Le sfide dell’agricoltura globale. Quanto accaduto in pochi giorni nel Mar Rosso dice tutto sulla delicatezza del comparto

L’agricoltura e l’agroalimentare sono tutt’altro che avulsi da quanto accade in giro per il mondo

Le sfide dell’agricoltura globale. Quanto accaduto in pochi giorni nel Mar Rosso dice tutto sulla delicatezza del comparto

Quanto sta avvenendo in Mar Rosso indica ancora una volta come l’agricoltura e l’agroalimentare siano comparti globalizzati e, di fatto, per molti versi indifesi nei confronti non solo del clima ma anche dei grandi accadimenti internazionali. Altro che settori ancorati al passato, bucolici e un po’ romantici, quelli agricoli sono a pieno titolo inseriti non solo nei grandi mercati mondiali ma nelle politiche dei grandi blocchi di cui subiscono tutte le ripercussioni. La situazione di rischio per l’ortofrutta, e più in generale per le esportazioni agroalimentari italiane, a seguito degli eventi scatenatisi dagli attacchi dei ribelli Houthi dello Yemen alle navi che dal Canale di Suez arrivano in Mar Rosso, non è che l’ultimo esempio di cosa può accadere.

Stando alle analisi di Fruitimprese – una delle più rappresentative realtà di produzione e commercializzazione dell’ortofrutta italiana -, a rischio o comunque in difficoltà vi sarebbero vendite per centinaia di milioni di euro: tutto da un giorno all’altro.

Le esportazioni italiane interessate – ha spiegato in una nota il Corriere Ortofrutticolo, testata di riferimento per il settore, riportando i dati Fruitimprese –  per quanto riguarda il Medio Oriente valgono circa 350mila tonnellate di ortofrutta, per un valore di 400 milioni di euro. Il prodotto principale è la mela, inviata in particolare verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi. In India e Sud Est Asiatico arrivano, invece, 120mila tonnellate di frutta e verdura italiane per circa 100 milioni di euro a valore (mele e kiwi in particolare). “Potenzialmente – viene spiegato – il danno arriverebbe a 500 milioni di euro, a cui si devono aggiungere le ripercussioni causata da 150mila tonnellate di prodotto di altri Paesi europei che rimarranno sul mercato”. Un mercato che, oltre tutto, potrebbe essere soffocato anche dalle produzioni di due temibili concorrenti come Turchia ed Egitto, specialmente con gli agrumi.

E, a completare il quadro, vi sono anche le preoccupazioni per il vino. Coldiretti, infatti, in una nota spiega come le vendite di vini italiani solamente in Cina valgano 112 milioni di euro: un mercato importante ormai per i produttori dello Stivale, che contende il primato a quello USA, e che adesso potrebbe rapidamente andare in crisi. Anzi, i coltivatori diretti aggiungono come a rischio vi siano tutte le esportazioni agroalimentari in Cina che, da sole, valgono 570 milioni di euro.

Un disastro, insomma, al quale non vi sarebbe un rimedio risolutivo: la via del Canale di Suez e quindi del Mar Rosso, è infatti l’unica praticabile con efficienza. Spiega da a questo punto di vista Coldiretti: “L’allungamento delle rotte marittime tra Oriente e Occidente, costrette ad evitare il Canale di Suez a causa dei ripetuti attacchi terroristici hanno portato ad aumenti vertiginosi del costo dei trasporti marittimi che arrivano fino a raddoppiare ma aumentano di circa due settimane anche i tempi di percorrenza”.

Certo, buona parte dei problemi che rapidamente si sono creati tra il Canale e il Mar Rosso potrebbe risolversi in breve tempo così come si è generata, ma rimane il dato di fondo: l’agricoltura e l’agroalimentare sono tutt’altro che avulsi da quanto accade in giro per il mondo. Qualche mese fa se ne avuto prova con il mercato dei cereali sconvolto dagli effetti (veri oppure creati ad arte poco importa) della guerra Russia-Ucraina, oggi sono bastate tensioni circoscritte in un’area tutto sommato limitata del globo ma strategicamente cruciale per mettere in allarme un comparto da centinaia di milioni di euro di valore solo per l’Italia. Agricoltura globale, appunto.

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Fonte: Sir