Le ricette che ricostruiscono le vite interrotte dalla migrazione

Corsi di cucina tenuti da chef richiedenti asilo o rifugiati. Un modo per superare le barriere che impediscono loro di lavorare e integrarsi. Succede a Londra grazie a Migrateful. La fondatrice: “Il cambiamento c'è anche per i partecipanti: si abbattono pregiudizi e stereotipi”

Le ricette che ricostruiscono le vite interrotte dalla migrazione

Betty è arrivata a Londra dalla Nigeria quando aveva soltanto 16 anni, da sola. Ha dovuto crescere in fretta, imparare a muoversi in un Paese nuovo, dove le persone la guardavano in modo diverso. “Mi sono sentita sola, mi mancava la mia famiglia, ma non mi considero una vittima, mi sento una sopravvissuta”, dice. Il cibo l'ha aiutata. “Mi piace cucinare e mangiare bene – racconta – e mi piace che gli altri apprezzino la mia cucina. È come una terapia per me”. Oggi Betty è una delle chef di Migrateful (nome nato dall'unione delle parole “migrant” e “grateful” ovvero “migrante” e “gratitudine”).

Il progetto è nato nel 2017 per sostenere il percorso di migrazione di richiedenti asilo e rifugiati che faticano a trovare lavoro a causa di barriere linguistiche, legali e sociali. L'idea è nata da una discussione tra la fondatrice Jess Thompson e un gruppo di donne rifugiate durante una lezione di inglese: a causa delle difficoltà linguistiche e del fatto che le loro qualifiche non erano riconosciute nel Regno Unito, quelle donne erano disoccupate. “Ho chiesto loro di portare una ricetta del loro Paese come modo per praticare un po' di vocabolario inglese. Erano felicissime di parlarmi dei loro piatti preferiti e mi dicevano 'vieni a casa mia, ti insegno a cucinarli' - racconta Thompson, per due anni e mezzo in prima linea a Ceuta in Marocco e nei campi profughi in Francia per aiutare migranti e richiedenti asilo - È stato allora che ho pensato che quelle competenze potevano diventare un lavoro”.

In tre anni Migrateful ha organizzato 800 corsi di cucina con 8 mila partecipanti tenuti da 45 chef provenienti da oltre 20 Paesi diversi: in 6 hanno avviato progetti di catering in proprio.

Oltre a Londra, oggi è attivo anche a Bristol e nel Kent. E non si è fermato nemmeno durante il lockdown: i corsi si sono trasferiti online grazie alla piattaforma Zoom raggiungendo così un pubblico internazionale e sono nati i Distanced Dinner Party: chi è a Londra può ordinare la cena che sarà cucinata da uno dei cuochi di Migrateful e gli sarà recapitata a casa.

La teoria del cambiamento di Migrateful

“I rifugiati sono così normali, così gentili e carini”. È uno dei commenti dei partecipanti ai corsi di cucina di Migrateful. “Si tratta di un commento molto stupido – dice Jess Thompson – ma è anche potente perché rivela il potenziale di questi corsi: cambiare la prospettiva e modificare la percezione che le persone hanno dei migranti e dei richiedenti asilo”. È la “Migrateful's theory of change”, la teoria del cambiamento di Migrateful: per migranti, richiedenti asilo e rifugiati, i corsi di cucina sono un contesto ideale per imparare meglio la lingua, sentirsi parte di una comunità, aumentare la fiducia nelle proprie capacità, ottenere opportunità di lavoro e interagire con altre persone. “La situazione giuridica dei richiedenti asilo rende difficile la ricerca di lavoro, spesso queste persone non conoscono bene la lingua e quando arrivano in questo Paese sono da sole senza una rete sociale – spiega Thompson – A Migrateful cerchiamo di sostenerle in modi diversi per favorire il loro benessere, l'occupazione e l'integrazione. Diamo loro una fonte di guadagno e l'opportunità di celebrare la loro cultura”. L'obiettivo è di dare loro solide basi per trovare un lavoro stabile in futuro, riducendo l'isolamento e aumentando il loro benessere.

Il cambiamento riguarda anche chi sta dall'altra parte del tavolo da cucina, le persone che seguono i corsi. “I migranti sono spesso percepiti in modo negativo da una parte della società britannica e i corsi di cucina creano le condizioni ideali per sfidare gli stereotipi, aumentare la consapevolezza sulle difficoltà affrontate dai migranti e promuovere un cambiamento culturale – dice Thompson – A lungo termine questo porterà a diminuire i pregiudizi nella società, creando un ambiente più accogliente e meno divisivo”.

“Qui non siamo rifugiati o richiedenti asilo, ma persone”

A parlare è Noor: originaria di Lahore, in Pakistan, è a Londra da ormai tre anni e sta ancora aspettando che la sua richiesta di asilo venga accettata. Nel frattempo sta lavorando a Migrateful, tiene corsi di cucina in cui insegna i piatti tradizionali del suo Paese.

Anastasia arriva dall'Ucraina, Paese da cui è scappata quando è scoppiato il conflitto con la Russia. Nel 1999 si è stabilita a Londra, una città che “tende a isolare le persone e in cui chi arriva dall'Europa dell'Est non è ben visto”. Grazie a Migrateful Anastasia ha incontrato persone con una mentalità aperta, che condividono i suoi valori. “Sono felice di parlare della mia cultura a chi partecipa ai miei corsi, mi fa sentire libera – dice – Posso essere me stessa e riappropriarmi della mia identità. Qui mi sento qualcuno”.

Per Elahe, iraniana, la barriera più grande è stata quella linguistica. Ha conosciuto Migrateful grazie alla figlia e da allora cucina, come faceva a casa sua, in Iran, insieme alla nonna. “Ho più fiducia in me stessa ora e ho degli amici. Mi sento parte di una famiglia, che è quella che ci manca qui nel Regno Unito”.

Majeda è siriana. Nel suo Paese lavorava come terapista occupazionale ma quando è scoppiata la guerra nel 2011 è diventata un'attivista per i diritti umani ed è stata imprigionata dal regime per il suo impegno. Poi è fuggita e ora vive come rifugiata nel Regno Unito, dal 2017 è riuscita a far arrivare anche i suoi figli. “Ora continuo la mia campagna in esilio attraverso il cibo – dice – chi frequenta i miei corsi esce con una maggiore consapevolezza sulla situazione siriana e deliziato dalla mia cucina”. Oggi ha un suo servizio di catering: The Syrian Sunflower.

Condividere il cibo ed essere se stessi

Per Betty sono queste le cose più importanti di Migrateful. “In Nigeria celebriamo ogni occasione con il cibo, è una parte molto importante della nostra cultura – dice – In famiglia si cucina insieme e le ricette vengono tramandate di generazione in generazione. Non pensavo che sarei stata capace di cucinare di fronte a persone diverse dai miei familiari. Ma è molto gratificante. E poi ho incontrato altri cuochi che sono in situazioni simili alla mia e che stanno affrontando le mie stesse difficoltà nel percorso di migrazione. Qui posso essere me stessa”. 

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)