanguinis), per nascita sul territorio francese (ius soli) o per decisione delle autorità francesi (naturalizzazione). Nel dettaglio: la legge del 1998 ha previsto che ogni bambino nato in Francia da genitori stranieri acquisisca automaticamente la cittadinanza francese al compimento della maggiore età se, a quella data, risiede in Francia o ha avuto una residenza abituale per almeno cinque anni, dall’età di undici anni in poi. L’acquisizione per ius soli può essere anticipata a sedici anni, con dichiarazione sottoscritta dinanzi all’autorità competente, o può essere reclamata per lui dai suoi genitori a partire dal compimento dei tredici anni. In questo caso il requisito della residenza abituale per cinque anni decorre dall’età di otto anni. C’è poi una sorta di doppio ius soli per i bambini nati in Francia da almeno un genitore straniero, a sua volta nato in Francia. 

Si prevede, poi, come in Italia l’acquisizione per matrimonio (la domanda si fa dopo quattro anni, con almeno tre anni di residenza effettiva e continuativa nel territorio francese). Per la naturalizzazione per residenza, invece, servono cinque anni. Il periodo può essere ridotto a due anni nel caso in cui lo straniero abbia frequentato due anni di studi in un istituto di istruzione universitaria francese o abbia reso importanti servizi allo Stato. Anche in Francia si richiede un certificato che dimostri la conoscenza della lingua a un livello almeno pari al B1 e si valuta il livello di integrazione e di conoscenza della cultura del Paese. Inoltre, nei casi di cittadinanza per matrimonio e naturalizzazione è necessario sottoscrivere il contratto di accoglienza e integrazione (CAI). La Francia riconosce la doppia cittadinanza.

La cittadinanza in Spagna 

In Spagna sono considerati cittadini i nati da padre o madre spagnoli; i nati in Spagna da genitori stranieri, se almeno uno di essi è nato in Spagna, ad eccezione dei figli di funzionari diplomatici o consolari accreditati in Spagna; i nati in Spagna da genitori stranieri, se entrambi non possiedono alcuna cittadinanza (apolidi) o la legislazione dei loro Paesi d’origine non assegna al figlio la cittadinanza; i nati in Spagna la cui filiazione non risulti accertata. Nel caso in cui la filiazione o la nascita in Spagna siano accertate dopo il compimento del diciottesimo anno di età, l’interessato non acquista automaticamente la cittadinanza spagnola d’origine, ma ha due anni di tempo per richiederla. Per la cittadinanza per residenza, invece, servono 10 anni di permanenza legale sul territorio. Fanno eccezione i rifugiati (5 anni di residenza) e le persone originari di paesi con cui la Spagna ha avuto rapporti coloniali come Andorra, Guinea equatoriale, Filippine e Portogallo (due anni di residenza).

La cittadinanza in Olanda 

La legge sulla cittadinanza olandese (Rijkswet op het Nederlanderschap) è del 1984 e prevede che si possa acquisire la cittadinanza per nascita (o riconoscimento), naturalizzazione e opzione. Ad oggi, quindi, i nati prima del 1° gennaio 1985 sono considerati cittadini olandesi per legge se nati da un padre cittadino olandese, se ad essere olandese è la madre, invece, la cittadinanza si considera per opzione. Dopo quella data la distinzione decade: sono cittadini olandesi i figli di almeno un cittadino olandese. Stesso vale per i minori adottati. Inoltre, può chiedere la cittadinanza per  naturalizzazione lo straniero che abbia compiuto diciotto anni e abbia risieduto ininterrottamente negli ultimi cinque anni con un regolare permesso di soggiorno. 

La cittadinanza nel Regno Unito

Anche in Gran Bretagna non esiste uno ius soli puro ma è condizionato dal fatto che il bambino nato debba avere almeno un genitore già in possesso della cittadinanza britannica. In generale, la persona nata (o adottata) nel Regno Unito acquista la cittadinanza (attraverso l'apposita "registration") se uno dei genitori sia già cittadino britannico al momento della nascita; oppure se uno dei genitori, cittadino non britannico, si sia stabilito nel Regno Unito (“settled”), o vi risieda a tempo indeterminato e senza limiti temporali previsti dalla legislazione in materia di immigrazione. I figli degli stranieri possono richiedere il riconoscimento della cittadinanza se uno dei genitori diventa cittadino britannico, si stabilisce regolarmente nel Regno Unito (la richiesta deve essere fatta entro i 18 anni di età) o se il genitore ha vissuto per dieci anni nel Regno Unito (senza interruzioni superiori a 90 giorni). Per la naturalizzazione il richiedente deve dimostrare di essersi stabilito nel Regno Unito da almeno un anno e di avervi vissuto regolarmente per i cinque anni precedenti senza rilevanti interruzioni (per non più di 450 giorni nel quinquennio e di 90 giorni nell’anno precedente la domanda). Dal 2005, inoltre, è stato gradualmente introdotto per gli aspiranti cittadini l’obbligo di sottoporsi a due prove, per verificare la loro sufficiente conoscenza della lingua inglese, gallese o gaelica scozzese (livello Entry 3 dell’English for Speakers of Other Languages - ESOL), e il possesso di nozioni sulla vita nel Regno Unito (Life in the UK Test). 

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)