Lavoratori domestici, “circa 2 milioni ma meno della metà in regola”

I dati del Rapporto annuale dell’Osservatorio Domina. “Il settore domestico è nettamente al comando della triste classifica dei settori per tasso di irregolarità (52,3%), contro una media nazionale del 12,0%”. Le lavoratrici donne straniere sono il gruppo più numeroso

Lavoratori domestici, “circa 2 milioni ma meno della metà in regola”

È stato presentato oggi a Roma, nella sede del Senato di Pazzo Giustiniani, il 4° Rapporto annuale sul Lavoro Domestico 2022, realizzato dall’Osservatorio sul Lavoro Domestico, istituito nel 2019 da “Domina”, Associazione Nazionale Famiglie Datori di lavoro Domestico.

Riferendosi ai dati 2021 e del primo semestre 2022, il Rapporto conferma come lo scorso anno abbia visto una “stabilizzazione nel settore del lavoro domestico. Il numero di lavoratori domestici regolarmente assunti è ulteriormente aumentato, avvicinandosi alla soglia del milione di unità. Aumentano peraltro anche i datori di lavoro, portando a quasi due milioni il numero di persone coinvolte nei rapporti di lavoro in regola”. Tuttavia i curatori del Rapporto evidenziano come “il settore domestico sia nettamente al comando della triste classifica dei settori per tasso di irregolarità (52,3%), contro una media nazionale del 12,0%. Sebbene la componente irregolare sia calata nel 2020 proprio grazie alle misure messe in atto a fronte della pandemia, il fenomeno rimane molto diffuso. I lavoratori domestici totali sono circa 2 milioni, di cui meno della metà in regola. Considerando anche i datori di lavoro, si può stimare che il settore comprenda oltre 4 milioni di soggetti”.

Il Rapporto analizza inoltre, come nelle precedenti edizioni, gli aspetti quantitativi di questo ambito lavorativo, sia dal punto di vista dei lavoratori che da quello delle famiglie. “Secondo gli ultimi dati INPS disponibili (2021) – si legge nel testo -, i lavoratori domestici sono oltre 960 mila, in ulteriore aumento rispetto all’anno precedente (e addirittura +12% rispetto al 2019). Si tratta di un settore caratterizzato da una forte presenza straniera (70% del totale), soprattutto dell’Est Europa, e da una prevalenza femminile (85%), anche se negli ultimi anni si è registrato un aumento sia degli uomini che della componente italiana”. In particolare “le lavoratrici donne straniere sono il gruppo più numeroso e rappresentano il 57,5% del totale. Le donne italiane sono comunque oltre un quarto del totale (27,4%). Il 12,4% dei domestici è rappresentato da uomini stranieri, mentre gli uomini italiani rappresentano il 2,6%”.

Come nelle ultime due edizioni, il Rapporto contiene anche l’analisi della banca dati fornita in esclusiva dall’INPS a DOMINA. In questo modo è stato possibile analizzare in modo puntuale i dati sui datori di lavoro, che nel 2021 superano quota 1 milione (108 ogni 100 lavoratori). Il numero di datori di lavoro domestico è cresciuto del +4,4% rispetto al 2020 e del +13,3% rispetto al 2019. “Questa tendenza – spiegano i ricercatori - è addirittura superiore rispetto a quella registrata dai lavoratori domestici (+1,9% dal 2020 e +12,0% dal 2019). Tra i datori di lavoro, oltre un terzo si concentra in Lombardia e nel Lazio (complessivamente il 34,7%). La componente femminile è mediamente del 56%, mentre quella straniera al 7% (2% Ue e 5% non Ue). Nell’ultimo anno, in tutte le regioni italiane si è registrato un aumento del numero di datori di lavoro domestico. L’incremento varia dallo 0,4% di Umbria e Valle d’Aosta al +13,3% della Puglia”.

Rispetto all’impatto del lavoro domestico sul sistema di welfare in Italia, il Rapporto sottolinea come “la spesa delle famiglie italiane per il lavoro domestico è in progressiva crescita negli ultimi anni: considerando solo la componente regolare (ovvero la somma tra retribuzione dei lavoratori domestici, TFR e contributi versati), il valore è passato da 7,2 miliardi (2017) a 8,1 miliardi (2021), con un aumento dell’8,4% solo nell’ultimo anno. Grazie all’impegno delle famiglie, il settore ha contribuito nel 2021 alla creazione di 17,6 miliardi di Valore Aggiunto, pari all’1,1% del PIL nazionale. Ciò ha determinato un risparmio di 10,1 miliardi per le casse dello Stato (0,6% del PIL), ovvero l’importo di cui lo Stato dovrebbe farsi carico se gli anziani accuditi in casa venissero ricoverati in struttura”. Nel Rapporto è presente infine una panoramica specifica delle diverse realtà italiane e dei principali strumenti di sostegno alle famiglie (norme locali, progetti pilota, forme di indennità).

Già annunciata la presentazione del 5° Rapporto, che avverrà in concomitanza di “Vesta”, il primo Forum nazionale dedicato al lavoro domestico, servizi alla casa e alla persona, in programma il 19 gennaio 2024 a Roma. 

Francesco Spagnolo

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)