Le infrastrutture che non ci sono. Nessuno installa un impianto produttivo laddove vi si arriva a dorso di mulo

La logistica è il sistema arterioso dell’economia mondiale; questa passa attraverso infrastrutture fisiche costose e complesse, ma vitali

Le infrastrutture che non ci sono. Nessuno installa un impianto produttivo laddove vi si arriva a dorso di mulo

A volte dimentichiamo che l’Italia sta al di qua delle Alpi, la più imponente catena montuosa europea. Che siamo collegati con il resto del continente tramite arditi tunnel e alti passi. Che la quasi totalità delle merci viaggia su camion o treno, pure quelle giunte qui via nave o che sulle navi partono.

Insomma: bastano dei lavori di sistemazione del tunnel sotto il monte Bianco – obbligatori, l’opera ha la sua età – per mandare in tilt la circolazione dei tir; bastano gli ostacoli frapposti dai tirolesi austriaci, per costringere migliaia di camion ad estenuanti e lunghissime file al Brennero. Una situazione che ci costringe a non dimenticare un fatto: la logistica è il sistema arterioso dell’economia mondiale; questa passa attraverso infrastrutture fisiche costose e complesse. Ma vitali.

Per carità, non stiamo dormendo. A Genova si sta realizzando uno sviluppo del porto assai imponente, anche se poi il problema si sposta letteralmente a monte, dove da tempo servono opere stradali che velocizzino il traffico verso nord ed evitino di soffocare la città. Trieste sta potenziando il retro-porto, nel frattempo il Nordest ha fatto partire un collegamento ferroviario diretto tra il Friuli (Cervignano) e la serba Belgrado.

Sotto il passo del Brennero sta avanzando la costruzione del gigantesco tunnel ferroviario – oltre 50 km! – che nella parte italiana è in fase avanzata e casomai incontra ritardi dall’altra parte. Si ridurranno le pendenze permettendo il passaggio di treni merci lunghi fino a un km ad una maggiore velocità, allestiti all’Interporto di Verona. Faticosamente sta avanzando pure l’alta velocità ferroviaria in Pianura Padana, ora alle porte della città scaligera e poi in avanzamento verso Padova. La Svizzera ha realizzato arditi tunnel per un migliore collegamento tra il Sud Europa (Lombardia) e il Nord attraverso il suo territorio. In Veneto si è realizzata un’autostrada che costeggia l’operosa Pedemontana e si accrescono le corsie nelle altre arterie autostradali.

Insomma più di una cosa si muove. Al Nord però, che è la parte più dinamica del Paese, ma è appunto solo una parte. Tutto si complica e si rarefà scendendo di latitudine. L’alta velocità ferroviaria arranca tra Salerno e Bari, laddove si è scelto questo lungo giro perché l’intasata dorsale adriatica è assai problematica: lo è già ora, con tempi ferroviari penalizzanti e penalizzati da una linea obsoleta. Comunque a Salerno e a Bari finisce quasi tutto.

Il Mezzogiorno più profondo rimane scomodo e lontano; la Sicilia ha una rete ferroviaria che non conosce modernità e aeroporti penalizzanti; Sardegna non pervenuta; l’ultimo avamposto infrastrutturale di una certa importanza è il porto di Gioia Tauro; il ponte sullo Stretto farebbe maledettamente comodo se ci fosse già. Ma oggi, costando una follia…

E qui si ripropone l’immagine del gatto che insegue la sua coda: non si fanno infrastrutture laddove latita un’economia avanzata; non c’è sviluppo economico perché mancano le infrastrutture. Ma è certo che nessuno installa un impianto produttivo laddove vi si arriva a dorso di mulo.

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Fonte: Sir